Welfare

Iraq: approvata dal Consiglio provvisorio la Costituzione

La Costituzione provvisoria irachena è stata firmata oggi dopo due rinvii dal Consiglio di governo transitorio. Una scheda

di Paul Ricard

La Costituzione provvisoria irachena, firmata oggi dopo due rinvii dal Consiglio di governo transitorio, rappresentera’ il riferimento giuridico dal prossimo primo luglio – ossia da quando il potere passera’ dagli americani agli iracheni – fino alle elezioni politiche che dovranno tenersi al piu’ tardi entro il gennaio del 2005. Ecco una scheda sui suoi contenuti: IL RUOLO DELL’ISLAM: l’islam sara’ la religione ufficiale dello Stato e rappresentera’ una fonte per la legislazione (ma non l’unica). Viene garantita la liberta’ totale per tutte le altre religioni, mentre non potranno esserci leggi contrarie all’islam, ma i principi religiosi non dovranno invalidare i diritti individuali o le regole della democrazia. Le correnti di tendenza integralista in seno al Consiglio di governo premevano per un testo ispirato esclusivamente all’islam. DIRITTI UMANI: saranno garantite le liberta’ fondamentali dei cittadini, in modo particolare la liberta’ di culto, di pensiero e di parola. L’arabo e il curdo saranno le due lingue ufficiali, ma le minoranze (assiro-caldei e turcomanni) potranno adoperare le loro lingue nelle scuole. FEDERALISMO: la struttura federale dell’Iraq – ambita soprattutto dai curdi, che dal 1991 gestiscono autonomamente il Nord-Est del Paese – è espressamente prevista dalla Costituzione transitoria. Il Kurdistan continuera’ ad essere amministrato dai curdi e la milizia locale dei peshmerga continuera’ a garantire la sicurezza fino a che un governo eletto decidera’ in merito all’ampiezza ed alle modalita’ dell’autonomia stessa. IL RUOLO DELLE DONNE: il testo pone come obiettivo il raggiungimento di una quota del 25% di rappresentanza femminile nella futura assemblea parlamentare. La legge fondamentale provvisoria vieta genericamente discriminazioni contro le donne ma, come ha denunciato l’organizzazione Human Rights Watch, non garantisce esplicitamente la parita’ tra uomini e donne in materia di divorzio e di eredita’.


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