Politica
Io tifo Royal. Ma sarkozy è la sorpresa
Francia. Il voto visto dal direttore di Alternatives economiques Philippe Frémeaux, uomo bandiera del non profit francese, si dice ottimista...
Sondaggi, popcorn e patatine. I media francesi ce l?hanno messo tutta a ?peopolizzare? (quindi a mercificare) una fra le campagne presidenziali più complesse e appassionanti della recente storia politica francese. Stampa e tv sono poi state seguite a ruota dagli istituti di sondaggi che, quasi colpiti dalla sindrome dei grandi numeri, sono stati a due passi dal convincersi di essere i veri protagonisti.
In effetti è l?incertezza degli elettori (quindi la loro intelligenza) che spinge a diffidare delle idee e dei concetti costruiti su misura per il piccolo schermo. Da cui il desiderio di rivolgerci a un giornalista capace di guardare con intelligenza ai cambiamenti profondi che si stanno verificando in Francia (non fosse altro per l?età dei candidati in corsa all?Eliseo, Italia quando imparerai?). Qualità che Philippe Frémeaux possiede, con in più la passione al sociale. Frémeaux è infatti il direttore editoriale di Alternatives Economiques, il mensile francese del non profit: 100mila copie vendute e oltre 900mila lettori sparsi in Francia, ma anche nel resto del mondo.
Vita: Il quotidiano cattolico francese La Croix parla di «sensazione sgradevole d?improvvisazione» dovuto a un eccesso di ?zapping tematico?. è un giudizio che condivide?
Philippe Frémeaux: C?è una difficoltà evidente dei candidati a imporre un?agenda politica ai media. Stampa e tv francesi sono a loro volta colpevoli di non essersi interessati a nessuna tematica di fondo. Quindi non sorprende se i vari Sarkozy, Royal, Bayrou e Le Pen siano apparsi così vicini nei sondaggi. Si sono rincorsi tutti gli uni dietro agli altri finendo per creare non poca confusione tra gli elettori e quindi gonfiare i ranghi degli indecisi.
Vita: Quali grandi temi sociali ed economici sono stati tralasciati dai candidati?
Frémeaux: L?Europa e la mondializzazione. Se nel primo caso il no alla Costituzione europea nel 2005 ha convinto i candidati a mantenere un profilo molto basso, la mondializzazione è stata l?oggetto di tutte le demagogie possibili immaginabili. Detto questo voglio sottolineare quanto questa sia stata una campagna elettorale di qualità. Basta girare nei bar, nelle aziende durante i pranzi o le pause-caffè, nelle fabbriche. In Francia non si parla d?altro.
Vita: Veniamo ai programmi veri e propri?
Frémeaux: è interessante constatare che la rincorsa appena accennata ha convinto i principali candidati a stravolgere radicalmente i loro programmi. Prendete Sarkozy: all?inizio era liberale, oggi ecco un leader politico di stampo nazional-repubblicano. Una domanda sorge spontanea: ma è convinto di questa sua evoluzione oppure si tratta di un mero calcolo politico?
Vita: E la Royal?
Frémeaux: è prigioniera tra il programma socialista, che prevede uno Stato interventista, e il suo desiderio di modernizzazione delle relazioni sociali in Francia che mira a riconciliare l?impresa con l?opinione di sinistra. Anche lei è stata costretta a tradire i suoi impegni iniziali.
Vita: Non abbiamo evocato Bayrou. Che idea si è fatto della sua campagna?
Frémeaux: è un bel prodotto di marketing politico. Non è un caso se il leader centrista fa la fortuna di un settimanale come Marianne, noto per le sue posizioni radicali di estremo centro nel quale l?esigenza di rottura rispetto allo status quo imposto dal sistema bipolare destra e sinistra è soddisfatta. Paradossalmente Bayrou incarna un non cambiamento. Sarkozy invece, che lo si apprezzi o meno, intende imporre una riforma liberale in profondità. Con lui si può riflettere se questa cura da cavallo non avrà un impatto devastante sulla società. Sul fronte opposto la Royal propone un?altra visione della politica profondamente diversa rispetto il passato scommettendo sul dialogo.
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