Formazione

#iononsciopero, c’è chi dice no al sindacato

«Non ci sono scuse stavolta. Nessuno può parlare di tagli. Nessuno può parlare di precariato. Nessuno può parlare di distruzione della scuola pubblica. Si sciopera contro un disegno di legge?». Così un gruppo di dirigenti scolastici spiega il no allo sciopero generale indetto per domani 5 maggio

di Sara De Carli

Chi vuole cambiare la scuola adesso ha paura. Nientemeno. Sono passati pochi giorni dall’avvio della discussione parlamentare sulla “Buona Scuola” (tecnicamente il DDL 2994 Giannini-Madia-Padoan). Pochi ne mancano allo sciopero indetto per il 5 maggio, il primo in cui i sindacati sono tornati a unirsi compatti, dopo anni: gli insegnanti sono agguerritissimi. Sono le 23 di domenica 26 aprile quando sui social appare un documento che si intitola #iononsciopero, redatto da quattro dirigenti scolastici: Alessandra Rucci – DS IIS Savoia-Benincasa (AN), Salvatore Giuliano – DS IIS Majorana (BR), Laura Biancato – DS IC di Mussolente (VI) e Antonio Fini – DS IC di Arcola/Ameglia (SP). Tre su quattro aderiscono alla rete Avanguardie educative, tutti sono attivissimi sul fronte dell’innovazione della scuola e della didattica (qui il link al testo).

Il documento definisce lo sciopero del 5 maggio «demagogico»: «Non ci sono scuse stavolta. Nessuno può parlare di tagli. Nessuno può parlare di precariato. Nessuno può parlare di distruzione della scuola pubblica. Pur riconoscendo che il DDL 2994 Giannini-Madia-Padoan sia suscettibile di elementi migliorativi e di chiarimenti interpretativi, ne difendiamo con forza l’impianto e il coraggio con il quale interviene a riformare la scuola con l’obiettivo di rinnovarla e renderla rispondente ai bisogni della società complessa». Contro i primi firmatari di #iononsciopero però si scatenano gli insulti. La dirigente Rucci questa mattina scrive su Facebook che «in questa battaglia, io e i miei colleghi Salvatore Giuliano Antonio Fini e Laura Biancato abbiamo messo la faccia. Pensavamo che i docenti italiani, che invocano la democrazia, ne discutessero civilmente. Invece sono state solo minacce e insulti, come tutti potranno vedere dai commenti nei social. A questo punto che dire? Abbiamo proposto dei correttivi al ddl che in alcuni casi sono gli stessi richiesti dai sindacati, ma nessuno li ha letti. Il nostro movimento ha ricevuto centinaia di adesioni anche da parte di famiglie. Ma molti ci hanno scritto che non possono firmare perché hanno paura dei colleghi. Questa è la scuola che abbiamo».

Davvero ci sono insegnanti e dirigenti che non firmano per paura?
Sì, assolutamente. In un giorno abbiamo raccolto 300 adesioni, ma molti di più ci hanno scritto in privato dicendo che condividono il documento, ma non lo firmano pubblicamente per paura di quel che potrebbe accadere nel loro ambiente di lavoro. Tant’è che inizialmente le firme erano in chiaro, ora invece per firmare c’è un modulo a parte. Tuttavia siamo contenti dei tanti segnali di solidarietà che abbiamo ricevuto, una cosa belle è che anche tante famiglie stanno chiedendo di sottoscrivere il documento, perché hanno visto nel DDL, che pure non è perfetto, alcuni elementi importanti per migliorare la scuola.

Come risponde alle accuse di chi vi definisce, diciamo così, “filogovernativi”?
Noi abbiamo proposto dei correttivi al DDL, alcuni vanno addirittura nella stessa direzione di quelli proposti dai sindacati. Quello che chiediamo è di non buttare tutto, di non dire “no” a prescindere. Il DDL va migliorato, possiamo litigare quanto vogliamo, ma ci pare un buon punto di partenza per cambiare la scuola e per migliorarla. C’è una visione di scuola organica, ci sono risorse… io ho paura che se la scuola non cambia questa volta non ce la faremo più.

Anche un sito autorevole ma pacato come Tuttoscuola oggi parla di «sorpresa» per lo sciopero contro la Buona Scuola, poiché sul piatto della bilancia c’è «un’offerta di tutto rispetto»: 101mila immissioni in ruolo più 23mila per l’infanzia, 50mila nuovi posti di lavoro, la conferma della progressione di carriera per anzianità più la premialità per il merito, i 500 euro annui a testa per la formazione personale dei docenti, il potenziamento dell’autonomia scolastica… Lei cosa apprezza del DDL?
Innanzitutto finalmente ci sono risorse sulla scuola. Si va a precisare i contorni dell’autonomia scolastica, che tutti abbiamo sempre detto esiste di principio ma è sostanzialmente inesistente nei fatti. Poi la valorizzazione del merito. Questi sono esattamente i due punti che non piacciono a chi invece protesta: i “presidi sceriffo” e il merito.

Che correttivi proponete invece?
Correttivi molto specifici: l’esonero dall’insegnamento per il primo collaboratore del dirigente, che per governare un’istituzione complessa come la scuola necessita di essere affiancato da figure di staff; che nella definizione dei Piani Triennali il ruolo del Collegio dei Docenti e del Consiglio di Istituto non si limiti ad una sola funzione consultiva, ma sia pienamente deliberativo, trattandosi di materia che necessita di un apporto collegiale; le risorse aggiuntive da attribuire ai docenti andrebbero deliberate non dal Consiglio d’Istituto ma dal Nucleo di Autovalutazione di Istituto, con il Dirigente Scolastico in funzione di Presidente, salvaguardando la componente elettiva del Collegio dei Docenti.

Che destino avrà il documento #iononsciopero?
Speriamo di essere ricevuti da un sottosegretario in delegazione, come un movimento dal basso.

 

 

 

 

 

 

 

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