Mondo

Iraq, Cardini: “guerra decisa prima dell’11/9”

"Determinata da ragioni sia interne sia esterne", l'analisi dello storico "di area afferente alla destra"

di Redazione

”La guerra all’Iraq ci sarebbe stata comunque: era gia’ decisa per ragioni sia interne sia esterne agli Usa”. Se ne dice convinto, in un articolo scritto per ‘Rinascita’, il settimanale del Pdci, lo storico Franco Cardini, che si autodefinisce ”di un’area afferente la destra”. Per il docente dell’universita’ di Firenze, ”le ragioni della seconda guerra irachena appaiono chiare: erano gia’ esposte, fin dal 1997, nei documenti prodotti dal ‘Project for New America Century’, l’autorevole centro di ricerche no profit sostenuto dal vicepresidente Usa Dick Cheney, allora dirigente della Halliburton, e del quale facevano parte le personalita’ piu’ in vista del ‘think tank’ afferente al gruppo neoconservatore: Wolfowitz, Perle, Rumsfeld, Bolton, Armitage e altri”. Spiega Cardini: ”Non si trattava solo del controllo dell’area petrolifera irachena, bensi’ soprattutto di un territorio nevralgico tra Golfo persico a Asia centrale, importante per la nuova politica d’intervento diretto, volto a tutelare direttamente, anche attraverso guerre ‘unilaterali’ e ‘preventive’, la sicurezza e gli interessi statunitensi in tutto il mondo. Il teorema neoconservatore -prosegue l’analisi di Cardini- trovo’ nel tragico episodio dell’11 settembre 2001 l’occasione per entrare nella fase dell’attuazione pratica”. Cosi’, ”la macchina della ‘guerra preventiva’ era gia’ partita da molte settimane, il dispositivo rinforzato sul Golfo costava migliaia e migliaia di dollari, le industrie belliche lavoravano gia’ da mesi a pieno ritmo, ci si era gia’ cominciati a spartire perfino la torta della ricostruzione dell’Iraq -sostiene Cardini- Era gia’ pronto anche un governo per il post-Saddam: militari statunitensi e antisaddamisti facenti capo all’Iraqi National Congress esule negli Usa e costituito di elementi dei quali l’amministrazione Bush sa o ritiene di potersi fidare”. Cardini ricorda che ”contro l’aggressione angloamericana all’Iraq ci siamo fin dall’inizio espressi, con estrema decisione, in molti: cattolici (a cominciare dal Santo Padre) e laici, gente di sinistra ma anche di centro e di destra. Preoccupa -osserva lo storico- lo squilibrio obiettivamente esistente tra una classe politica avallatrice del conflitto con un apparato massmediale che largamente l’affianca, e un’opinione pubblica che appare tanto evidentemente e decisamente contraria”.


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