Welfare

Iran: 13mila denunce per violazioni diritti umani

La rivelazione e' di Mohammad Hossein Ziaifar, Presidente della Commissione Islamica dei Diritti Umani, organismo pubblico semi-ufficiale iraniano

di Paolo Manzo

”Negli ultimi 12 mesi abbiamo ricevuto circa 13.000 lettere, nelle quali semplici cittadini, istituzioni e gruppi politici denunciavano violazioni dei Dritti Umani in Iran”: la rivelazione e’ dello stesso Mohammad Hossein Ziaifar, Presidente della Commissione Islamica dei Diritti Umani, organismo pubblico semi-ufficiale. ”Gran parte di queste 12.588 lettere giunte alla Commissione denunciano l’incompatibilita’ di alcune delle nostre leggi con la Carta dei Diritti Umani, mentre solo cinquecento denunce riguardano casi specifici”, ha aggiunto Ziaifar. Le lettere sono state inviate non solo dall’Iran e da cittadini iraniani, ma anche dall’estero o da stranieri residenti nella Repubblica Islamica. Mohammad Hossein Ziaifar, parlando con i giornalisti, ha denunciato un clima sempre meno favorevole al rispetto delle liberta’ individuali e collettive. ”L’arresto di numerosi giornalisti e studenti nelle ultime settimane- ha denunciato il Presidente della Commissione dei Diritti Umani – nonche’ l’offensiva della magistratura contro esponenti del mondo dell’arte e della cultura, sicuramente hanno creato una situazione preoccupante, dalle conseguenze imprevedibili”. ”Ridurre gli spazi per la liberta’ di espressione dentro il nostro paese – ha aggiunto Ziaifar – costringe i nostri giornalisti, artisti e intellettuali a cercare fuori dai confini dell’Iran spazi per esprimersi liberamente”. ”L’attuale clima, secondo Ziaifar, aumenta nella popolazione la disillusione sul miglioramento della situazioni dei Diritti dell’Uomo”. I giornalisti sono in prima fila in questa battaglia e i familiari di alcuni giornalisti imprigionati negli ultimi due anni, in una lettera, hanno chiesto di essere ricevuti dal Presidente della Repubblica Khatami. Alcuni dei giornalisti imprigionati si trovano in condizioni di salute preoccupanti, mentre di altri le famiglie non ricevono notizie da alcune settimane. Ali Akbar Gangi, una delle firme piu’ importanti del giornalismo investigativo iraniano, condannato a sei anni di reclusione per una serie di articoli sul terrorismo di Stato in Iran, da qualche settimana e’ gravemente malato, ma la magistratura si oppone al suo ricovero in ospedale. Gangi e’ stato arrestato oltre due anni fa rientrando da Berlino, dove si era recato per partecipare ad una conferenza organizzata dalla Fondazione Heinrich Boell. Abbas Abdi, ex caporedattore dei quotidiani Salam e Norouz, l’anno scorso e’ stato arrestato in seguito a un sondaggio sulla ripresa del dialogo tra l’Iran e gli Stati Uniti. Abbas Abdi e’ stato infatti accusato di attentato contro la sicurezza dello Stato e di spionaggio a favore di una potenza straniera, per aver diffuso i risultati del sondaggio in cui una percentuale molto alta degli intervistati chiedeva il ripristino immediato delle relazioni diplomatiche con Washington. ”Da oltre 40 giorni non riusciamo a vedere mio padre e non sappiamo nemmeno dove si trova”, ha dichiarato Mariam, la figlia maggiore del giornalista, all’AdnKronos International. ”Hanno sospeso il processo contro mio padre e nemmeno il nostro legale e’ riuscito a sapere le ragioni di questa sospensione”, ha aggiunto Mariam Abdi. Da oltre due anni si trova in carcere anche Ahmad Zeidabadi, editorialista di politica estera del quotidiano ‘Hamshahri’. Anche lui e’ accusato di complotto contro la Repubblica Islamica, per aver criticato la politica estera iraniana in Medio Oriente e l’appoggio incondizionato delle autorita’ di Teheran ai gruppi estremisti palestinesi. ”Mio marito doveva essere liberato ad ottobre prossimo – ha dichiarato all’Adnkronos International Mahdieh Mahmoudi, moglie del giornalista incarcerato- ma gli hanno gia’ consegnato un nuovo mandato di comparizione davanti al tribunale con nuove accuse e hanno annunciato un nuovo processo per la fine dell’estate”. Reza Alikhani, giornalista dell’area liberale, si trova in carcere dai primi di giugno con l’accusa di aver incitato gli studenti a partecipare alle manifestazioni contro il governo. Assieme a Alikhani sono stati arrestati altri due giornalisti, Hoda Saberi e Mohsen Sazeghara. Quest’ultimo, consigliere del presidente Khatami, e’ gravemente malato di cuore e da alcune settimane ha iniziato uno sciopero della fame e non prende piu’ i medicinali che gli sono necessari. Il rischio piu’ grande, secondo il Presidente della Commissione Islamica dei Diritti Umani, e’ la non partecipazione della gente alla vita politica. ”Se la situazione in questo continuasse a peggiorare – e’ convinto Mohammad Hossein Ziaifar – si corre il rischio che nelle prossime elezioni presidenziali del 2004, la gente scelga l’astensione come forma di espressione del suo dissenso”. Nelle ultime elezioni municipali di Teheran, svoltasi lo scorso febbraio, infatti solo il 20 per cento degli aventi diritto si e’ recato alle urna, determinando la netta sconfitta dei riformisti che non hanno ottenuto nemmeno un seggio nel Consiglio comunale della capitale.


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