Welfare

Io mamma dietro le sbarre

Lettera di Marzia Belloli, una madre detenuta a san vittore

di Redazione

Quella che pubblichiamo qui sotto è una lettera di Marzia Belloli, detenuta nel carcere milanese di San Vittore e mamma di Carolina, una bella bambina di tre anni e tre mesi, che ora vive fuori dal carcere, lontano da lei. Se la legge di riforma del carcere passerà, Marzia potrà finalmente vivere con sua figlia fuori dalla galera. Queste sono le sue riflessioni di oggi. «L?urlo di Carolina: ?Apri! Apri!? di quando era in sezione a San Vittore con me non è niente in confronto a quello che Carolina sta subendo adesso che cresce fuori da lì. Quando è malata e ti implora se puoi, per favore, di restare con lei e tu che devi andare. Devi andare dove, poi? Devi andare un paio di quartieri più in là a lavare i pavimenti, imprecando contro troppe cose. Ogni giorno che passa è dolore, è disperazione che aumenta. È quotidiana sofferenza che cresce. Facciamo soffrire dei bambini innocenti, veri, fatti così e fatti cosà. Loro, proprio loro: le Giulie, le Ramone, le Caroline, i Giorgio e i Sergio. Tutti sono d?accordo che i bambini non ci dovrebbero stare, in carcere. Verissimo: starebbero meglio fuori. Certo, bisognerà fare in modo che stiano fuori, ma con le mamme. E anche questo bisogna farlo al più presto, subito. Ma non tutti capiscono che il vero problema non è dentro o fuori. Un bambino, un ragazzo, ha bisogno dei suoi genitori: questo è il problema di fondo. Fa senso vedere un bambino dietro le sbarre che grida: ?Apri! Apri!?. Ma io che questa cosa me la sono vissuta tutta posso assicurarvi che dovrebbe far senso molto di più quello che viene dopo, quando il bambino compie i fatidici tre anni e deve staccarsi dalla mamma e cambiare tutta la sua vita. Carolina subisce e ingoia, per venirci incontro, perché ci ama e capisce che noi siamo i primi a soffrire, lei sta vivendo con noi l?attesa di una vita migliore, noi le stiamo chiedendo di essere già grande. Carolina non è una bimba spensierata, ve lo assicuro. Noi stiamo rubando a Carolina la gioia e l?innocenza dei suoi piccoli anni. Il progetto di legge rappresenta un vero passo avanti e una svolta coraggiosa, ma purtroppo i tempi delle leggi non si accordano con i tempi reali, con i tempi della vita. I mesi che passano così, vuoti di prospettive, senza che la discussione della legge venga ripresa, per noi sono mesi fatti di giorni sempre più pesanti. Sono mesi fatti dei continui perché di un bambino che non può capire le cose dei grandi, le nostre cose. E non è solo Carolina: sono tanti i bambini che pagano, che soffrono: non è giusto. Molte donne a San Vittore mi chiedono se c?è qualche speranza che la situazione si sblocchi: io rispondo sempre di avere fiducia. La stessa domanda la rivolgo a voi perché, seppur fiduciosa, di qualche speranza e certezza ho tanto bisogno anch?io».


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