Salute

Io, malato d’Aids, vivo con 211 euro

Lettera di Stefano Goffi, malato terminale di Aids.

di Stefano Goffi

Mi chiamo Stefano Goffi e sono un malato terminale d?Aids. Oltre alla fatica di sopravvivere all?Aids e combattere i giudizi e i pregiudizi della gente mi trovo in difficoltà economiche: vi chiedo come aiuto di pubblicare la mia lettera affinché arrivi a chi compete.
Ci avevo tanto sperato, quasi ci avevo creduto, molto l?avevo sognato, avevo bisogno di crederci: e invece niente, io e molti altri non rientriamo in alcuna categoria. Avevo sentito parlare della pensione minima portata a un milione di lire: quando l?ho sentito mi sembrava di aver vinto la lotteria, già immaginavo, sognavo, speravo tante cose: e invece no, a me restano 211 euro. Io un condannato a morte, io che prendo 35 pillole al giorno per l?Aids, più di 14mila l?anno fra tutto, io che ho la febbre 4-5 mesi l?anno: non ho diritto alla pensione!
Caro Silvio Berlusconi, sono Stefano un ex tossicodipendente, mi sono bucato per diversi anni perché non avevo il coraggio di vivere e non c?era qualcosa o qualcuno per cui valeva la pena vivere e impegnarsi. Finalmente incontro una comunità, mi aiuta, mi da qualcosa e Qualcuno in cui credere. Scopro di ?essere vivo?, di poter tornare a essere padrone della mia vita e non più dipendente da altre cose. Scopro in me l?Hiv: il mondo mi crolla addosso. Perché ora che potevo rinascere e ricominciare una nuova vita sono condannato a morte? Perché ora che ho riscoperto la vita devo morire? Qualcuno mi aiuta a capire che la vita è qualcosa di più grande della morte. Affronto l?Aids e decido di conviverci non lasciandogli tregua: «tu vuoi uccidermi, io voglio vincerti». Lavoro per qualche mese, ma il mio fisico non regge le otto ore quotidiane. Faccio domanda e ricevo un?invalidità al 100%. Dono la mia vita in un?associazione che mi dà stimoli per vivere e faccio quello che posso. Faccio domanda d?inabilità al lavoro per avere quello che mi ?spetta?. La domanda non posso presentarla perché negli ultimi 5 anni dalla data di presentazione della domanda non ho versato i contributi degli ultimi tre anni. Ma come potevo lavorare se ero in comunità terapeutica? Forse, caro Silvio, non sarei dovuto uscire dalla tossicodipendenza, avrei dovuto pensare al lavoro e ai contributi e continuare a drogarmi, così lo Stato mi avrebbe preso in considerazione. Se non sei drogato, alcolizzato, nessuno fa niente per te. Vivo con 211 euro al mese, anzi, provo a sopravvivere, perché non posso pensare a un affitto, alle bollette, al cibo, al vestiario e alle medicine con 211 euro al mese. Meno male che ci sono associazioni che cercano di rimediare alle mancanze dello Stato! Per tanto tempo chiedo aiuto al ministro della Sanità (Rosy Bindi) e a quello del Lavoro (Bassolino) ma niente: la legge viene prima dell?uomo, se non hai i bollini niente pensione. Mi arrabatto e arrivo fino a oggi a illudermi del milione al mese. Invece no: mi dicono che devo avere 70 anni, 60 se sono invalido civile al 100%: ma porca miseria la smettiamo di prenderci in giro? Come faccio ad arrivare ai 60 anni? Caro Silvio, sono proprio un cretino a cercare di restare in vita! I farmaci ora mi aiutano a convivere più a lungo con questa malattia: i farmaci allungano la vita, ma viverla così con queste ingiustizie sembra che allunghino la mia agonia, la mia disperazione, la mia rabbia contro uno Stato che non è al servizio del cittadino. è vero che con i farmaci ora si vive più a lungo, ma io ho usato tutti i farmaci disponibili e quindi quelli che ci sono a me non servono a niente. Mi dicono che forse arriverà un farmaco nuovo, ma solo in ?uso compassionevole?. Quindi, caro Silvio, fin tanto che la legge non cambierà, se tu volessi darmi una ?pensione ad uso compassionevole?, l?accetterei lo stesso.
Stefano Goffi, Rimini

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