Politica
Io, Tangentopoli e il volontariato
Durante Tangentopoli è stato lunico ministro a conoscere il carcere. Espulso dalla politica, è passato per 60 processi. Intervista a Francesco De Lorenzo.
Se vai a intervistare uno come l?ex ministro ti porti dietro, di fondo, una remora. Specialmente se, all?inizio degli anni 90, avevi vent?anni e scendevi in piazza al grido di “Davigo, Di Pietro, non tornate indietro” et similia. Insomma, se inneggiavi a Mani Pulite, i tuoi eroi si chiamavano come antichi esponenti dell?aristocrazia togata che avrebbe “rivoltato l?Italia come un calzino”, da Borrelli a D?Ambrosio, da Colombo (Gherardo) a, ovvio, Di Pietro, il molisano vendicatore. Una remora che, per capirci, è però qualcosa di più: trattasi, infatti, di pregiudizio. “Qualcosa avrà fatto”, ti dici, “se è finito in galera”. “Chissà dove ha nascosto il tesoro”, ti chiedi, perché sei sicuro che c?era, ?il tesoro?. “Chissà la vergogna”, pensi. Chiamasi ?giustizialismo? mentale (roba da psicanalisi collettiva, allora e oggi) prima che politico. Perché magari adesso di quella stagione vedi guasti ed errori, ma la remora di fondo ti rimane. Gratta gratta, uscirà fuori la ?natura? del tangentista. Se ci pensate bene, è la stessa logica che si applica agli immigrati. Galeotti nella pelle. Si chiama lombrosianesimo ed è anche questa una cosa che ha a che fare con la sinistra.
Invece, Francesco De Lorenzo, forse, non è ?diventato? buono, come pensavamo noi, ma lo è sempre stato. Lui lo rivendica con forza e con puntiglio, tirando fuori tutte le leggi che ha approvato per garantire la tutela della salute ai cittadini e che, a suo dire, mass media e classe politica hanno rimosso, da quella sull?emergenza Aids del 1990 (compreso il diritto alla riservatezza e i finanziamenti per la ricerca) a quella dell?obbligo della vaccinazione contro l?epatite B (allora un flagello stile Aids mentre oggi il contagio è stato debellato!) alla legge per le attività trasfusionali e il sangue sicuro (sempre del 1990 e la prima in Italia sull?argomento), fino all?istituzione del 118 per l?emergenza sanitaria, all?indennizzo a favore di soggetti danneggiati da trasfusioni, alla riforma della riforma sanitaria, la 502/92. “Che”, dice l?ex ministro, “quando viene citata solo perché non se ne può fare a meno evitano sempre di citarla con il suo nome, ?riforma De Lorenzo?. Solo in pochi hanno avuto il coraggio, nel corso degli anni, di riconoscere che, tra le leggi Anselmi e Bindi, non c?è stato il nulla assoluto, ma la mia riforma. L?hanno fatto Amato, Andreotti, Veronesi, Biagi, Guzzanti, Sirchia e pochi altri dopo la rivoluzione politico-giudiziaria, ma per fortuna c?è un giornale che non è smentibile, a ricordarlo, la Gazzetta Ufficiale?”. De Lorenzo, fosse per lui, parlerebbe di questo, con Vita: di riforme, sanità, rapporto medici-pazienti, malattie presunte inguaribili, associazionismo e volontariato (“Anche in questo campo”, ci tiene a sottolineare, “fui io il primo a riconoscere il ruolo delle associazioni di volontariato nel rapporto con Asl e ospedali con l?articolo 14 della legge 502/92: la mia riforma sanitaria appunto”).
De Lorenzo siamo andati a trovarlo nella sede romana (bella, discreta e funzionale) dell?Aimac, l?Associazione italiana malati di cancro, parenti e amici, che fornisce una preziosa opera di conoscenza, consulenza, supporto, aiuto ai malati di cancro, ai loro parenti e amici e che sfoggia un centro telefonico di ascolto costantemente aperto (numero verde 840.503579) e un sito brillante e di immediata fruizione e navigazione (AIMaC), oltre che agili opuscoli e vhs che gentili e solerti segretarie, psicologhe e collaboratori di De Lorenzo ti allungano. Magari è un poco deluso quando capisce che vogliamo fare anche un po? di storia e parlare del passato. Non perché l?ex ministro Francesco De Lorenzo, napoletano doc, l?abbia dimenticato il passato, ma perché ci tiene davvero a parlare del presente, visto che è nel presente che De Lorenzo ottiene risultati importanti di cui va molto fiero, come quello di essere riuscito a mettere assieme circa 50 associazioni che si occupano di malati di cancro in un?unica federazione, la Favo – Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia, risultato non affatto scontato. Insomma, delle due l?una: o l?ex ministro è ?diventato? buono oppure non è mai stato cattivo?. Lasciamo giudicare ai lettori.
Vita, tra un caffè, un bicchiere d?acqua e qualche telefonata è riuscita a fargli dire anche del suo passato. Che, anche per Francesco De Lorenzo, fatica a passare. Almeno nella memoria, certo, ma anche nella carne, in corpore viri. De Lorenzo, tanto per dirla piatta, “c?ha rimesso la salute”. Si è, cioè, ammalato proprio di tumore, dopo il carcere. Ce l?ha fatta ma ha trovato in quei momenti lo slancio per fare quello che già credeva di fare: aiutare i malati. E combattere depressione, paure e ansie che li ?producono?sul serio, i tumori, come gli disse il luminare inglese che lo ha avuto in cura per la chemioterapia dopo l?intervento chirurgico al colon da parte del professor Crucitti (il famoso chirurgo del Papa!) al Policlinico Gemelli.
Vita: De Lorenzo, lei era un vero ?potente? della Prima Repubblica, professore ordinario di Biochimica e primario presso la facoltà di Medicina dell?Università Federico II di Napoli, consigliere comunale di Napoli, deputato, esponente di spicco del Partito liberale, pluri-ministro. Che effetto fa finire nella ruota di Tangentopoli, perdere tutto da un giorno all?altro?
Francesco De Lorenzo: Quello che più mi ha colpito, amareggiato e reso letteralmente disperato è stata l?assoluta mancanza di volontà di distinguere responsabilità politiche e penali. Per quanto riguarda il finanziamento illecito ai partiti, ho sbagliato e l?ho riconosciuto. Sono stato punito e ho pagato. Uno dei pochi che hanno subito questo destino, risulto l?unico condannato di un indagine avviata nel 1993 a carico di 107 persone e che si conclude nove anni dopo, nel 2001, con solo uno dei 107 accusati degli stessi reati, condannato con sentenza passata in giudicato. Io, s?intende. Facevo voto di scambio? Era una paradossale invenzione: fui assolto perché il fatto non sussiste, ma per questa accusa fui costretto a dimettermi da ministro.
Vita: Vittima del costo della politica?
De Lorenzo: Certamente il costo della politica era alto e i partiti per la loro attività dipendevano dai finanziamenti illeciti, in mancanza di quelli leciti. Il sistema era sempre quello: ero l?unico ministro di un piccolo partito e i finanziamenti dovevano necessariamente passare attraverso la carica che rivestivo. Craxi lo ammise, in Parlamento, con un?operazione di verità e io feci altrettanto: mi sento, in coscienza, di aver tradito la fiducia dei miei elettori. Ma se non avessi accettato di far passare per il mio ministero quel perverso meccanismo, non solo io ma l?intero partito liberale ne sarebbe uscito stritolato. Ma io non mi sono mai arricchito. I finanziamenti che passavano per il mio ufficio erano destinati solo e soltanto al Pli: le mie campagne elettorali le pagavo di tasca mia. Questo, al processo, è stato riconosciuto dalla Cassazione a sezioni riunite nel luglio 94, ma dopo la gogna pubblica del periodo 1992-1993 nessuno s?interessò più a me e al mio caso, compresi i giornalisti e i media che mi avevano crocifisso. Alla fine la Corte Costituzionale dichiarò illegittima la sottrazione del mio caso al Tribunale dei ministri, organo di giudizio interno al Parlamento presto soppresso, ma la sentenza della Corte arrivò quando i termini della revisione e la mia sentenza erano già passati in giudicato. Ecco perché sono finito con la fedina penale macchiata a vita. Ma al carcere non mi sono sottratto, come pure avrei potuto fare. Ho aspettato che mi venissero a prendere i carabinieri a casa. Non intendevo sottrarmi alla giustizia.
Vita: So che non è piacevole ricordare momenti così altamente drammatici, nella propria vita, ma vorrei chiederle lo stesso cosa faceva in carcere?
De Lorenzo: In galera ho passato sette mesi, nel 1994, poi sono stato assegnato a lavori d?utilità sociale. Cosa facevo ?dentro?? Leggevo, pensavo, scrivevo e giocavo a pallone. Ho toccato con mano la sofferenza e ho vissuto quell?esperienza cercando di capire cosa si poteva fare per aiutare e far conoscere le condizioni di vita dei detenuti. Mi sono naturalmente dedicato ad affrontare i processi che mi riguardavano: quasi 60 in meno di dieci anni, tutti a Napoli. Uscivo per strada e vivevo tra la mia città e Roma. Se qualcuno m?insultava per strada non me la prendevo e ci scherzavo persino sopra: “Sono De Lorenzo, l?ex detenuto” mi presentavo al telefono? ?Scaricato? da tutti, tranne che dai miei figli, e trattato con freddezza anche da chi mi stimava e mi aveva coperto di elogi, come il presidente del Consiglio Giuliano Amato, sotto il quale varai la riforma della sanità, nel 1992. In carcere l?unica figura pubblica e nota che venne a trovarmi fu don Gelmini. Un cattolico, capisce, e un prete, non certo un laico e politico. “Avrai tempo libero”, mi disse, “e noi, alla Comunità Incontro, abbiamo bisogno di persone della tua cultura ed esperienza. Perché non vieni a trovarci e ci dai una mano?”.
Vita: E lei come rispose?
De Lorenzo: Lo presi alla lettera. Ad Amelia, nella principale comunità di don Gelmini, cominciai a lavorare nel 1995 come medico volontario, un paio di giorni alla settimana. Poi non potei farne a meno. Passai a coordinare i servizi sanitari della comunità e a far nascere il centro di assistenza per tossicodipendenti con Aids conclamato, a favore dei quali, peraltro, avevo varato la prima legge in loro aiuto, quando ero ministro alla Sanità, nel 1990. Il mio orgoglio, ad Amelia, è la realizzazione di un centro odontoiatrico per affetti da Aids ed epatite che è oggi un centro di ricerca e di eccellenza (ce lo ha finanziato anche il ministero della Salute, oltre che la Regione Umbria e la Provincia di Terni, entrambe ?rosse?) per l?intero centro Italia e che, in collaborazione con la Asl e l?Università di Perugia, è all?avanguardia nello studio e nelle cure del cavo orale per malati molto particolari.
Vita: De Lorenzo, il suo impegno sul cancro merita riconoscenza e un?associazione come l?Aimac sostegno e amicizia. Lei però lo sa come sono fatti i giornalisti: le chiedo perciò di ?giudicare? ministri della Sanità (Bindi, Veronesi, Sirchia) e uomini politici.
De Lorenzo: Il ministro Sirchia, che chiamai a collaborare nel comitato al ministero, ha fatto un?ottima legge contro il fumo e un altro tecnico, l?ex ministro Veronesi, ha dato impulso alla terapia del dolore per le cure del cancro, ma si tratta di tecnici puri che incontravano e incontrano tante difficoltà. Comunque l?unica soddisfazione, tornando al passato, quando ero apprezzato e conteso per i miei successi accademici (a 31 anni ero già titolare di cattedra), sarebbe però quello di tornare a insegnare all?università: è stata la medicina, non la politica, la passione della mia vita. Guardi però che io tante e belle cose da dire ce l?ho su ben altri argomenti: per esempio su come si può guarire dal cancro a partire dalla testa e dall?umore, non solo dal corpo, come spieghiamo qui all?Aimac, sulla neonata e già forte federazione di tutte le associazioni che si occupano di tumori, sul ruolo cruciale del volontariato.
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