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Iran, il regime mostra i muscoli

Da Teheran grazie a Internet filtrano notizie allarmanti. Se teme un massacro

di Redazione

Caos a Teheran. Le poche notizie arrivano dalla Rete. La polizia spara e picchia. I dimostranti in ginocchio: ci stanno massacrando.

“Teheran, il pugno dell’ayatollah”. La guida suprema Khamenei: le autorità non cederanno alla protesta, spiega il CORRIERE DELLA SERA nel titolo di apertura di oggi. Il regime di Teheran ordina di sparare su chi contesta in piazza la vittoria di Ahmadinejad. I servizi sono alle pagine 2 e 3. Il pezzo di cronaca di Andrea Nicastro pesca dalle notizie diffuse in rete: «Non c’è verifica indipendente e le voci che affiorano dalla Rete sono sempre più rare e isolate. Ma ciò che raccontano fa accapponare la pelle…Un testimone ha raccontato alla Cnn di manifestanti «picchiati come animali». Altri hanno descritto una «Piazza Baharestan coperta di sangue». Il CORRIERE svela anche il retroscena di una lettera del presidente Obama alla Guida Suprema Alì Khamenei: “«Ora dialoghiamo»”. Fra i due paesi i rapporti però si intesiscono giorno dopo giorno: «L’invito alla festa Usa del 4 luglio è stato respinto da tutti i diplomatici di Teheran». Buco nero sulle cifre della repressione: «il governo parla di 645 arresti. L’ong Ichri di 2mila giovani desaparecidos. Lo scrittore infine “Coelho racconta nel suo blog la fuga del medico che aiutò Neda”.

“Iran, la polizia spara sulla folla”. È la prima pagina di LA REPUBBLICA che al caos di Teheran dedica ampio spazio. Ieri centinaia di dimostranti si sono scontrati con la polizia e le milizie paramilitari mentre Khamenei ribadiva che le autorità non si piegheranno di fronte alla pressione degli oppositori. Testimoni raggiunti telefonicamente hanno detto che lo scontro è stato sanguinoso e che la polizia ha usato munizioni da guerra. Per tutta la giornata di ieri inoltre sono circolate voci non confermate di un arresto del leader dell’opposizione, Moussavi. Una situazione incandescente sulla quale getta benzina il giornale dell’ayatollah, Keyhan, che ieri ha pubblicato un editoriale nel quale si elencavano le azioni terroristiche di cui Moussavi si sarebbe macchiato. Un avvertimento molto pericoloso per il candidato riformatore. Che il regime si prepari ad accuse massicce contro i dimostranti lo suggerirebbe il fatto che l’incarico delle inchieste è stato affidato a Said Mortazafi, un procuratore che ha fama di essere un assassino e un torturatore. Fu lui il maggiore responsabile della morte in carcere della giornalista canadese Zara Kazemi. Il commento è di Federico Rampini: “Il dilemma dell’occidente”: «L’accusa scagliata contro i ribelli, obbedire a Londra e alla Cia, tradisce la sindrome dell’assedio, o più volgarmente la paranoia, tipica di un assolutismo insicuro, e perciò impaurito… Ma allo stesso tempo costruisce un gioco a somma zero che gli occidentali non sanno bene come scardinare»..

Una mano di donna che regge un fazzoletto verde mentre le dita fanno il segno della vittoria: questa la foto che domina la prima pagina del SOLE 24 ORE. All’interno Alberto Negri riferisce di durissimi scontri e di una piazza del Parlamento di Teheran «trasformata in mattatoio» con l’intento deliberato di massacrare i manifestanti attirandoli in una «trappola per topi». Intanto il regime e gli ayatollah non sembrano intenzionati di arretrare di un millimetro e  non teme – secondo Negri – di arrivare a una «resa dei conti» finale, anche se dovesse costare migliaia di morti. «La crisi interna sta producendo conseguenze a livello internazionale», nota poi il SOLE, con la quasi-rottura dei rapporti con Usa e Londra e la decisione di non partecipare al G8 di Trieste sull’Afghanistan.

L’Iran trova spazio nel taglio basso della prima de IL GIORNALE (“Spari sulla folla: ‘A Teheran è un massacro'”).  I servizi alle pagine 8-9. L’articolo di Marcello Foa si intitola “La protesta spontanea soffocata dai duri. Ma i Pasdaran vacillano”. Secondo Foa il ritorno in piazza è dovuto all’effetto Obama: «Per 12 giorni Obama ha taciuto nel timore di compromettere quella che oggi appare come un’offerta improvvida, ma quando il regime ha accusato gli Usa di fomentare nell’ombra la rivolta, il presidente americano ha rotto gli indugi, biasimando la repressione con parole finalmente forti. E gli studenti, che non sono al corrente di quell’offerta, sono tornati in piazza. La protesta di ieri si è trasformata in una rivolta obamiana. Quei giovani sono convinti che l’America, la nuova America che predica la tolleranza, è dalla loro parte. E tanto basta a ritrovare le forze». Aggiunge Foa: «Per vincere gli studenti devono sperare, paradossalmente, proprio nell’esercito. Ahmadinejad e Khamenei non hanno più alcuna legittimità popolare: resistono solo grazie al sostegno dei pasdaran, che sembrava incrollabile. Ora non più. Alcune figure di spicco come il presidente del Parlamento Ali Larijiani si sono già distanziate, mentre aumentano le voci di profondi dissensi ai vertici militari. Uno dei generali del corpo d’élite dei Guardiani della Rivoluzione islamica, Ali ad Fadly, sarebbe stato arrestato per essersi rifiutato di ordinare ai suoi uomini di reprimere la protesta. Secondo al Arabya, 14 ex comandanti avrebbero solidarizzato con lui. E altri sarebbero sul punto di farlo. Solo quando saranno disposti ad alzare il fucile anziché puntarlo sulla folla il sogno di un Iran migliore potrà diventare realtà. Quel giorno potrebbe essere più vicino di quanto si pensi».

AVVENIRE apre su “Teheran è nel caos. Piazze insanguinate”, titolo ripreso a pagina 5 con “Teheran, la polizia spara: «È un massacro»”, sulla repressione da parte delle forze di sicurezza iraniane. Difficile verificare l’accaduto per via della censura. Le autorità hanno fermato altri 25 giornalisti  e la stampa conservatrice riversa su Mussavi la responsabilità delle uccisioni. Renzo Bulorchi, direttore esecutivo del think tank di Washington, Us Alliance for Democratic Iran, sottolinea come la protesta attuale, che inizialmente si limitava a chiedere elezioni regolari, si sia ora trasformata in in una protesta contro la Repubblica islamica: «la gente vuole un paese libero e secolarizzato. Quanto sta accadendo coinvolge tutta la società. Questo regime non è legittimo». Ad Alberto Simoni che lo intervista e gli chiede se stiamo assistendo al suo epilogo, risponde: «Non oggi, magari nemmeno fra 3 mesi o due anni. Ma siamo all’inizio della fine. Ci vogliono fattori sia esterni che interni che interni per far cadere l’impianto della Repubblica islamica, ma è un processo ormai non più reversibile. Nelle pagine di Agorà, “Teheran, la rivoluzione tradita”. Il sogno di essere «il difensore degli oppressi», sbandierato da Khomeyni 30 anni fa, è degenerato in un regime oppressivo: la repubblica islamica ha pagato i progressi economici e sociali con la riduzione al silenzio di ogni voce no allineata alla casta fondamentalista. Riccardo Redaelli traccia la parabola storica che ha portato a questo punto.

La situazione iraniana sarà al centro del G8 dei ministri degli esteri che si aprirà stasera a Trieste. LA STAMPA, oltre a mettere in prima pagina il brutale attacco ai manifestanti riuniti davanti al parlamento in Iran, registra un cambiamento di toni da parte dell’Italia. “Frattini: Teheran si isola dal mondo” è il titolo di un riquadro sulla posizione della Farnesina. Se fino ai giorni scorsi il ministro degli esteri italiano continuava a tenere aperta la porta del dialogo, ieri ha alzato il tono della condanna contro il regime iraniano. «Siamo convinti che la porta fra Occidente e Iran debba rimanere aperta» ha detto durante una conferenza a Stoccolma ma ha aggiunto che «tocca agli iraniani» «mandare un segnale positivo fermando ogni violenza contro i dimostranti». Nel pomeriggio si è convinto che l’isolamento della Repubblica islamica potrebbe essere inevitabile, scrive il giornalista de LA STAMPA. Frattini anticipa che al G8 dei ministri degli esteri «condanneremo queste gravissime violazioni al diritto alla vita e all’integrità fisica delle persone».
“Il caso”: da New York Maurizio Molinari spiega i retroscena dell’atteggiamento “cauto” sull’Iran da parte dell’amministrazione Usa nei primi giorni della protesta. Il quotidiano conservatore “Washington Times” ha svelato l’esistenza di una lettera inviata da Barack Obama ad Ali Khamenei, la guida suprema degli ayatollah iraniani. Un canale segreto di contatto fra i due governi che l’amministrazione Usa aveva avviato prima dello scoppio della rivolta che «ora tutto appare congelato» scrive il corrispondente de LA STAMPA. «L’intenzione di Obama è comunque di continuare a cercare interlocutori tra gli avversari strategici in Medioriente». Si apre ancora di più il canale Siria.

È una forza militare sproporzionale quella che il regime di Teheran ha messo in campo contro un gruppo di circa 300 persone disarmate e innocue. È la sintesi di quello che è successo ieri a Tehran riportato dal MANIFESTO in prima pagina in un articolo intitolato “Sfida al Potere” . Scrive il giornale:«I racconti parlano di lacrimogeni, manganelli, forse spari, agenti che picchiano “come animali” , spaccano braccia e gambe. Per il MANIFESTO si tratta di sia di un segno di debolezza ma anche che il potere ha davvero preso sul serio le proteste.
 «A chi non si è spazzato il cuore vedendo le immagini di Neda, la ragazza ferita a morte dalla polizia a Tehran? E quelle di ieri, con la polizia che va allo scontro finale, e torna a sparare ed uccidere davanti al parlamento?»  Inizia con questa domanda l’articolo “Il cuore spezzato di Obama” di commento di Tommaso Di Francesco sui fatti iraniani pubblicato sempre in pagina. È stato doloroso, si, ma DI Francesco ricorda che lo sono anche altre situazioni in cui gli Stati Uniti ed i suoi alleati sono responsabili, come l’espansione degli insediamenti israeliani, la guerra non conclusa in Iraq, e o bombardamenti sul Pakistan.

 
 
E inoltre sui giornali di oggi:

CINA
CORRIERE DELLA SERA – “Obbligo del figlio unico, la Cina ora frena”. Nel 2026 i cinesi con più di 65 anni saranno il 28,4%. Nascono 120 maschi ogni cento femmine. Da qui la proposta del rettore dell’Università del popolo di Pechino: incoraggiamo chi fa un bimbo solo, permettiamo di farne due, vietiamone tre.

OBAMA
CORRIERE DELLA SERA – Dopo il G8 il leader di Washington incontrerà il Papa. La visita è fissata per il 10 luglio in Vaticano. Si parlerà anche dell’enciclica Caritas in Veritate. Il tema centrale della nuova enciclica è la ricerca di «un nuovo modello di sviluppo» che sostenga «i diritti dei deboli» e dei «poveri». È noto come i due siano divisi dai temi «eticamente sensibili», anche se in Vaticano si è apprezzato il tentativo di «trovare un terreno comune» sull’aborto.   

BERLUSCONEIDE
LA REPUBBLICA – “Berlusconi attacca ancora i giornali” è il titolo in prima. Il gruppo Espresso annuncia azioni legali contro il premier (che ha esortato a non dare pubblicità a LA REPUBBLICA) a e il quotidiano diretto da Ezio Mauro, che ne fa parte, intervista Patrizia D’Addario: “Silvio sapeva tutto di me ecco perché non può dire di avermi dimenticata”. La escort descrive una situazione paradossale se non delirante, con Papi circondato da tante ragazzi che guarda un video auto-celebrativo (con i suoi comizi e con la folla che canta “Meno male che Silvio c’è”). Sulla vicenda un editoriale non firmato, intitolato “Il mercato ad personam”: «È un problema per tutti quando un uomo di Stato perde la testa… Siamo davanti al caso unico di un premier imprenditore che usa il mercato ad personam, invitandolo a colpire un’azienda per fermare un giornale».

DROGHE
LA REPUBBLICA – “Droghe, la scolta dell’Onu «La repressione ha fallito»”. Un secolo di repressione non è servito e contro gli stupefacenti è arrivato il momento di cambiare strategia e ragionare sulle possibili alternative. Lo dice l’Onu. Serve «meno impegno della polizia con gli utenti, più sforzo con i trafficanti». Secondo il direttore Antonio Maria Costa «la polizia dovrebbe essere usata contro i trafficanti» né hanno senso leggi molto severe che poi non sono applicate.

AVVENIRE – “Ecstasy e amfetamine drogano il terzo mondo” (pag. 14). L’ultimo rapporto Onu sulla droga rivela che alcuni paesi Ue sono tra i maggiori fornitori di stupefacenti sintetici. Stabile il consumo di cocaina. La marijuana è la più usata nel mondo. Produzione di droghe alle stelle nel Sudest asiatico e nel medio Oriente. In Arabia Saudita è stato sequestrato un terzo delle pasticche mondiali. Segnano un calo le sostanze tradizionali a favore delle nuove droghe e cambiano anche le rotte del narcotraffico, con Iran e Pakistan in testa: il primo nel 2007 ha sequestrato l’84% dell’oppio mondiale e il 28% dell’eroina; mentre il Pakistan è al secondo posto per sequestri di eroina e morfina.

SOCIAL CARD
SOLE24ORE – Una platea più ampia per l’accesso alla social card e nuovi criteri per rendere maggiormente appetibile il bonus famiglia. Secondo il SOLE sarebbero queste le misure che entreranno nel decretone sulla manovra estiva che sarà varato domani in Consiglio dei ministri. Il governo quindi sembra «intenzionato a insistere» sulla card «nonostante non abbia fin qui rispettato le attese»: dei 1,2 milioni di utilizzatori previsti e ne sono fatti avanti appena la metà e quindi sono avanzati 450 milioni di stanziamento; stessa sorte per gran parte delle risorse del bonus famiglia, dirottate poi a favore dei terremotati. Ma quali requisiti della social card cambierebbero? Per il SOLE, si alzerebbe da 3 a 6 anni l’età dei minori presenti nel nucleo familiare e il reddito degli anziani passerebbe da 6000 a 8000 euro l’anno.
FOUCAULT
IL MANIFESTO –  La pagina cultura & visioni è dedicata interamente a Micheal Foucault, il filosofo, archeologo dei saperi, saggista letterario professore al Collegè de France, uno tra i grandi pensatori del XX secolo. Il perché il pensiero di un pensatore che è uscito in punta di piedi contro le pretese spettacolari di una società fuori controllo, rischia di venire cristallizzato in alcuni concetti chiavi come la bioetica, la cura di sé, governabilità, estetica dell’esistenza è ben analizzato nell’articolo  “Foucault 25 anno dopo” .

BIOETICA
AVVENIRE – “Scienza & Vita cresce e guarda al futuro” (tutta pag. 9). L’assemblea generale dell’associazione ha eletto le cariche per il triennio 2009-2012 tra conferme (Carlo Valerio Bellieni, Luca Diotallevi, Gianluigi Gigli, Edoardo Patriarca e Gino Passarello) e new entry (Roberto Colombo, Lorenza Violini, Luciano Eusebi, Chiara Mantovani, Massimo Gandolfini ed Emanuela Lulli). Fra le novità, due vicepresidenti in rosa: Paola Ricci Sindoni e Daniela Notarfonso. Ad affiancare Bruno Dallapiccola al timone dell’associazione ci sarà invece il professor Lucio Romano, ginecologo dell’Università Federico II di Napoli, che rimpiazzerà Maria Luisa Di Pietro. Nel discorso di commiato, la co-presidente uscente ricorda: «la laicità non è un accessorio, ma un metodo».

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