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Iran, l’ora delle scelte

La crisi a Teheran e la smobilitazione americana dall'Iraq sulle prime pagine dei giornali in edicola oggi

di Maurizio Regosa

Il caos iraniano è ancora in prima pagina su quasi tutti i giornali. La Gran Bretagna, gli Usa e l’Unione Europea reagiscono all’arresto di otto impiegati dell’ambasciata inglese deciso da Teheran (alcuni poi sono stati rilasciati).


“Teheran, arresti in ambasciata”, titola in apertura il CORRIERE DELLA SERA. Retata nella sede dell’ambasciata britannica, arrestati otto impiegati. L’accusa è di «aver avuto un ruolo di rilievo nelle proteste». Proteste che malgrado i divieti sono proseguite anche ieri fra scontri, cariche delle polizia e lacrimogeni. La reazione dell’Europa: è l’ora di una risposta forte e collettiva. Londra: «È un abuso, liberateli». “Le ragazze di Teheran diventano un modello per le donne islamiche”, così Cecilia Focarete dà conto del dibattito che è partito nel fronte degli oppositori politici in molte realtà del mondo musulmano. “«Attaccano Londra per non spezzare il filo con Washington»”, sostiene il filosofo politico Michael Walzer: «La Gran Bretagna, simbolo del colonialismo, è un bersaglio più facile di un’America ora molto diversa da quella di Bush». Questo il capitolo Iran, che il CORRIERE sviluppa a pagina 5. Le pagine 2 e 3 invece trattano il ritiro dei soldati americani dalle città dell’Iraq. È il primo passo in vista del disimpegno totale previsto per il 2011. Spiega Caretto: «Domani il generale Ray Odierno ritirerà dalle città americane tutte le truppe da combattimento americane, lasciandovi soltanto 10mila istruttori e consiglieri e un numero imprecisato di uomini dei corpi speciali per la loro protezione». Il premier iracheno Maliki saluta la dipartita Usa come l’alba della nuova indipendenza, ma restano molti gli interrogativi sull’adeguatezza della preparazione delle forze armate irachene. «Secondo il New York Times l’incognita più seria è l’Iran. Il giornale ha riferito che Teheran prevede che in Iraq si formerà un vuoto di potere, e che lo riempiranno Al Qaeda e i baathisti. È uno dei motivi per cui la Casa Bianca ieri ha ribadito che Obama intende aprire un dialogo con l’Iran, il cui contributo alla stabilizzazione irachena sarebbe decisivo».


Ampio spazio anche su LA REPUBBLICA all’Iran: “Ahmadinejad sfida gli inglesi” è il titolo d’apertura. I servizi subito dopo: “Teheran attacca Londra blitz e arresti all’ambasciata”. Riferisce Enrico Franceschini: «un’intimidazione di questo genere è inaccettabile» ha detto il ministro inglese degli Esteri, David Miliband,; «l’idea che l’ambasciata britannica sia in qualche modo dietro le proteste che hanno avuto luogo nelle ultime settimane è completamente priva di fondamento» gli ha fatto eco il capo del Foreign Office. Anche i ministri degli Esteri della Ue hanno minacciato una «forte reazione collettiva». La detenzione del personale dell’ambasciata sarebbe il segnale che l’ala dura del regime non intende mollare. Sui rapporti fra Iran e Gran Bretagna insiste John Llojd, dalla prima a pagina 4: l’Iran se la prende con l’Inghilterra per non attaccare apertamente gli Stati Uniti, ma – sottolinea Llojd –  i contatti tra i due stati sono di lungo corso (secolari, fino alla decisione di gennaio scorso di aprire un servizio in lingua farsi della Bbc world, finanziato da un fondo del dipartimento britannico. Cosa che non è piaciuta a Teheran). In appoggio intervista a Gary Sick, membro del National Security Council durante la crisi del 1979: l’Occidente si muova il meno possibile «questo è uno scontro interno all’Iran: ogni parola di Obama, ogni presa di posizione delle cancellerie occidentale si trasforma in una scusa per chi vuole attaccare il movimento riformista. L’unica cosa che possiamo fare è richiamare l’Iran al rispetto delle convenzioni internazionali sui diritti umani e sulla libertà di espressione».


Anche LA STAMPA (che apre con “Teheran, schiaffo a Londra”) alla situazione iraniana dedica diversi articoli tra cui quello di Serge Michel. Il giornalista di Le Monde fa un ritratto di due fratelli che si trovano su sponde opposte. “Il Basiji che doveva bastonare suo fratello” Il primo, Sadjad, è un militante islamico, il secondo, Ehsan, un sostenitore di Mousavi. La vita dei due si è divisa all’età di otto anni: uno nella milizia islamica («organizzata un po’ come i boy scout, offre attività all’aria aperta ma anche addestramento militare e un solido indottrinamento, in modo da poter usare i suoi membri per reprimere le contestazioni al regime»); l’altro alla stessa età comincia a studiare musica. Il padre non sopporta Ahmadinejad ma fa «il possibile per rispettare» il figlio. Sul fronte diplomatico si segnala che l’Europa non chiude le porte al dialogo: «l’intesa – rivelano fonti diplomatiche italiane – è di esercitare “pressioni graduali e progressive” e di evitare “misure estreme”, considerata la delicatezza di un dossier che, oltre alla situazione interna, investe anche il programma nucleare», si legge in un articolo intitolato “«Rilasciateli subito» L’Europa è furibonda ma non vuole rompere”.


Sulla copertina de IL GIORNALE, l’editoriale di Fiamma Nirenstein che titola “Fin quando l’Occidente lo sopporterà ancora?” con la foto di Amahadinejad. Invita l’Europa a sostenere la protesta poiché «la stella polare della rivolta siamo noi, è il nostro mondo, è la libertà». Fausto Biloslavo anticipa i temi della riunione di oggi fra i ministri degli esteri con un’intervista a Javier Solana, ministro degli esteri della Ue che alla domanda “Non pensa che l’Europa avrebbe dovuto fare di più?” risponde «L’Europa ha fatto molto condannando quello che doveva andare condannato. Abbiamo cercato di dare il nostro supporto ma non possiamo fare di più. Ora dobbiamo monitorare  come si svilupperà la situazione». Sulle richieste di asilo in ambasciata Solana afferma «deciderà ogni singolo Paese»; sul nucleare, continua, «il dialogo non si deve fermare. Possibili nuovi negoziati ma dobbiamo aspettare che la situazione si stabilizzi». Dall’altra parte gli Stati Uniti d’America usano toni morbidi. IL GIORNALE pubblica le parole di Susan Rice che, respingendo le accuse di interferenze che il regime iraniano ha rivolto agli States, si mostra conciliante: «Manteniamo l’offerta fatta a Teheran due mesi fa di negoziare  sul loro programma  nucleare.  Relativamente alla vicenda  delle proteste in iraniana ha detto: «L’Iran si trova di fronte a un momento di forte cambiamento».



Inoltre sui giornali di oggi:


HONDURAS
LA REPUBBLICA – Due pagine per riferire golpe militare in Honduras. È stata la Corte suprema elettorale ad ordinare l’esilio del presidente Manuel Zelaya, che aveva deciso di indire un referendum per garantirsi un secondo mandato. Quasi tutte le capitali sudamericane hanno condannato il golpe. Duri anche Obama e Hillary Clinton. Il Parlamento ha accettato le dimissioni di Zelaya e nominato un nuovo presidente, Roberto Micheletti. In appoggio intervista a Zelaya: “Sono arrivati all’alba, erano armati ho dovuto seguirli o mi avrebbero ucciso”. «Questo è il complotto di una élite vorace che desidera conservare il mio paese isolato e nella povertà estrema. È un piccolo gruppo di persone che però ha il controllo del Parlamento, della politica e dell’economia», dice Zelaya (che smentisce di aver mai dato le dimissioni).

G8
IL GIORNALE: “I no global pronti all’attacco: ci vendicheremo di Genova”. Il titolo cita una frase lanciata on line dagli  organizzatori della protesta al G8. Fra gli altri slogan: “V strategy: viola, vendetta, vittoria”, “Il governo non vuole dare internet nelle tendopoli preferendo un controllo militaresco su corpi e menti dei terremotati». Tra i volti noti dei animatori dei cortei ricompaiono Caruso e don Vitaliano. Manifestazioni in tutta Italia dal 2 luglio, i  cortei più importanti  saranno il 7 luglio a Roma e il 10 luglio all’Aquila.

TERREMOTO
LA STAMPA – “Un flop il gioco per l’Abruzzo”, il Gratta Quiz lanciato per sostenere la ricostruzione in Abruzzo non va. Si accusano i tabaccai di non spingerlo perché la commissione è troppo bassa. Loro rispondono che «la gente non lo chiede». «Il presidente dei tabaccai, Giovanni Risso, fa sapere che non sono i suoi associati a non vendere il prodotto ma i giocatori a non acquistarlo: “temono che le vincite siano inferiori perché si tratta di un’iniziativa per l’Abruzzo”. Insomma gli appassionati dei “grattini” preferirebbero non dividere l’eventuale vincita con chi è in tenda da mesi. “Ma è anche vero che non è stata fatta un’adeguata pubblicità dell’iniziativa” (…) Tra qualche giorno sarà pronta una locandina che verrà affissa nelle tabaccherie per rassicurare i giocatori: il premio sarà tutto per loro».

ALITALIA
LA STAMPA – “Incubo Caselle Volano solo ritardi e disagi” è il titolo dell’inchiesta (pagine 12-13). Rinvii, cancellazioni e ore di attesa. Con la nuova Alitalia disservizi record. «”Cai: compagnia aerea inaffidabile”. È solo uno dei commenti ascoltati tra i passeggeri esasperati da mesi di ritardi e disservizi sulle rotte della nuova Alitalia. Ed è tra i commenti più gentili» è l’incipit dell’articolo principale. Si osserva anche che la situazione dell’aeroporto di Torino «è la spia di un intero sistema che stenta a decollare».

BERLUSCONEIDE
CORRIERE DELLA SERA– “«La Prima Repubblica? Cherubini e diavoli, ma abili a nascondersi»”, s’intitola così l’intervista che Gianna Fregonara realizza con il senatore a vita Giulio Andreotti: «La Prima repubblica non era né meglio né peggio della seconda, forse adesso c’è un clamore maggiore intorno alle notizie. Non farei differenze di merito morale», ma «chi fa politica rinuncia a parecchio della sua privacy perché diventa un uomo pubblico e questo lo deve sapere. Non si possono avere solo gli onori e non gli oneri».    

CRISI
ITALIA OGGI – «Chiamarla manovra anticrisi è decisamente fuori luogo. Suona vagamente di presa per i fondelli. Chiamiamola manovra estiva. O, più semplicemente, manovra» questo l’incipit dell’editoriale di Marino Longoni. Decisamente duro e deluso dalle disposizioni contenute nel decreto legge: «rispetto alle attese della vigilia prevale la delusione». I motivi sono tanti ma la sintesi è: pochi vantaggi sia per l’impresa che per la famiglia. Unico aspetto positivo della manovra è il contrasto all’evasione fiscale. Longoni spiega come le norme che danno una stretta sui paradisi fiscali e sulle Cfc «sembrano preparare il terreno a qualcosa di importante, ma ancora in gestazione: lo scudo fiscale».

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
SOLE24ORE – “Tremila enti verso l’addio”. Secondo la bozza del ddl Calderoli saranno cancellati «con un tratto di penna» 3000 enti territoriali, tra cui comunità montane, consigli circoscrizionali, consorzi di bonifica, enti parco regionali, Ato acqua e Ato rifiuti. In totale perderanno il posto pubblico circa 25mila/30mila persone cui dovrebbero aggiungersi gli oltre 80mila consiglieri di comuni e province per cui è prevista una riduzione nel numero dei membri dei consigli. Una riforma «ambiziosa» la definisce il SOLE che per ora muove solo i primi passi in «bozzacce» che stanno girando tra gli addetti ai lavori. Obiettivo del ddl comunque è far rimanere in vita solo i tre attori dell’amministrazione locale previsti dalla Costituzione: comuni, province e regioni. Ci riuscirà?

VOLONTARIATO
SOLE24ORE – In Affari Privati la pagina del volontariato è dedicata al primo rapporto nazionale Assif sulla raccolta fondi, da cui emerge il morso della crisi e «l’accresciuta competitività tra le organizzazioni» per il fundraising. Tuttavia, gli enti che si sono dotati di figure professionali dedicate alla raccolta fondi sono circa il 5% (dati Agenzia per le onlus) e spesso manca una «cultura manageriale» adeguata. tra gli altri dati el rapporti, il fatto che il 66% dei fundraiser sono donne e la mobilità è altissima: sol il 28% dei 102 intervistati da Assif lavora da più di otto anni per la stessa organizzazione.


LA REPUBBLICA – “Viaggio nel paese più buono d’Italia”. Ovvero Lavis, nel Trentino, dove l’80% della popolazione fa volontariato. Su 8002 abitanti almeno 6648 sono soci di una associazione. Il comune spende 100mila euro l’anno, ma ne riceve in cambio servizi per i quali non basterebbero un paio di milioni.

AMBIENTE
ITALIA OGGI – “Emissioni, nuovi limiti nella Ue”. Gabriele Frontoni si rende noto il via libera dei ministri europei dell’Ambiente alla proposta italiana di direttiva sulle emissioni degli impianti industriali, per un futuro incentrato sulla flessibilità ed equilibrio. Tutte le strutture industriali saranno tenute ad adeguarsi ai nuovi standard sulle emissioni entro il 2016 ma con spazio per gli adeguamenti fino al 2020.


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