Non profit

Iovine, il boss che ride

Superlatitante arrestato, verso la pace tra Maroni e Saviano

di Franco Bomprezzi

Una splendida coincidenza: nel pieno della polemica fra Maroni e Saviano sul potere della ‘ndrangheta e della criminalità organizzata, dopo 15 anni di latitanza viene arrestato Antonio Iovine, boss dei Casalesi. Che ride davanti ai flash dei fotografi e alle telecamere. Ma per gli investigatori è davvero un grande risultato. E i giornali aprono su questa notizia.

“Preso il capo del Casalesi” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA e subito nel sommario: “Maroni su Saviano: lo conosco e lo stimo, deponiamo le armi”. Niente foto in prima, ma la vignetta di Giannelli: “conferenza stampa”, con Roberto Maroni al microfono che parla soddisfatto mentre con una mano tappa la bocca a Roberto Saviano seduto accanto a lui. Sintesi fulminante della giornata di ieri. I fatti sono noti. Dopo 15 anni di latitanza, catturato nel Casertano Antonio Iovine, boss dei Casalesi. I servizi alle pagine 2 e 3. In prima parte un commento dello scrittore Raffaele La Capria: “Il sorriso del boss per le telecamere”. Ne leggiamo un passo: “Finora, il mafioso che veniva arrestato si copriva il volto con qualsiasi cosa avesse a portata di mano, «si nascondeva», e così, in un certo senso – anche se solo esteriormente – «si vergognava», e preferiva perciò nascondersi agli occhi e al giudizio di chi lo guardava. Oggi invece il riso di Antonio Iovine, arrestato nel suo covo di Casal di Principe, non è né un riso di sfida né un riso spavaldo da impunito, è un riso che mostra soltanto il compiacimento di chi sa di essere ripreso dalla tv, e solo per questo instaura un rapporto con la telecamera come farebbe un attore consumato che «sente la macchina». Solo per un momento così il mafioso si sente un divo agli occhi di milioni di spettatori, si sente il protagonista di un racconto di cui lui è l’eroe”. Ma è la copertura sociale di cui godono i boss il vero problema, ancora oggi, per gli investigatori. Lo spiega bene Fulvio Bufi a pagina 2: “«Se i grandi latitanti possono nascondersi nel loro Paese è perché la gente del posto li copre e li aiuta, e che lo facciano per solidarietà o per paura non cambia molto: aiutano i camorristi e non aiutano noi», dice il procuratore capo di Napoli Giandomenico Levorato. E infatti Iovine è stato catturato senza pentiti né confidenti, solo con la professionalità e le intercettazioni. Giovanni Bianconi scrive il ritratto del boss: “’O ninno, affari e minacce «Questa vita l’ho scelta». Tutto bene, dunque? No, a giudicare da due pezzi a pagina 3, uno sul rapporto della Dia, che parla di rischio infiltrazioni per l’Expo 2015, confermando, in un certo senso, l’analisi di Saviano: «In aree della Lombardia le cosche influenzano l’economia e la politica». E poi il racconto dell’ultimo patto tra le famiglie a Paderno Dugnano, nella sede Arci: “Brindisi e nduja, i summit milanesi dei clan”. A pagina 5 titolo a tutta pagina: “Maroni: querelo Saviano. Poi gli tende la mano”. E nel sommario: “«Ritiri il paragone tra me e Sandokan e combattiamo insieme». Da Bossi pernacchia allo scrittore” nel consueto stile del boss della Lega.

LA REPUBBLICA apre con “Preso Iovine, capo della camorra” mentre nel sommario riferisce che “La Dia conferma: mafie al Nord. Maroni – Saviano, scontro nel cda Rai”. Sei pagine di servizi sulla cattura del boss tradito da un panettone (un suo uomo per far capire alla moglie che Ninno sarebbe passato da loro le ha detto: «Serve un panettone. Con l’uva passa. Si trova?»), sulla soddisfazione di Maroni e su quella di Saviano. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, spiega che questo è «un risultato che parte da lontano e passa attraverso il valore di un metodo che non a caso è diventato il “modello Caserta”» e cioè «una sezione dedicata a questa attività investigativa». Il personaggio è tratteggiato da Roberto Saviano: “Ascesa e caduta di ‘O Ninno il camorrista manager che voleva conquistare l’Italia”. Un pezzo nel quale lo scrittore ripercorre la carriera del boss e ne spiega gli affari: «è stato proprietario della discoteca più prestigiosa della capitale e l’edilizia è sempre stato il suo ambito privilegiato. Investimenti nel settore immobiliare in ogni angolo d’Italia e in molta parte dell’est Europa». Quindi lo scrittore ribadisce quanto aveva detto in tv: «È il Nord il centro degli investimenti mafiosi, casalesi come calabresi e siciliani. Un Nord troppo aperto a prenderne i capitali e a divenire cassaforte sicura del reinvestimento». Una tesi confermata del resto, al di là delle polemiche con il ministro Maroni (che però ha proposto una specie di tregua: «Saviano deponi le armi che hai imbracciato contro la Lega»), dalle indagini della Dia (la cui relazione è stata inviata ieri al Parlamento) secondo cui i boss sono presenti in Piemonte, Liguria e soprattutto in Lombardia. Una malavita «non più rozza, facilmente identificabile. Piuttosto con i connotati dei “colletti bianchi”, del mondo imprenditoriale». Una malavita che si infiltra tramite il consenso e l’assoggettamento e interloquendo con la classe politica. Un fenomeno sottovalutato per anni, eppure, scrive Davide Carlucci nel suo retroscena, gli affiliati certi sono almeno 500 e hanno interessi nella finanza, sanità ed edilizia. «Un tempo la criminalità era visibile, sparava», commenta Marco Alma ex pm consulente della Commissione parlamentare antimafia, «oggi in tutto il Nord i mafiosi si sono inabissati. E gli amministratori faticano a contrastare un fenomeno invisibile che per di più non viene percepito dagli elettori. Un po’ di formazione nei confronti della classe politica non guasterebbe».

“Altro che colluso: Maroni arresta il superboss” , così titola IL GIORNALE. Preso il latitante Iovine, mente affaristica dei Casalesi. Il ministro dell’Interno dimostra l’impegno del governo contro la criminalità: « è l’antimafia dei fatti». I complimenti di Berlusconi. Saviano: «Aspettavo questo giorno da 14 anni». ma dopo il fango niente scuse. Intervento del vicedirettore del Tg5 Andrea Pamparana: «Roberto Saviano ha un merito. Ha portato in tv un racconto che però è solo una parte di verità.  È l’errore più grande che ha commesso  lunedì sera, sono convinto in buona fede,  è di non raccontare la Verità,ma di mettere in scena il solito pregiudizio ideologico. Mentre scrivevo nel 1990 il libro «cosa Nostra spa», Giovanni Falcone mi disse: seguire sempre la pista  dei soldi. Ai mafiosi interessano solo i soldi.  E questi denari puzzano e lasciano traccia».  Ora è dl tutto evidente che , come ha ricordato ieri lo stesso Gratteri (pm di Reggio Calabria ndr), la mafia non vota a destra o a sinistra, ma cerca di fare affari dove ci sono i soldi. Appalti per lavori pubblici,  edilizia, riciclaggio di rifiuti tossici.  Da sempre i mafiosi hanno scelto  Milano e il nord produttivo come terreno ideale per infiltrarsi, proti a offrire denaro fresco, sostituendosi a volte alle poco generose banche offrendo sevi di riciclaggio dei rifiuti a imprenditori senza scrupoli.  Da questo punto di vista il racconto di Saviano è deficitario».

L’apertura del MANIFESTO è affidata alla vignetta di Vauro intitolata «Legami mafia – aziende lombarde arrestate il capo dei Casalesi» in cui sono caricaturati Maroni e Iovine, con il ministro che tiene alla catena il capo dei Casalesi dicendo «Vieni via con me!». «Mentre infuria la polemica del ministro Maroni con la trasmissione “Vieni via con me”, finisce in manette a Casal di Principe Antonio Iovine, capo dei Casalesi. Saviano: “L’aspettavo da 14 anni”. Caos in Rai sul “diritto di replica” al titolare del Viminale. Relazione della Dia al Parlamento: “La ‘ndrangheta insediata in Lombardia”» spiega il sommario che rinvia alle due pagine interne sul tema: la 6 e la 7. Qui troviamo l’articolo che racconta l’arresto del superlatitante con una grande foto di Iovine tra due agenti al momento dell’arresto, sorridono tutti, arrestato compreso. L’articolo di apertura è «La ‘ndrangheta si ricicla al nord». Si legge: «Che in Lombardia la ‘ndrangheta ci sia, non è proprio una notizia. Non c’era bisogna dell’ultimo rapporto della Dia per averne conferma. (…) La Lombardia non è la Calabria da nessun punto di vista, ma proprio per questo fa gola alla malavita organizzata che da queste parti da sempre sa bene come fare affari, smerciare droga, infiltrarsi nelle gare d’appalto e riciclare denaro sporco. La nuova generazione delle ‘ndrine del nord ha trovato l’eldorado nel settore edile, nelle bonifiche e nelle operazioni di movimento terra (…)» E dopo aver scritto della relazione della Dia e ricordato l’operazione Infinito che ha portato all’arresto di 300 persone coinvolgendo esponenti di Udeur, Udc e del leghista Angelo Ciocca casus belli tra Saviano e Maroni, Giorgio Salvetti che firma l’articolo osserva: «(…) ciò che già ora emerge chiaramente è il contesto politico, sociale ed economico che permette alla malavita di operare proficuamente nella regione più ricca d’Italia. Non a caso la seconda del paese per numero di aziende confiscate a mafiosi. Milano, ad esempio, è un cantiere edile enorme dove si lucra su aree dismesse contaminate e dove bisogna sbarazzarsi di milioni di tonnellate di materiali inquinanti e inerti che provengono dai cantieri. (…) Ma la madre di tutte le inchieste è quella che ha portato al sequestro dell’area Santa Giulia. L’inchiesta sulla bonifica di quei terreni ha portato all’arresto della moglie di Giancarlo Abelli. Uomo molto vicino al governatore Formigoni. (…)» e conclude: «E pensare che il prefetto Gian Valerio Lombardi lo scorso gennaio aveva dichiarato che a Milano la mafia non esiste.».

Strillo in alto in prima sul SOLE 24 ORE per l’arresto di Iovine: “Preso Iovine, capo dei casalesi. Maroni: «Antimafia dei fatti»”. Il servizio è a pagina 23, di spalla “Maroni a Saviano: pace. Zavoli assicura la replica”. «In serata, dopo uno scambio di sms con lo scrittore, propiziato dall’intervento di alcuni amici comuni, Maroni ha invitato Saviano “a deporre le armi che ha imbracciato contro di me. È in buona fede, ha fatto un errore grave, ma la mia battaglia è la sua”. E dal palco di Matrix ha aggiunto: “Al nord la mafia c’è, la ‘ndrangheta c’è, la camorra c’è, è chiaro, ma sentir dire che il loro referente politico in quelle regioni è la Lega mi ha fatto fare un balzo sulla sedia, mi dà il voltastomaco”.

“Manette al boss dei Casalesi. Lo inseguivano da 14 anni” è il titolo della fotonotizia in prima pagina di AVVENIRE sull’arresto di Antonio Iovine, condannato all’ergastolo per omicidio e considerato la mente economica del clan dei Casalesi. A pagina 11 il servizio di Valeria Chianese racconta tutti i particolari dell’arresto: il latitante, nascosto a Casal di Principe, è stato tradito dalla voglia di panettone. «È evidente che sono saltate delle coperture, il fatto che Iovine sia stato arrestato a Casal di Principe è un segnale importantissimo. Questo è un arresto che può davvero segnare un punto di svolta nella lotta alla camorra», ha spiegato il magistrato Raffele Cantone. Anche Raffeale Magi, il guidice estensore della sentenza Spartacus, che ha condannato all’ergastolo tutti i capi dei Casalesi parla di “giornata storica” e dice che questo arresto «chiude un cerchio e mette in parte fine al potere economico del clan. È il segnale che l’aria sta cambiando, che il sostegno si sta sgretolando, ma per esserne certi dovremo avere conferma con ulteriori mosse, in primo luogo la cattura di Zagaria, soggetto molto ben infiltrato nell’economia legale e dai forti appoggi anche a livello politico». La cosca dei Casalesi, ricorda AVVENIRE, è un superclan con “Affari” per 30 miliardi di euro ed è l’unico gruppo criminale campano strutturato come la mafia siciliana.

“Preso il capo di Gomorra” titola LA STAMPA, che apre l’edizione di oggi con due pagine sull’arresto Antonio Iovine, seguite da altre due sugli strascichi della polemica tra Roberto Saviano e il ministro Roberto Maroni sulle frasi pronunciate dallo scrittore nella trasmissione “Vieni via con me”. «Con oggi, Gomorra che fu è terremotata» scrive LA STAMPA a pagina 3, «L’architrave Iovine è fuori combattimento. L’altra colonna portante, Michele Zagaria, è ancora libera. Ma poi c’è ancora un esercito in libertà. Per il momento senza generali».  «Siamo dalla stessa parte» è il messaggio del ministro Maroni a Saviano, secondo il resoconto de LA STAMPA a pagina 5. “Accuse alla Lega. Saviano-Maroni, duello e tregua” titola l’articolo. Intanto è agitazione tra i vertici della Rai, oggi è convocato il Cda e ci potrebbe essere una retromarcia rispetto alle dichiarazioni iniziali di Mazzetti (capo struttura di Rai3), che escludeva la replica del ministro in trasmissione. LA STAMPA pubblica un articolo di Antonio Scurati sulla criminalità al Nord e le dichiarazioni di Saviano: «vivo a Milano da 20 anni e fanno già 2 giorni che non so più in che città vivo». «Continuo a chiedermi se quando vado a cena in un ristorante nella cerchia dei Navigli non stia per caso finanziando la ‘ndrangheta». «Saviano sostiene che c’è un Nord, “completamente infiltrato”. Volatilità della parola. Ma il cittadino, scrive Scurati, ha diritto di sapere nel dettaglio di cosa si tratta, non può rimanere in balia di affermazioni generiche, per quanto informate.
 
E inoltre sui giornali di oggi:

SCUOLA
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina per le manifestazioni di ieri contro la Gelmini «Università e scuola in piazza: vogliamo il nostro futuro» si legge, mentre sempre su questo tema c’è il commento di Marco Bascetta «Privati dell’Univesità». A pagina 4 un ampio articolo intitolato «Dalle cento piazze 200mila no a Gelmini». Si legge: «(…) È noto che questa crisi, gli studenti, non la vogliono pagare sin dai tempi dell’Onda. Quello che però due anni fa era ancora un auspicio, oggi purtroppo è diventata realtà. E infatti sui binari della stazione di Torino, come nelle strade accanto al Pantheon di Roma, lo slogan è stato trasformato in un più radicale “la crisi ve la creiamo noi”. Facciamo attenzione alle parole, anche perché buona parte di questa battaglia si gioca sul senso assegnato dagli attori in lotta. Per il ministro dell’Istruzione Gelmini, la “crisi” – quella che gli studenti hanno buone ragioni per rifiutare – è diventata sinonimo di “cambiamento” (…)». SI osserva poi che il governo  ha l’obiettivo di «riformare la mente degli italiani rispolverando i principi della semplificazione, della gerarchia e del nozionismo. In una società “diseducante” che non sa cosa farsene di studenti iperqualificati e di ricercatori che chiedono libertà di movimento, invece di andare alla radice del problema, si prova a cambiare il problema dalla radice. E così si cancella la conoscenza, cioè lo strumento che permette la mobilità sul lavoro e l’autonomia nella vita».

WELFARE
ITALIA OGGI – I lavoratori inattivi devono essere reimpiegati. Lo sostiene il Cnai (Coordinamento nazionale associazione imprenditori)  nel pezzo “Occorre un nuovo welfare” pubblicato a pagina 37. Il Cnai ritiene che bisogna «pensare a un programma di welfare finalizzato non solo ad ampliare il numero delle categorie da ricondurre sotto l’ala protettrice del sostegno sociale, ma che mantenga attivi i lavoratori. Percepire una indennità perché si  è temporaneamente privi di occupazione è giusto, però non bisogna alimentare l’abuso di questi strumenti e consentire che i lavoratori diventino un punto debole nella macchina del funzionamento nel sistema socio-economico». 

INCHIESTE
CORRIERE DELLA SERA – Alle pagine 26 e 27, ampio pezzo di Fiorenza Sarzanini sulle inchieste giudiziarie degli ultimi tempi. Una fotografia documentata sul gruppo di Mokbel, gli affari di Finmeccanica, l’Agcom di Innocenzi, i Grandi Eventi, la ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo, la sanità pugliese. Giusto per non dimenticare tutto in fretta. Ad una prima lettura sembrano altrettante bombe a orologeria.

SONDAGGI
LA REPUBBLICA – Per la prima volta dopo molto tempo un sondaggio fatto da Demos rivela un ribaltamento dei rapporti di forza: “Pdl e Lega sorpassati da Pd, Idv e Sel terzo polo a quota 16%”. Un nuovo ulivo (dal Pd ai comunisti italiani) sorpasserebbe Pdl e Lega, mentre Fli, Api e Udc insieme arriverebbero a quota 16%.

PROTEZIONE CIVILE
ITALIA OGGI – Un pezzo sul decreto di restyling della Protezione Civile che Bertolaso ha inviato alla presidenza del Consiglio una settimana prima di lasciare il posto a Franco Gabrielli. Si tratta di una «riorganizzazione di uffici e dipartimenti che dovrà consentire di ridurre la spesa ma inevitabilmente, visto il clima da fine legislatura, è vissuta anche come l’occasione per blindare ruoli strategici prima di un eventuale cambio di governo».  Secondo il pezzo  “Prima della pensione Bertolaso cambia tutto” tra le novità della riforma c’è la riduzione da due a una delle direzioni di vicecapodipartimento; il dipartimento passa da 42 a 37 servizi  e gli uffici da 9 a 8. Chiusa la direzione generale dell’Ufficio grandi eventi. 
 
DISARMO
LA STAMPA – “No dei repubblicani all’accordo Start”. Sgambetto dei repubblicani a Barack Obama sullo Start, il trattato firmato dai presidenti di Usa e Russia che prevede una riduzione degli arsenali a un massimo di 1500 testate per parte e considerato dall’amministrazione Obama il pilastro sul quale ricostruire i rapporti con Mosca nonché l’avvio di una nuova generazione di accordi internazionali sulla non-proliferazione. Ma il trattato deve essere ratificato dal Senato (e dalla Duma a Mosca) e i repubblicani hanno fatto sapere che «per il momento andare al voto non è possibile».

AFRICA
IL SOLE 24 ORE – “L’archistar delle capanne”. Ritratto di Diébédo Francis Kéré, l’archietto del Burkina Faso intervistato anche da Vita qualche tempo fa. «Il 2010 è stato per il giovane architetto africano un anno fortunato, visto che, con le stesse opere esposte in Svizzera, Kéré è uno dei protagonisti anche della esposizione in corso al MoMA di New York: “Small scales, Big change”. Chi si aspettasse di trovarsi di fronte all’ennesima archistar, sarebbe deluso: i suoi lavori (a cominciare dal primo, nel 2001: la scuola elementare progettata quando era ancora studente a Berlino) sono essenzialmente opere piccole – come dice il titolo dell’esposizione newyorkese – ma capaci di operare un grande cambiamento. Scuole, soprattutto, e case per gli insegnanti, in un paese dove l’istruzione non è affatto un dato scontato e dove le leggi dell’economia e l’equilibrio delle risorse sono la base di partenza per ogni discorso che aspiri a incidere minimamente sulle trasformazioni della struttura delle comunità».

HAITI
AVVENIRE – Dell’emergenza umanitaria di Haiti parla a pagina 7. Oltre 1.100 le vittime del colera che ha oltrepassato il confine. Il contagio arriva in Florida e anche a Santo Domingo. Le autorità sanitarie dominicane cercano di correre ai ripari: rafforzati i controlli alle frontiere, nei porti e negli aeroporti. Nell’isola gli ospedali e le cliniche delle zone più colpite sono obbligati a rifiutare per mancanza di posti la gente che arriva per chiedere aiuto. Sulla situazione ad Haiti testimonianza di padre Thomas Moore, americano, che a 70 anni ha scelto “l’inferno caraibico”: «Ci sono state campagne d’informazione per la prevenzione e siamo in allerta per individuare i segni del contagio. Ma ci sono migliaia di persone che continuano a vivere ammassate nelle tendopoli senza servizi igienici o quasi. Dopo quasi un anno dal terremoto non ho notato veri tentativi di ripartire e ricostrure Port-au-Prince. Non ho sentito di piani per radere al suolo gli edifici inabitabili o per ricostruire le infrastrutture. Non vedo camion portare via le macerie. Vedo gente che cerca di tirare giù a mano le case pericolanti e altri che trascinano pezzi di cemento in mezzo alla strada, dove restano bloccando il traffico». 


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