Mondo
Io sto con la sposa (siriana), e tu?
Un matrimonio. Gli invitati. Un viaggio, da Milano alla Svezia, senza documenti in regola, in fuga dalla guerra: "Chi fermerebbe mai una sposa?", si è chiesto il reporter e regista Gabriele Del Grande. Nessuno, infatti, e da quell'incredibile esperienza è nato ora un film, che con il crowdfunding punta al Festival di Venezia
Gabriele Del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry: segnatevi questi tre nomi. Anche perchè, nel realizzare un film unico nella storia della cinematografia, potrebbero essere ricordati come i primi giornalisti denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina (15 anni la pena massima). "Siamo pronti a correre il rischio. Perché abbiamo visto la guerra in Siria con i nostri occhi, e aiutare anche una sola persona ad uscire da quel mare di sangue, ci fa sentire dalla parte del giusto", ribattono i tre registi. Che nell'ottobre 2013 hanno avuto un'idea, e un mese dopo l'hanno messa in pratica: inscenare un matrimonio siriano, e portarlo dall'Italia alla Svezia, la meta ultima dove molte persone in fuga dalla guerra cercano ospitalità, avendo spesso anche parenti.
"All'alba del 14 novembre 2013, ci siamo incontrati davanti alla stazione centrale di Milano. Eravamo ventitré tra ragazzi e ragazze. Amici italiani, palestinesi e siriani. Chi coi documenti, chi senza, ma tutti vestiti eleganti come se stessimo davvero andando a un matrimonio", raccontano. "Da quando la prima volta avevamo parlato della sposa, erano passati esattamente 14 giorni. È difficile spiegare come siamo riusciti in così poco tempo, e senza soldi, a individuare i personaggi del documentario, a scrivere il trattamento del film e a mettere in piedi una troupe cinematografica". Ma ce l'hanno fatta, viaggio compreso. E per i successivi sei mesi hanno lavorato alla creazione del film, che si chiama Io sto con la sposa.
"Ventimila morti in frontiera nel Mediterraneo sono abbastanza per dire basta. Non sono vittime del fato né della burrasca. Ma di leggi alle quali è arrivato il momento di disobbedire. Per questo motivo ci siamo improvvisati trafficanti per una settimana, e abbiamo aiutato cinque palestinesi e siriani in fuga dalla guerra a proseguire il loro viaggio dentro la Fortezza Europa". Lunedì 19 maggio è stato lanciato il trailer del film, assieme all'ambizioso progetto: "Pre-produzione, produzione e post-produzione del film costano 150mila euro. Dobbiamo raccogliere almeno la metà della cifra entro la fine di giugno per chiudere il film in tempo per iscriverlo al festival di Venezia a settembre ed essere distribuito in sala dal prossimo autunno".
Allo scopo è partita una campagna di crowdfunding (vedi il link) sulla piattaforma Indiegogo: "Anche una piccola donazione può fare la differenza. A patto che convinciate almeno un amico a fare altrettanto. In cambio vi offriamo il download del film, un DVD, un libro, un biglietto del cinema, una maglietta, o una proiezione pubblica in anteprima con noi registi", elencano i tre autori. Che sono estremamente chiari sul loro obiettivo finale: "In ballo c'è molto di più del nostro lavoro. C'è la possibilità di dimostrare che questo amato Mediterraneo non sia soltanto un cimitero, ma che possa ancora essere il mare che ci unisce".
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