Welfare
Io sono persona, noi siamo comunità: la Palermo di “Ragazzi Harraga”
«Palermo è riuscita anche a superare l’idea dei ponti e costruire invece “casa comune”, una casa in cui nessuno è più invisibile, "mentre l’insicurezza nasce dall’invisibilità delle persone"». Ecco il resoconto della comunità nata attorno al progetto Ragazzi Harraga per minori non accompagnati. E dello strumento innovativo che ne è derivato, la cartella sociale: il primo report sull’elaborazione dei dati contenuti nelle cartelle mostra come sia diventato facile “perdere i documenti” a causa delle nuove leggi
È difficile raccontare in poche righe la ricchezza della Conferenza “Minori migranti soli: storie problematiche ed evoluzione della loro condizione attraverso i percorsi della Cartella sociale Harraga” che si è tenuta a Palermo lo scorso 17 luglio, presso l’aula consiliare del Comune.
Si è trattato certamente di un momento di bilancio di un progetto straordinario, Ragazzi Harraga, e di celebrazione della comunità che ha preso forma, in questi anni, attorno agli 80 tirocini lavorativi attivati, o ai 5 cicli di 3 laboratori che hanno coinvolto più di 240 ragazzi e ragazze, la cui ricchezza è stata raccontata dal video “Noi Harraga”, di Martino Lo Cascio e Antonio Macaluso. Immagini che hanno restituito la visione sottolineata più volte dal Sindaco Leoluca Orlando nel corso del suo intervento: «Io sono persona, noi siamo comunità», contro ogni individualismo o identità costruita sull’esclusione. Perché Palermo, in questi anni, è riuscita anche a superare l’idea dei ponti e costruire invece “casa comune”, una casa in cui nessuno è più invisibile «mentre l’insicurezza nasce dall’invisibilità delle persone».
E la Cartella Sociale Harraga, uno strumento ormai acquisito dal Comune di Palermo, contribuisce a fare emergere le persone dall’invisibilità, poiché è in grado di mappare i percorsi dei minori arrivati da soli in Italia (e ormai di tutti i minori in carico al Comune), favorendo la cooperazione tra tutti gli attori sociali coinvolti nei loro processi di inclusione: uno strumento, come ha sottolineato l’Assessore alla cittadinanza solidale Giuseppe Mattina, «costruito dalla comunità per essere restituito alla comunità, partendo dalla vita concreta di tutti i minori che abitano questa città». La Cartella Harraga nasce proprio da quella “comunità educativa” descritta poi da Angela Errore, Ufficio del Garante metropolitano per l’infanzia e l’adolescenza, rispetto alla quale Palermo ha stretto un patto: prendersi cura e rafforzare i legami, a partire dalla tutela dei diritti di tutti i minori.
Anche il Presidente del tribunale per i minorenni di Palermo Francesco Micela ha sottolineato i progressi di questa città in tema di cura dell’infanzia e dell’adolescenza, raccontando l’impegno delle centinaia di tutori e tutrici volontari che hanno costruito con i minori soli quella necessaria relazione individuale di ascolto e orientamento, perché «non ci troviamo davanti a un fenomeno statistico, ma a storie individuali che meritano un’attenzione specifica», e la cartella sociale Harraga è uno strumento utilissimo anche in questo senso.
Le testimonianze di Alhage Sankareh, Ibrahim Ba e Moussa Sangaré, hanno confermato tutte queste riflessioni: storie di ragazzi eccezionali arrivati in Italia quando erano piccoli e soli dopo viaggi terribili, che a Palermo hanno affrontato tante difficoltà, ma che hanno anche trovato una comunità in cui riconoscersi e crescere. La grande paura adesso però, è come tutto sia velocemente cambiato, e quanto facile sia diventato “perdere i documenti” a causa delle nuove leggi. Quanto questa paura sia motivata è emerso dalla presentazione, nel corso della conferenza, del primo report sull’elaborazione dei dati ad oggi contenuti nelle diverse cartelle dei minori.
La cartella Harraga è infatti anche un database capace di ricostruire, a partire dalle singole storie, il quadro generale delle disfunzioni del sistema di accoglienza, o degli ostacoli che i minori e chi si prende cura di loro devono affrontare. Dal report è risultato evidente quanta differenza ci sia tra i minori arrivati prima e dopo il 2017, in termini di difficoltà di costruire percorsi di inclusione, a partire dalla precarietà della loro condizione giuridica: la nuova legge rischia di renderli tutti irregolari al compimento del diciottesimo anno, anche se hanno preso diplomi, avviato esperienze di lavoro, imparato perfettamente la lingua, costruito legami. Come ha detto Paola Crestani, la Presidente del CIAI che è capofila del Progetto Harraga, ci troviamo in un “mondo rovesciato”, in cui anche prendersi cura di questi minori nell’unico modo che Ciai conosce, “come fossero figli”, rischia di non bastare più. E il pensiero è corso all’assurda guerra alla solidarietà portata avanti negli ultimi mesi, con la consapevolezza che la diminuzione enorme del numero degli arrivi dei minori soli e di tutti i migranti nasconde il fatto che le persone vengano detenute in Libia sotto le bombe o a subire torture, oppure anneghino in mezzo a un mare divenuto deserto.
La Conferenza sulla cartella Sociale è stata quindi anche un momento di analisi collettiva, tra istituzioni, enti del privato sociale, minori e neomaggiorenni, del periodo storico che stiamo affrontando in Italia.
A questa analisi hanno partecipato anche l’Assessora Clara Ruggieri del Comune di Marsala e Barbara Lucchesi del Comune di Milano, mettendo a confronto le realtà di territori differenti che affrontano però problematiche contigue nel rinnovare l’impegno per la difesa dei diritti di ogni persona, a partire dai minori. Le stesse speranze e le stesse criticità sono emerse in tutti gli interventi delle realtà che hanno partecipato alla costruzione della Cartella sociale Harraga: gli enti universitari ItaStra e Cledu, il Centro diaconale La Noce dei Valdesi, l’ASP, l’agenzia per il lavoro Send, il CPIA1 Palermo, la Comunità Arcolbaleno in rappresentanza delle altre comunità di seconda accoglienza, e il CESIE, la cui rappresentante, Roberta Lo Bianco, ha raccontato anche la sua esperienza da tutrice, e quanto difficile sia svolgere un ruolo così prezioso e delicato in questo periodo in cui anche le cose più semplici diventano estremamente complicate.
A moderare questa giornata è stato Nello Scavo, reporter internazionale, scrittore e giornalista di Avvenire, straordinario compagno di viaggio di tutte le persone impegnate in Italia nella difesa dei diritti anche attraverso la capacità di raccontare la realtà, di dire la verità contro ogni pregiudizio e propaganda politica.
La Cartella Sociale Harraga è attiva, decine di cartelle dei singoli minori sono già interamente compilate in tutte le sezioni (anagrafica, amministrativa, storia personale, istruzione e formazione, penale, sanitaria, esperienze lavorative, socialità e cittadinanza attiva, competenze, desideri e progetti), e la rete di partenariato che l’ha costruita la estenderà anche ad altri territori grazie al nuovo Progetto SAAMA, finanziato col secondo bando Never Alone che aveva già sostenuto Ragazzi Harraga. L’impegno a difesa dei diritti di tutti i minori e contro ogni discriminazione continua, con più convinzione che mai.
Il progetto Ragazzi Harraga partecipa a “Never Alone, per un domani possibile”, un’iniziativa promossa da Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione CON IL SUD, Enel Cuore, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Fondazione Peppino Vismara, inserita nel quadro del Programma europeo EPIM “Never Alone – Building our future with children and youth arriving in Europe”.
Ragazzi Harraga è stato selezionato nell’ambito del Bando nazionale 2016 “Accoglienza e accompagnamento dei minori e giovani stranieri non accompagnati che arrivano in Italia soli”: l’azione sostiene otto progetti sul territorio nazionale per favorire l’autonomia e l’inclusione dei giovani migranti. Si ringrazia ALTRAN, partner per la realizzazione della Cartella sociale.
*Alessandra Sciurba è coordinatrice del progetto Ragazzi Harraga (CIAI)
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