Welfare

Ipab, così ritorna la lottizzazione politica

La riforma degli enti di assistenza prevede direttori graditi ai politic. Così il presidente Nizzardo si è dimesso. "Mi sento preso in giro. E non sono il solo."

di Carlotta Jesi

Dovevano essere il fiore all’occhiello del nuovo welfare italiano. Ma invece di efficienti aziende di assistenza e beneficenza gestite dal privato sociale, le Ipab rischiano di diventare le prime grandi Onlus controllate direttamente dalla politica. O meglio, lo diventeranno di certo se il Consiglio dei Ministri approverà il decreto legislativo di riordino che, all’articolo 9, stabilisce di riformarle affidandone la direzione non più a professionisti, ma a uomini nominati direttamente dai Consigli di Amministrazione che come è noto sono di nomina politica.
Più che un rinnovamento si tratta quindi di un gigantesco passo indietro nella storia dell’Italia lottizzata. Gianfranco Nizzardo, direttore dell’Associazione Nazionale Segretari, Direttori e Dirigenti delle Ipab, l’ha segnalato più volte alla ministra Turco. Ma senza successo: il decreto legge sul riordino delle 4.500 Ipab italiane, a norma dell’articolo 10 della nuova legge sull’assistenza, è arrivato senza problemi al Consiglio dei Ministri. Così lo scorso 23 marzo, Nizzardo si è dimesso dall’Ansdipp.
Vita: A mali estremi, estremi rimedi, direttore?
Nizzardo: Già, non posso pensare che, d’ora in avanti, a scegliere i direttori generali delle aziende di assistenza che dovrebbero nascere dalla riforma delle Ipab saranno i consigli di amministrazione la cui nomina è di competenza degli enti locali. Senza uno straccio di linee guide, criteri di selezione o albi fra cui scegliere i candidati, si rischia di affidare strutture importantissime per i cittadini ai portaborse dei politici. Come se la pressione politica non fosse già abbastanza forte oggi che dirigenti delle Ipab si diventa passando un concorso pubblico e appositi colloqui di selezione.
Vita: Si spieghi meglio
Nizzardo: Qui in Veneto molti colleghi che hanno scelto di dirigere un Ipab prendendo un preciso impegno sociale, stanno lasciando l’incarico perché spesso gli interessi politici prevalgono su quelli dei cittadini che si dovrebbe assistere. E a Roma un direttore è stato licenziato in tronco dal Consiglio di Amministrazione del suo ente che lo riteneva troppo vicino all’amministrazione politica precedente. Se il decreto verrà approvato, ci troveremo con politici che non potendo cacciare i direttori esistenti, creeranno nuovi posti da dirigenti per i loro uomini aumentando i prezzi dell’assistenza per poter pagare loro lo stipendio..
Vita: E a pagare saranno, come al solito, i cittadini..
Nizzardo: Esatto, persone malate e bisognose di assistenza. Cittadini cui noi direttori di Ipab abbiamo il dovere di garantire che tutto funzioni. Ma i politici no, cosa gliene importa?
Vita: Eppure il decreto prevede anche che i direttori delle Ipab abbiano nomine a termine e possano essere deferiti dall’incarico se non funzionano, non è una garanzia di qualità?
Nizzardo: Sul fatto che direttori generali abbiano incarichi a termine, sono d’accordo. Ma la decadenza dell’incarico deve avvenire per motivi oggettivi appurati dai revisori dei conti o dai nuclei di valutazione e non, come spesso accade, per l’umore dei politici. Altrimenti l’idea di far funzionare le Ipab come aziende efficienti e meritocratiche, diventa una presa in giro.
Vita: È così che si sente, preso in giro?
Nizzardo: Sì, ma non sono l’unica vittima di questa beffa: questo finta riforma solo incidentalmente potrà danneggiare i dirigenti come me, ma è certo che non garantirà una buona gestione dei servizi sanitari.

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