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IRAN. A Roma scendono in piazza gli iraniani d’Italia

Al sit in parteciperà anche lo scrittore Hamid Ziarati: «saremo esplosivi, saremo noi ad esportare la democrazia negli altri paesi»

di Martino Pillitteri

Sabato 25 luglio Mahmud Ajmadinejad legge il suo discorso d’insediamento. La cerimonia si svolge a Teheran davanti al mausoleo di Khomeini, il padre della rivoluzione che nel 1979 ha dato vita alla Repubblica islamica. In altre 30 città sparse in tutto il mondo, (per ltalia a  Roma alle 17 ) migliaia di iraniani che vivono all’estero manifestano e protestano davanti alle ambasciate iraniana contro Ajmadinejad, l’establishment che rappresenta e contro la manipolazione dei risultati elettorali in Iran. «Da settimane stiamo manifestando in tutta Italia, come i nostri connazionali nel resto del mondo, per condannare ogni violenza perpetrata contro i civili e gli studenti che manifestano nel nostro Paese» hanno scritto gli studenti iraniani in Italia in un comunicato stampa.«Invitiamo tutti i cittadini italiani, le associazioni, i movimenti e i partiti politici a sostenerci partecipando alla manifestazione Noi andremo avanti! Fatelo con noi!» A questo appello ha risposto con passione anche lo scrittore Hamid Ziarati originario di Teheran, trasferitosi in Italia nel 1981. «Probabilmente questa ennesima manifestazione non sarà determinante, non contribuirà a rovesciare il potere. Ma è l’unico modo per chi vive all’estero di dimostrare solidarietà nei confronti di chi va in piazza per chiedere di rifare le elezioni con gli osservatori internazionali e per questo rischia la propria vita» ha detto Hamid a Vita.it. Però ammette che da quando la commissione preposta aveva selezionato i quattro contendenti che avrebbero conteso la rielezione ad Ajmadinejad, non solo ha seguito la campagna elettorale con  partecipazione emotiva, ma era anche convinto che qualcosa in Iran stesse cambiando.«Durante la campagna elettorale»,ci ha raccontato Hamid «ho visto e sentito l’entusiasmo della gente nei confronti dei candidati. Il fatto che la gente esprimesse i loro giudizi liberamente, facesse lei stessa campagna elettorale, sembrava che in Iran si potesse veramente respirare area di libertà. Ma il giorno delle elezioni è cambiato tutto. Quando hanno annunciato con così tanta velocità che il vincitore si era aggiudicato 46 milioni di voti, si è capito che era un golpe. Un risultato prefabbricato e stampato, cha ha fatto scattare la scintilla che non era mai scattata perché loro hanno sempre detto che il volere del popolo dove essere rispettato. Ora che è evidente che il voto popolare non è il pilastro sul quale si regge la repubblica islamica. Ora dicono che il governo è di Dio, che non è il popolo che decide. E la gente è scesa in piazza». Non solo in Iran. Dopo 30 anni, Hamid conferma che i legami tra gli iraniani che vivono all’estero si sono rinsaldati. «Siamo tutti uniti. Abbiamo anime, opinioni, posizioni politiche, background sociali diversi, ma siamo un corpo unito. Ci organizziamo su internet. Facciamo rete con facebook».  E quando gli chiediamo di quello che sarà del futuro, Hamid vede un futuro esplosivo. «Sono fiducioso che la cultura del rispetto della vita e della libertà si stia diffondendo nel mio paese. Saremo esplosivi, saremo noi ad esportare la democrazia negli altri paesi. Quando la bomba della libertà esplode in Iran, gli effetti si faranno sentire anche nel resto del medio oriente».

Hamid Ziarati è nato a Teheran nel 1966. Per motivi di salute, nel 1981 si trasferì in Italia, dove vivevano il fratello e la sorella, entrambi medici. A Torino si è laureato in ingegneria, ma alla nascita del primo figlio sentì il bisogno di scrivere della sua terra e del suo viaggio, in una sorta di eredità al figlio che stava per nascere. Quelle righe scritte di getto maturarono e diventaronoun libro, “Salam Maman”, pubblicato nel 2006 per Einaudi. Di recente ha pubblicato invece “Il meccanico delle rose”.

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