Mondo

Iraq: Blair, un nodo da affrontare “prima, non dopo”

Un'azione militare contro l'Iraq e' per Blair ''l'ultima opzione'' ma il premier britannico non ha dubbi sul fatto che il problema posto dalla minaccia delle armi di distruzione di massa di Sa

di Redazione

Un’azione militare contro l’Iraq e’ per Tony Blair ”l’ultima opzione” ma il premier britannico non ha dubbi sul fatto che il problema posto dalla minaccia delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein vada risolto. Meglio se sulla base di un ”largo supporto internazionale”, ma con l’attenzione che non ci sia qualcuno che vuole ”chiudere un occhio”. ”L’11 settembre ci ha insegnato che e’ meglio affrontare queste situazioni prima e non dopo”, ha detto Blair in una conferenza stampa durata oltre un’ora e mezza, appena rientrato da Johannesburg, mostrandosi tanto disponibile alle risposte quanto deciso nella sostanza, e smentendo almeno in parte quanti pensavano che la ‘campagna d’agosto’ contro un intervento militare in Iraq e i risultati di alcuni sondaggi avessero messo in un angolo il primo ministro. Blair ha difeso a spada tratta la sua decisione di appoggiare gli Stati Uniti ed il presidente Bush. Il problema posto dall’Iraq, sostiene, riguarda tutti e non solo l’America. Gli attentati contro le Torri di New York e contro il Pentagono a Washington sono stati in realta’ attacchi contro il mondo civile, contro le democrazie. Per cui ” non e’ un problema solo degli Usa, ma del mondo intero” e l’America non deve affrontarlo ”da sola, ma dobbiamo farlo assieme”. Sul che cosa fare Blair non e’ stato preciso. Abbiamo deciso di decidere – ha detto in sostanza – ma non abbiamo ancora deciso cosa fare. Una cosa per il premier e’ certa: Saddam Hussein costituisce un pericolo vero, concreto per il Medio oriente e per tutto il mondo perche’ prosegue nei suoi sforzi di sviluppare le capacita’di costruire armi chimiche, biologiche e potenzialmente anche nucleari. E lasciarlo fare, senza almeno cercare di ostacolarlo, sarebbe ”irresponsabile”. Blair ha spiegato che l’opzione militare e’ diventata piu’ concreta da quando la politica di contenimento non funziona piu’, se non con drastico cambiamento nel modo in cui questo avviene; inoltre – ha aggiunto Blair- l’11 settembre ci ha insegnato che e’ meglio affrontare queste situazioni prima e non dopo. Soprattutto se si tratta di un paese come quello governato da Hussein che appena ha potuto ha sempre lanciato aggressioni. Blair ha assicurato che tutto sara’ fatto secondo le norme del diritto internazionale ed ha detto che se il regime di Saddam non vuole nuove sanzioni sa benissimo cosa deve fare, senza aprire nuove trattative o patteggiamenti perche’ esistono obblighi che impongono il permesso agli ispettori di tornare in Iraq e avviare verifiche ovunque e in qualsiasi condizione. Blair crede che i sondaggi che danno il 71% dei britannici contrari d un intervento a fianco degli Usa siano prematuri ma capisce che il problema esiste. Ha cosi’ annunciato che nelle prossime settimane il governo britannico pubblichera’ un dossier in modo che l’opinione pubblica si renda conto della minaccia costituita dal regime iracheno. ”In un primo momento volevo rendere pubblico il dossier solo dopo aver preso una decisione, ma penso che sia meglio pubblicarlo nelle prossime settimane” ha detto Blair nel corso della conferenza stampa tenuta nel suo collegio elettorale a Siedgefield. ”Molto lavoro e’ stato fatto – ha aggiunto- ed occorre ancora qualche controllo e verifica”. ”Credo – ha anche aggiunto – che la minaccia rappresentata dall’attuale regime iracheno sia concreta, credo sia nell’interesse nazionale della Gran Bretagna affrontarla, cosi’ come era nostro interesse nazionale affrontare il terrorismo internazionale dopo l’11 settembre, anche se l’attuale attivita’ terroristica ora si svolge a migliaia di miglia”.


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