Iraq, Blair e Bush due dottrine a confronto

In Iraq il britannico Tony Blair agisce sulla base di un’ampia visione del mondo, la ”Dottrina della comunita’ internazionale”, da lui delineata in un discorso a Chicago quattro anni fa. L’americano George Bush ha invece cercato di formare una coalizione per un problema specifico, come uno ”sceriffo” del West che deve catturare un cattivo fuggito nel deserto. Da questi due diversi approcci, scrive oggi il Washington Post, discendono le differenze fra i i due leader sul ruolo dell’Onu nel dopoguerra, il conflitto israelo palestinese, i rapporti con i leader internazionali ostili alla guerra. Blair e’ convinto che nel mondo post guerra fredda serva un nuovo ordine globale nel quale chi e’ responsabile di genocidio, terrorismo o abbia sviluppato armi di distruzione di massa debba essere affrontato nel nome della legge internazionale. Per questo ritiene che il mondo debba agire contro tiranni come Saddam Hussein che opprimono il proprio popolo e minacciano gli altri con armi di distruzione di massa. Di conseguenza Blair vuole che l’Onu e la comunita’ internazionale vengano ampiamenti coinvolti nella ricostruzione dell’ Iraq. ”Mentre molti nell’amministrazione Bush vedono la guerra come un esercizio unilaterale di potere militare a difesa della sicurezza e dei valori americani -e qualcuno celebra il fatto le Nazioni Unite siano un accigliato spettatore- Blair definisce la guerra nel quadro delle istituzioni internazionali e della comunita’ globale”, nota il Washington Post. ”Guerriero e internazionalista”, Blair appare una figura solitaria, ”troppo falco per le colombe”, ”troppo soft per sostenitori linea dura”. Ha mandato le sue truppe in Sierra Leone, Kossovo, Afghanistan e Iraq, ma lo ha sempre fatto con l’obiettivo di rafforzare e ripristinare l’ordine internazionale.