Politica
Io, presidente di seggio col velo
Il diario della collaboratrice di Yalla Italia Rassmea Salah fra insulti e sorrisi
di Redazione
di Rassmea Salah
Sono stata nominata dalla Corte di Appello di Milano Presidente del seggio 22 di Bresso per le elezioni europee e provinciali dei giorni 6 e 7 giugno 2009. I requisiti c’erano tutti: sono cittadina italiana e sono laureata. Qual è la notizia, allora? La notizia è che non sono cattolica, ma musulmana. E per di più indosso un velo islamico, il hijab, quello che lascia scoperto il viso e che, colorato e sempre abbinato a borsette e scarpe, copre solo i capelli. Una novità, forse. Ma è indubbiamente un chiaro segno che la società cambia, anzi è già cambiata, un segno che questa Italia di oggi è, volenti o nolenti, già multietnica e multiculturale.
È l’ennesimo segnale che la cittadinanza ha un volto nuovo e che l’identità italiana è compatibile oggi con un nome arabo, con degli occhi a mandorla, con una pelle color ebano, con una religione che non sia quella maggioritaria. È anche un chiaro segnale di un desiderio, da parte di noi giovani soprannominati “nuovi italiani” (come ci ha definiti il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) o “seconde generazioni d’immigrati”, di voler partecipare attivamente alla vita pubblica e politica del paese in cui siamo nati o cresciuti per la maggior parte della nostra vita. È un desiderio di riscatto sociale, di dare il nostro piccolo contributo alla società, di dimostrare che per noi figli d’immigrati non si può parlare di integrazione, perché essa sottende l’inserimento di un elemento estraneo alla società nella stessa. Noi non ci sentiamo e non siamo e non vogliamo essere elementi estranei, ma pensiamo di essere elementi intrinseci alla realtà sociale attuale. Oggi noi nuovi italiani vogliamo essere riconosciuti come tali, non solo socialmente e culturalmente, ma anche giuridicamente. Molti di noi infatti non hanno ancora la cittadinanza e non si sentono quindi inclusi nella società, non si sentono riconosciuti da Mamma Italia come suoi legittimi figli/cittadini. Faccio dunque un appello al Presidente Giorgio Napolitano perché si riveda in Italia la legge sulla cittadinanza che deve essere aggiornata, contestualizzata e adattata al nuovo scenario di oggi, quello di una società italiana in continua trasformazione che presenta altre forme di italianità.
Fare il presidente di seggio è stato per me un onore. Ho ricevuto sia messaggi e sorrisi di supporto e di solidarietà, che critiche e insulti. Ma penso sia normale, visto che forse gli stessi cittadini italiani autoctoni ancora non si sono resi conto delle trasformazioni sociali in atto, e credono fermamente che il modello di cittadinanza italiana debba essere oggi come quello di cinquant’anni fa: bianco e cattolico.
Mi auguro che il melting pot americano, con il suo più grande risultato di portare all’elezione di un presidente di seconda generazione e di origine africana, possa insegnare qualcosa anche all’Italia.
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