Non profit

Io, Marco, tre figlie in Zambia con passione

Una telefonata a... Giovanna Roncoroni, Livingston

di Emanuela Citterio

Pronto, sei Giovanna? Come va? Bene, grazie. Siamo qui da quattro mesi. Mio marito Marco sta seguendo un progetto del Celim. Abbiamo deciso di partire con le nostre tre bambine e di rimanere tre anni. Marco adesso è fuori a cercare mattoni. Deve costruire un centro di formazione professionale: dall’Italia può sembrare una sciocchezza, ma qui trovarli è veramente un’impresa….
Come avete trascorso la prima Pasqua africana?
Sono venute a trovarci altre due coppie di volontari da un’altra regione dello Zambia, e altre persone dall’Italia. Qui le celebrazioni per la Pasqua sono bellissime. Tutti, anziani e bambini, cantano e ballano all’aperto con in mano rami di palma.
Come state vivendo l’impatto con l’Africa?
Quando abbiamo deciso di partire, io e Marco ci siamo divisi i ruoli. Il suo è rivolto all’esterno, il mio è fare la mamma. In questi mesi ci siamo uniti ancora di più, siamo cresciuti come famiglia. Lo stile di vita africano ci lascia più tempo per stare insieme.
Com’è la tua giornata tipo?
Piena. Mi alzo molto presto e poi accompagno le bambine, che devono essere a scuola per le 7 e 30. Abbiamo avuto un po’ di difficoltà a trovare una scuola adatta a Chiara, che ha sei anni, e l’asilo per Maria, che ne ha quattro. Ci sono scuole in Zambia che si basano su un metodo severo e autoritario, dove si usa persino la bacchetta. Alla fine per Chiara abbiamo trovato una scuola gestita da un’insegnante indiana, che segue un metodo diverso, e per Maria un asilo fondato da una missionaria americana. Anna, che ha solo due anni, rimane tutto il giorno con me.
Cosa vi fa restare?
Il desiderio di imparare dai nostri fratelli zambiani e di superare con loro le difficoltà che vivono. Non vogliamo portare il nostro modello di sviluppo, ma solo camminare insieme.

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