Mondo

Iraq: accordo con nuovo governo per immunità a truppe Usa

L'amministrazione Usa ha raggiunto col nuovo governo iracheno un accordo per dare l'immunità da procedimenti della magistratura locali ai militari americani in Iraq.

di Paolo Manzo

”Il presidente vuole essere certo che i nostri soldati siano protetti”: cosi’ il portavoce della Casa Bianca Scott McClellan ha annunciato che l’amministrazione statunitense ha gia’ raggiunto con il nuovo governo iracheno un accordo di massima per concedere l’immunita’ da procedimenti della magistratura locali ai militari americani in Iraq. McClellan ha spiegato che i soldati statunitensi continueranno a rispondere alla magistratura americana – come sta avvenendo per i soldati accusati degli abusi ad Abu Ghraib – anche dopo il passaggio dei poteri il 30 giugno prossimo. Ed il portavoce di Bush non ha mancato di esprimere riserve sulla qualita’ delle garanzie giuridiche che potranno essere offerte dai tribunali del nuovo Iraq democratico: ”stiamo parlando di parti del mondo in cui il giusto processo puo’ essere non garantito”. L’annuncio dell’accordo arriva a meno di 24 ore dalla decisione della delegazione americana all’Onu di ritirare la mozione con cui si chiedeva al Consiglio di Sicurezza di rinnovare l’immunita’ concessa ai militari americani impegnati in operazioni all’estero dalla giurisdizione del Tribunale penale internazionale. Una decisione presa di fronte all’evidente difficolta’ per Washington – che anche gli altri anni ha dovuto penare per ottenere l’immunita’ arrivando anche a minacciare di ritirare tutte le sue truppe impegnate in missioni internazionali – di ottenere quest’anno i voti necessari, mentre sono ancora vive nella memoria le terribili immagini delle torture di Abu Ghraib. In effetti l’accordo per l’immunita’ alle truppe americane in Iraq era ampiamente atteso, mentre piu’ controversa e’ la questione dell’immunita’ per i civili che lavorano per la coalizione. In particolare per i 10mila body guard che formano un vero e proprio esercito privato a protezione delle ditte impegnate nella ricostruzione. Esponenti del nuovo governo, negli ultimi giorni, hanno espresso la loro intenzione di revocare l’ordine, il cosiddetto ”order 17”, con cui il governatore statunitense dell’Iraq, Paul Bremer, ha concesso ai ”contractors” l’immunita’ ”da ogni giurisdizione locale e da ogni forma di arresto e detenzione a parte di persone che non agiscano a nome dei loro stati di provenienza”. ”Se un iracheno innocente viene ucciso da una persona alle dipendenze di quelle imprese queste devono essere soggette alle nostre leggi, altrimenti la nostra nuova sovranita’ sara’ svuotata di ogni significato”, ha dichiarato recentemente Ibrahim Jaafari, uno dei due nuovi vicepresidenti iracheni. Nonostante questa esplicita richiesta di Baghdad, Washington si sta preparando a rinnovare l’ordine 17, secondo quanto rivela oggi il ”Washington Post”, continuando cosi’ a garantire – almeno per i prossimi sei-sette mesi, fino alle elezioni di gennaio – a tutti i civili che lavorano per la coalizione l’immunita’. La mossa, scrive il quotidiano americano, dovrebbe essere ”uno degli ultimi atti ufficiali di Bremer, poco prima di mettere ufficialmente fine l’occupazione la prossima settimana”. Un modo anche per togliere la patata bollente al premier Ayad Illawi che non si trovera’ cosi’ costretto a varare l’impopolare misure tra le prime decisioni del suo governo. Ma che potra’ far crescere l’impressione che quella che verra’ restituira mercoledi’ prossimo agli iracheni non sia una piena sovranita’.


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