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Io, obiettore, credo in un’alternativa

Intervista a don Tonio Dell’Olio (di Stefano Arduini ed Emanuela Citterio).

di Redazione

Tonio Dell?Olio, coordinatore nazionale del movimento cattolico Pax Christi, non ha dubbi: l?obiezione fiscale alla difesa armata è una forma di democrazia. Che dovrebbe essere tutelata per legge. A chiederlo, in Italia, è un gruppo di associazioni e sigle del pacifismo, che ha dato vita a una campagna di obiezione alle spese militari (oltre a Pax Cristi vi partecipano Beati i costruttori di pace, Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione per la pace, Lega disarmo unilaterale, Lega obiettori di coscienza, Berretti bianchi e Rete italiana per il disarmo). La provocazione di Famiglia cristiana? Per don Dell?Olio, «un gesto coraggioso». Vita: Chi fa obiezione alle spese militari è un evasore? Dell?Olio: Non versa la quota che presumibilmente lo Stato utilizzerebbe per il finanziamento dell?esercito, ma destina anche l?equivalente che non ha versato al finanziamento di una microrealizzazione nel Sud del mondo o a favore di un istituto di ricerca per un modello alternativo di difesa. E allega la ricevuta alla sua dichiarazione dei redditi. Alla fine, tra diritti di mora e pignoramento, paga dieci volte tanto rispetto alla somma dovuta. Quindi, non è un evasore. È un contribuente che non contribuisce nel modo che lo Stato richiede. Vita: Lei obietta? Dell?Olio: Sì. Vita: Con quali conseguenze? Dell?Olio: Io sono un sacerdote. È successo per ben due volte che mi sia rifiutato di pagare la quota per le spese militari. Ho resistito anche al pagamento delle multe, fino a quando è venuto il pignoratore a casa mia per valutare cosa mettere sotto sequestro. Ma non potendo, per legge, prendere nulla che fosse direttamente collegato alla mia sopravvivenza, non sapeva che fare. Alcuni amici hanno raccolto dei soldi e mi hanno regalato dei libri sulla pace. Alla fine ha accettato di requisire quelli. Vita: Dice sul serio? Dell?Olio: Non è finita qui. Siamo andati in chiesa a battere l?asta. Il buon pignoratore aveva deciso che per recuperare i soldi qualcuno doveva comprare questi libri. L?acquirente è stato l?assessore alla Cultura di Bisceglie. Ora nella biblioteca del Comune si trovano i miei libri sulla pace, fra cui la guida all?obiezione alle spese militari. Vita: L?obiettore alle spese militari distingue fra difesa armata e non armata, e vuole finanziare solo quest?ultima. Di fatto, oggi è possibile? Dell?Olio: In questo momento non esiste una forma di difesa non armata istituzionalizzata e diffusa. Le istituzioni non hanno mai perseguito questa strada. Che non sia, però, un?utopia campata in aria è provato dal fatto che presso l?ufficio del servizio civile esiste una commissione ?per la difesa popolare nonviolenta?. Istituita, con tanto di decreto, proprio da questo governo, e di cui fanno parte anche alcuni obiettori alle spese militari. Vita: Cos?è la difesa popolare nonviolenta? Dell?Olio: Un?educazione della popolazione sui metodi di difesa alternativi alla difesa armata. Vita: Per esempio? Dell?Olio: La non collaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, lo sciopero, già praticati in passato come forma di difesa da forze ostili. L?invasione nazista nei Paesi scandinavi incontrò esattamente questo tipo di resistenza organizzata. La popolazione intercettò i carichi di armi, bloccò i trasporti, tagliò i fili per impedire le comunicazioni. Vita: Si potrebbe obiettare che lo scenario globale di oggi è più complesso. La lotta al terrorismo implica la partecipazione a una difesa che va oltre quella nazionale? Dell?Olio: Al contrario, credo che questa opzione abbia ancora più valore. Il terrorismo si serve della forza delle armi, la guerra pure, parlano lo stesso linguaggio. Potrebbe essere il momento di mettere in campo provocazioni più creative, come l?apertura del dialogo con settori delle società in cui il terrorismo mette radici. Sono convinto che gli si toglierebbe terreno. Non dimentichiamo, poi, che il diritto internazionale prevede l?uso della forza come ?extrema ratio?. Eppure, nell?intervento in Afghanistan e poi in Iraq il diritto internazionale è stato abbondantemente disatteso. Vita: Cosa chiede la campagna di obiezione alle spese militari? Dell?Olio: Una forma di democrazia fiscale, la possibilità cioè per i cittadini di scegliere dove destinare i propri soldi per quanto riguarda la difesa. E una legge ad hoc che riconosca questa forma di obiezione di coscienza. Non si tratta, come qualcuno ha detto, di creare un precedente per altre obiezioni. Non è tollerato, ad esempio, che chi non condivide l?indirizzo scolastico del governo decida di non pagare le spese per l?istruzione. Vita: Cosa fa la differenza? Dell?Olio: Mentre per il sistema scolastico il cittadino può lottare, per esempio con un referendum, per la difesa no. Il referendum in Italia non è possibile su due questioni: la difesa e le tasse, ovviamente. In ogni caso, noi concepiamo l?obiezione alle spese militari come ultima istanza della coscienza, laddove altre strade non portano a un risultato. Vita: Cosa avete fatto per avere una legge? Dell?Olio: Sono state presentate diverse proposte di legge. A credere in questa possibilità sono finora minoranze esigue, pochi parlamentari. Ma è successo anche per l?obiezione di coscienza al servizio militare: era considerato da pazzi e incoscienti sottrarre uomini alle forze armate, eppure si è arrivati al servizio civile. Vita: Il ministro Carlo Giovanardi ha detto che chi fa obiezione alle spese militari sottrae risorse anche al servizio civile. Dell?Olio: Ha preso un abbaglio. Stando ai comparti di spesa, è evidente che quello per il servizio civile nazionale non è alimentato da quello della difesa. Vita: La presa di posizione di Famiglia cristiana è partita dal caso di obiezione di un prete, e anche lei lo è. Indice di una sensibilità particolare? Dell?Olio: Ci sono molti cattolici tra coloro che hanno maturato questo tipo di scelte. Il Vangelo chiede di porgere l?altra guancia. Dovremmo trarne le conseguenze.

Stefano Arduini Emanuela Citterio


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