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Iraq: Cina apre a risoluzione Onu voluta da Usa-Gb

''Se viene presentata questa bozza di risoluzione, saremo disposti a prenderla in considerazione'', ha dichiarato la portavoce del ministero degli esteri cinese, Zhang Qiyue

di Paolo Manzo

Virata di Pechino sull’Iraq. La Cina, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con potere di veto, non sembra più opporsi con forza alla risoluzione che sarà presentata la prossima settimana dagli Stati Uniti, forse insieme alla Gran Bretagna. Un testo lungo e dettagliato nell’elenco delle violazioni delle precedenti dichiarazioni del Palazzo di Vetro da parte dell’Iraq in cui si preannunciano conseguenze per il regime di Baghdad qualora l’Iraq non rispetti i suoi obblighi. Un testo che l’intervento di Londra ha ammorbidito nel linguaggio, ”forte ma ragionevole” come precisano fonti di Downing Street, lascia all’Iraq la possibilità di evitare un intervento, ammettendo di fatto gli ispettori. Nel frattempo dovrebbe iniziare in queste ore la missione a Parigi e Londra del sottosegretario di Stato americano per gli affari politici, Marc Grossman, accompagnato da un diplomatico britannico, per cercare di convincere gli altri due membri permanenti del Consiglio di sicurezza, finora decisamente scettici, a votare la risoluzione. ”Se viene presentata questa bozza di risoluzione, saremo disposti a prenderla in considerazione” -ha dichiarato la portavoce del ministero degli esteri cinese, Zhang Qiyue. Questa apertura è stata accompagnata ieri da un editoriale pubblicato sul quotidiano in lingua inglese ”China Daily”, in cui si sollecitava, con toni inusualmente duri, l’Iraq a rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. ”E’ questa l’ultima possibilità che Saddam Hussein ha per sottrarre agli Stati Uniti la ragione del diritto”. Non si tratta ancora di una dichiarazione di voto favorevole, o comunque della rinuncia a esercitare il potere di veto, ma di certo gli ultimi sviluppi indicano un cambiamento di politica di Pechino, fino a ieri schierata contro l’unilateralismo degli Stati Uniti, sull’Iraq.


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