Non profit

Io Donna documenta il lavoro del Cesvi a Cape Town

Sul numero del 30 novembre, Io Donna dedica 7 pagine al progetto Cesvi "Fermiamo l'AIDS sul nascere" in Sudafrica, con il reportage fotografico di Giovanni Diffidenti da Cape Town

di CESVI

«A volte le statistiche parlano più della vita reale, i numeri vedono cose che gli umani non possono neppure immaginare. A Philippi, per esempio, sobborgo di Cape Town, bidonville immensa in cui centinaia di migliaia di neri e meticci si disputano le briciole di una delle più lussuose città del mondo, non sempre è stato semplice vedere i segni della peste del Duemila».

Inizia così l’articolo di Raffaele Oriani, pubblicato dal settimanale “Io Donna” sabato 30 novembre, alla vigilia della giornata internazionale di lotta all’AIDS, dedicato all’impegno del Cesvi in Sudafrica per il progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere”.
Il programma del Cesvi mira a prevenire la trasmissione dell’AIDS dalle mamme sieropositive ai bambini attraverso la somministrazione della Nevirapina, un farmaco antiretrovirale in grado di proteggere il nascituro dal contagio. Ma il Cesvi non si limita all’intervento farmacologico: il progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere”, infatti, si fonda in primo luogo sul coinvolgimento delle donne in gravidanza in incontri di prevenzione, informazione e educazione; le donne sono poi testate per accertare la loro condizione di sieropositività, supportate psicologicamente da personale specializzato e formate all’uso del latte in polvere per i loro piccoli.

Corredato dalle immagini del reportage fotografico di Giovanni Diffidenti da Cape Town, l’articolo raccoglie la testimonianza di Piersilvio Fagiano, direttore dell’Unità progetti del Cesvi, e dello stesso Diffidenti.

Dopo aver contribuito a lanciare il progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere” in Zimbabwe (dove ha vissuto negli ultimi quattro anni) e in Sudafrica , Piersilvio Fagiano è ora rientrato a Bergamo. «A chi contesta il nostro intervento sostenendo che salviamo i bambini senza far nulla per le madri» spiega con decisione «Rispondo che è comunque meglio far nascere un orfano piuttosto che un bambino destinato a morire ad otto o dieci anni tra sofferenze atroci. E rispondo anche che in Africa è fondamentale dimostrare che contro l’AIDS si può fare qualcosa, che vale la pena sottoporsi al test, che sapere di essere sieropositivi non vuol dire solamente dover morire di AIDS. Grazie alla nevirapina le mamme che si scoprono sieropositive sanno per esempio di poter salvare la vita dei loro figli».

E più si intacca l’equazione AIDS uguale morte, più anche in Africa si guadagna spazio e tempo per parlare, ascoltare, prevenire, curare.

Bastano 130 euro per salvare un neonato africano dall’AIDS.
Si può contribuire al progetto del Cesvi chiamando il numero verde 800.036.036 (per versamenti con carta di credito) oppure effettuando un versamento sul c/c postale 324244 intestato a Cesvi (causale: “Fermiamo l’AIDS sul nascere”).

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