Politica

Io sto con le Fondazioni bancarie. E tu?

di Franco Bomprezzi

Non ci ho pensato un attimo, quando mi è stato chiesto, come presidente di Ledha, di aderire a una campagna di comunicazione , sostenuta dal Forum del terzo settore,per chiedere un ripensamento al Governo, che sta prevedendo nella legge finanziaria un inasprimento della tassazione sui rendimenti derivanti dagli investimenti delle Fondazioni bancarie. Mi sembra davvero impossibile che sia sfuggita, agli ingegneri del bilancio statale, quale sarà, inevitabilmente, la conseguenza di questa decisione. Se è vero che nelle casse dello Stato entreranno 340 milioni di euro per il 2014 e 360 per il 2015 (invece dei 170 milioni per anno versati dalle Fondazioni nel 2012 e nel 2013) è altrettanto vero che le Fondazioni dovranno per pari importo tagliare i finanziamenti destinati a progetti di grande importanza sociale. In parole povere le vittime della patrimoniale saranno le associazioni del terzo settore, i Comuni, e, in ultima analisi, le persone più fragili ed esposte, come ad esempio le persone con disabilità, gli anziani, i bambini e via elencando.

Non occorre il Nobel per l’Economia per capire questo meccanismo perverso e beffardo. Ognuno di noi, nel tempo, ha imparato a dialogare con le migliori fondazioni bancarie, spesso per necessità, dovendo trovare risorse aggiuntive per inserirsi in bandi di progettazione sociale, o molto semplicemente per continuare a svolgere attività che nascono in modo sperimentale e hanno assoluto bisogno di uno sforzo iniziale, un motore autorevole di start up, prima di raggiungere, e non sempre, una propria autonoma sostenibilità.

In Lombardia non è certo un mistero che di fatto molta parte del welfare sociale, molte esperienze di sussidiarietà reale, passano attraverso i bandi delle Fondazioni bancarie. Ma non c’è solo questo. La qualità di analisi della validità dei progetti, la capacità di diventare partner in modo intelligente e spesso intransigente, ha costituito negli ultimi anni un banco di prova serio e trasparente della capacità del mondo associativo e del terzo settore in generale di generare buone prassi, servizi utili per le persone, modelli ai quali, nel tempo, le istituzioni pubbliche possono attingere per migliorare, perfezionare, ampliare la propria capacità di intercettare i bisogni, di fornire risposte concrete e serie.

Non è dunque pensabile che questa minaccia si traduca senza modifiche significative in realtà. Vedremo adesso quanto si svilupperà la mobilitazione del terzo settore, che è già stremato, e alle prese con difficoltà strutturali, rese più drammatiche, quasi sempre, dai tagli nei trasferimenti delle risorse destinate al welfare. Le Fondazioni per statuto si salveranno e terranno i bilanci in equilibrio, come è logico. A farne le spese saranno i cittadini. Perciò anche io dico #menotassepiùerogazioni . E voi?

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