Mondo

Iraq: Annan, non torniamo a Baghdad è troppo pericoloso

Il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan esclude il ritorno in Iraq dei funzionari dell'Onu nelle condizioni attuali: e' ''estremamente preoccupato'', perche manca la sicurezza

di Paul Ricard

Il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan esclude il ritorno in Iraq dei funzionari dell’Onu nelle condizioni attuali: e’ ”estremamente preoccupato”, perche manca la sicurezza, dice al Palazzo di Vetro di New York. Alla Casa Bianca, il presidente George W. Bush ostenta, invece, ottimismo: ”L’Iraq sara’ libero”, afferma. E insiste che c’erano ”relazioni” tra il regime di Saddam Hussein e la rete terroristica al Qaida di Osama bin Laden. Linguaggi ed atteggiamenti diversi, nonostante Bush ed Annan parlino entrambi dopo gli attentati di Baghdad, che hanno fatto decine di vittime, nella giornata piu’ cruenta del mese di giugno in Iraq. La cautela di Annan e’ uno smacco per Bush, perche’ la presenza dell’Onu e’ essenziale alla preparazione delle elezioni in Iraq nel gennaio 2005. Ma Annan va oltre: boccia l’idea di rinnovare l’esenzione per i cittadini americani dai ricorsi alla Corte penale internazionale. ”Visti gli abusi contro i prigionieri in Iraq – dice- sarebbe assolutamente fuori luogo spingere per un’esenzione del genere”. Un colpo in piu’ da incassare per l’Amministrazione Bush, dopo le smentite della stessa intelligence americana alla tesi – riconfermate- di connivenze tra Saddam e bin Laden. ANNAN, LE CIRCOSTANZE NON LO PERMETTONO – Annan parla avendo presente la risoluzione approvata la scorsa settimana, all’unanimita’, dal Consiglio di Sicurezza: ”Mi rallegro”, dice, che le 1546 indichi che il ritorno in Iraq dei funzionari dell’Onu avverra’ ‘se le circostanze lo permettono’. ”Oggi, le circostanze non lo permettono. Seguiamo la situazione con molta attenzione”. Gia ieri, Carina Perelli, la funzionaria dell’Onu che s’occupa della preparazione delle elezioni, aveva detto che la paura sara’ un fattore nel voto del gennaio 2005: ”La consultazione non funzionera’, se gli iracheni non avranno fiducia nel processo e non saranno convinti che il loro voto restera’ segreto”. La Perelli aveva aggiunto: ”Nel Paese, c’e’ una maggioranza silenziosa disposta a esprimersi se sara’ sicura di non patirne conseguenze”. Altrimenti, ”la gente non andra’ a votare: e’ chiaro come il sole”. A New York, non a Washington. Dal Pentagono, il segretario alla difesa americano Donald Rumsfeld sembra avere in mente un altro Paese, quando fa il suo briefing: ”Le forze di sicurezza irachene saranno presto in grado di assicurare la stabilita”’. Se le notizie da Baghdad sembrano smentirlo, Rumsfeld e’, pero’, rinfrancato dal giudizio del suo presidente: ”Il segretario alla difesa sta facendo un favoloso lavoro: non mi delude mai”. Annan deve ancora decidere chi sara’ il rappresentante dell’Onu in Iraq: una scelta delicata, e difficile, dopo l’uccisione, nell’agosto 2003, di Sergio Vieira de Mello, vittima di un attentato contro il quartier generale delle Nazioni Unite a Baghdad. Il consigliere speciale di Annan, Lakhdar Brahimi, reduce dalla missione di formare il governo iracheno ad interim, ha gia’ fatto sapere che non desiderava piu’ tornare a Baghdad: Brahimi, 70 anni, algerino, considera concluso il suo mandato.


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