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Iraq: Bush presenta il conto, 75 mld di dollari

Per le prime spese della campagna in Iraq...se dura un mese

di Redazione

Un bilancio di guerra supplettivo da 74,7 miliardi di dollari per finanziare l’intervento militare in Iraq, garantire aiuti umanitari al Paese e venire incontro alle esigenze di nazioni alleate nel Medioriente. Senza dimenticare, poi, il rafforzamento della sicurezza interna e la lotta al terrorismo. E’ un conto pesante quello che il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, presenta al Congresso americano, chiamato ad approvare questo pacchetto economico suppletivo legato direttamente all’avvio dell’operazione Liberta’ per l’Iraq. Un conto, per la cui approvazione, l’inquilino della Casa Bianca – parlando dal Pentagono – ha invitato i parlamentari ad agire ”in modo rapido”, in modo da rispettare tutte le priorita’ fissate dalla campagna nel Golfo Persico: destituire il governo di Saddam Hussein; aiutare le popolazione civile; stabilizzare la regione; non abbassare la guardia nella battaglia contro il terrore. Sui 74,7 miliardi di dollari richiesti al Congresso da parte dell’Amministrazione, ben 62,6 saranno diretti a finanziare le operazioni militari in terra irachena. La cifra e’ una stima dei costi stabiliti per un mese di guerra combattuta sul campo – come quella iniziata la settimana scorsa – e per sei mesi complessivi di impegno militare. In base a calcoli stilati dall’Amministrazione americana un solo giorno di guerra combattuta costa, in media, 300 milioni di dollari: quattro volte di piu’ di quello che l’Iraq spende globalmente per tutte le esigenze della propria popolazione di 25 milioni di persone La cifra giornaliera, tuttavia, va assunta con il beneficio di inventario: le fasi di scontro sono le piu’ costose in assoluto e quelle prima e dopo la guerra sono piu’ costose di quelle di controllo del territorio nel dopoguerra. Accanto al danaro da utilizzare per l’intervento bellico, la Casa Bianca ha stimato circa 2,4 miliardi di dollari al fine di assicurare – come riferito al Pentagono dal presidente Bush – ”fondi per il sostegno e la ricostruzione in un Iraq libero”, oltre a quelli per aiutare i Paesi alleati nell’area – come Israele, Giordania e Turchia – ”a ridurre gli oneri sostenuti per supportare i nostri sforzi”. Nel bilancio supplettivo, un miliardo di dollari dovrebbe finire ad Ankara – cui l’Amministrazione americana ha offerto un prestito da 8,5 miliardi di dollari che potrebbe essere spiccato entro il 30 settembre 2005 -; un altro miliardo ad Israele (oltre alla possibilita’ di un prestito da 9 miliardi di dollari) e 1,1 miliardi di dollari alla Giordania (oltre alla possibilita’ di un prestito da due miliardi di dollari). Sul versante della sicurezza interna, il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale ricevera’ 4,2 miliardi di dollari al fine di ”affrontare questo periodo di incertezza”. La richiesta di 74,7 miliardi di dollari come supplemento al bilancio, potrebbe anche non essere sufficiente, in caso di un conflitto nel Golfo destinato a protrarsi per lungo tempo. Lo stesso presidente Bush ha infatti sottolineato come sia ”impossibile prevedere la durata di questa guerra”. La strada verso l’accoglimento della richiesta presidenziale, infine, potrebbe non essere totalmente pianeggiante. Lo scorso venerdi’, il Senato ha deciso di decurtare – per il supporto alla guerra – ben 100 miliardi di dollari dal piano governativo di stimolo da 726 miliardi in 10 anni, basato su ingenti tagli alle tasse e primo impegno dell’esecutivo di Washington per il rilancio dell’economia statunitense.


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