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Iraq: dati finali, a sciiti e curdi due terzi dei seggi

L'alleanza sciita ha vinto ma senza ottenere la maggioranza assoluta: per governare il paese sarà necessaria una coalizione.

di Chiara Brusini

Le elezioni legislative irachene del 15 dicembre scorso hanno dato una vittoria di vantaggio consistente alla coalizione sciita dell’ Alleanza Irachena Unita, guidata da Abdul Haziz Al Hakim, con 128 seggi, ma non tale da garantirle una maggioranza in parlamento, il cui quorum e’ previsto con 138 seggi. Come era previsto, al secondo posto si e’ collocata la coalizione curda, composta dal Partito Democratico del Kurdistan (Pdk) di Massud Barzani e dall’ Unione Patriottica curda (Puk) guidata dal presidente iracheno pro-tempore, Jalal Talabani. Per il popolo curdo altri cinque seggi sono andati all’ Unione Islamica del Kurdistan. Segue poi il gruppo sunnita del Fronte per l’ Accordo Iracheno, guidato da Adnan Al Dulaimy (ne fanno parte il Partito Islamico Iracheno, il Congresso del Popolo e parte del Consiglio Nazionale per il Dialogo), che ha raccolto 44 seggi. Ad essi si possono aggiungere gli 11 seggi del Fronte Nazionale del Dialogo, sempre sunnita, di Salih Al Mutlaq. Altri 25 seggi sono stati assegnati alla Lista Irachena Nazionale, dell’ ex premier sciita Iyad Allawi, che tuttavia ha raccolto non soltanto sciiti ma anche sunniti, i democratici indipendenti di Adnan Pachachi e gruppi di natura tribale. Sin dal giorno delle elezioni i sunniti – minoranza numerica nel paese, che pero’ aveva dominato durante il regime di Saddam Hussein – avevano ripetutamente denunciato brogli e irregolarita’, solo in parte confermati dalla commissione internazionale di controllo che ha reso noto ieri il suo rapporto. L’organismo ha confermato l’ esistenza di violazioni, ma ha negato che siano state in misura tale da dove far ripetere le elezioni, come pure era stato richiesto, o da prendere provvedimenti punitivi nei confronti di coloro che se ne sono resi responsabili. Le forze politiche hanno ora a disposizione due giorni per proporre ricorsi contro le decisioni della Commissione Elettorale, che ha reso noti oggi i risultati.


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