Non profit

Io con calearo? tutti abbiamo bisogno di tutti

«Nessuno dei soggetti economici e sociali oggi in campo è in grado di farcela da solo». Così il leader Cisl spiega la sua candidatura

di Ettore Colombo


Pierpaolo Baretta (veneziano, classe 1949, una moglie, Giuliana Ledovi, oggi capo ufficio stampa dell?Inail, ieri al suo fianco in tutte le battaglie combattute nella Fim e nella Cisl) lascia il suo sindacato, la Cisl, dopo averci passato praticamente una vita. Da operaio, Baretta, delegato di fabbrica a Porto Marghera, inizia una lunga carriera sindacale che lo porta, negli anni 70, nell?Flm (la mitica confederazione unitaria dei metalmeccanici) e nella Fim Veneta, dalla quale passa a quella nazionale. Segue la lunga fase di ristrutturazione della Fiat e, negli anni 90, diventa segretario confederale Cisl, con delega prima al settore contrattuale, poi a quello ?Democrazia economica, fisco e previdenza?. Nel luglio 2006, con Raffaele Bonanni segretario generale, diventa segretario generale aggiunto, e in quel ruolo ha seguito da vicino – o, meglio, da vicinissimo – la partita della riforma delle pensioni. Appassionato esperto di temi come quelli della democrazia economica e della responsabilità sociale d?impresa, Baretta è un cattolico che non ha mai considerato la politica come ?cosa altra?, ma come possibilità di lavorare per il raggiungimento del ?bene comune?. Con questa convinzione compie il grande passo del salto nella politica diretta. Candidato dal Pd nel collegio Veneto 2 alla Camera in posizione non solo sicuramente eleggibile ma quasi da testa di lista, Baretta giocherà un ruolo di primo piano nella prossima legislatura. Antico amico e lettore di Vita, oltre che del mondo del non profit, intervistarlo era un obbligo. Ma parlare con Baretta è anche un piacere.

Vita: Il Pd sembra aver trovato la formuletta magica: mettere assieme l?operaio e l?imprenditore nel segno del lavoro. Specchietti per gli elettori – allodole? Pierpaolo Baretta: Nessuno dei soggetti economici e sociali oggi in campo è in grado di farcela da solo, né i lavoratori né le imprese. Forse rispolverare formule come quelle del ?patto tra i produttori? sa di vecchio, ma la direzione è quella: mettere assieme le energie migliori per scrivere nuove regole del gioco, fare scelte forti e condivise. Le polemiche sulle candidature in presunta contraddizione del Pd si possono liquidare con una battuta: banalizzare o cogliere la sfida lanciata da un partito dalla forte vocazione maggioritaria che si vuole prendere a cuore gli interessi del Paese. Lavoratori e imprenditori hanno diverse sensibilità e problemi ma sfide comuni: al di là della spigolosità di alcuni candidati (leggesi Calearo, ndr) il Pd le vuole portare a sintesi. In una logica partecipativa, non certo antagonista. Vita: Nel frattempo riesplode, come un macigno, la questione salariale. I nostri sono tra i più bassi, nella Ue. Baretta: L?impoverimento, ormai, non è più solo dei ceti popolari, ma dei ceti medi, cioè di strati di popolazione abituati di solito a condizioni di vita accettabili. Un impoverimento non solo salariale, ma di status e di stili di vita. È un problema enorme, drammatico. E che si sente anche nel profondo Nord, nel Nord – Est. La risposta è quella di proposte politiche serie, credibili. Sul piano pratico, bisogna introdurre maggiori detrazioni al lavoro dipendente ma anche l?intervento sulle aliquote, di solito visto con diffidenza da parte sindacale. Poi bisogna intervenire potenziando un vecchio ma ancora oggi validissimo cavallo di battaglia della Cisl, la contrattazione di secondo livello. Va incentivata e potenziata. Anche in questo modo, potenziando la produttività del sistema e incentivando la contrattazione di secondo livello, si riapre il discorso sulla partecipazione, sull?azionariato popolare nelle imprese, sulla democrazia economica. Per i precari, infine, serve un mix di tutele: la flessibilità nei primi due-tre anni di lavoro ci può stare, dopo 5-7 anni no, diventa intollerabile precarietà. Dobbiamo fornire tutele certe, verificabili e universali: il diritto alla malattia, al ricovero, alla gravidanza, a prescindere dal tipo di contratto. Altrimenti la stessa formazione di una famiglia, la stessa idea di futuro, diventa inagibile, per i giovani. Vita: A proposito di famiglia, il Pdl rilancia il quoziente familiare. E il Pd, invece, si allea con i Radicali? Baretta: Il quoziente familiare è un tema che vorrei approfondire. Ero favorevole, anni fa, poi diversi studi e calcoli mi hanno fatto capire che si tratta di materia delicata, che non si può gettare all?improvviso in una campagna elettorale. La proposta, se non ben gestita, si presta ad equivoci e ha problemi di spesa. Oggi ho qualche riserva. La sussidiarietà è un?altra cosa, un valore forte che non vuol dire affatto ridurre il ruolo dello Stato ma ricalibrarlo, ricentrarlo, e lavorare, ad esempio, su deduzioni e detrazioni. Per quanto riguarda i Radicali, alcune loro battaglie sono state importanti, ma molte loro asprezze – specialmente nei confronti del mondo sindacale – non le ho mai condivise. E le ritengo sbagliate. In ogni caso, lavorerò per un partito nuovo, senza correnti, a partire dalla mia sensibilità che è cattolica. Vita: Alzare il tetto della deducibilità delle donazioni, rendere stabile il 5 per mille sono le due proposte cardine che avanza il terzo settore. Condivide? Baretta: Sì, molto, ed entrambe le proposte mi convincono. La prima serve a fare in modo che la solidarietà concreta, agita, dei cittadini, diventi un meccanismo sempre più universale, e non un calcolo residuale, una dimostrazione concreta di sussidiarietà. Il 5 per mille ha dimostrato già in questi anni le sue grandi capacità, ma l?istituto è stato gestito con il contagocce, in modo contraddittorio. Va stabilizzato e valorizzato. In entrambi i casi si tratta di declinare la stessa parola, fraternità, in programma politico.Vita: Le Acli hanno da poco lanciato un loro documento in cui chiedono una ?Convenzione costituente? subito dopo il voto. Concorda? Baretta: Certamente. Sulle grandi riforme, quelle che interessano il mondo del volontariato e del terzo settore in testa, bisogna ragionare in modo bipartisan, non certo perdendosi dietro polemiche di piccolo e modesto cabotaggio. Mentre il governo, chiunque vinca, deve fare il suo dovere sulle scelte economiche e sociali più urgenti, mettere mano alle grandi e altrettanto urgenti riforme istituzionali ed elettorali è assolutamente necessario. Da questo punto di vista, il ruolo dell?associazionismo e del non profit è fondamentale. Un?assemblea costituente che si occupi di questi grandi temi e che non può essere elettiva, ma di nomina, non può chiudersi dentro le logiche dei partiti, deve tenere conto di tutte le sensibilità sociali presenti nel Paese e sul territorio, a partire da quelle del terzo settore. In Veneto, ragionare di riforme di qualsiasi tipo prescindendo dal terzo settore sarebbe, per dire, impensabile.

Prendiamo nota

Le buone intenzioni

  • Rendere stabile il 5 per mille e rendere più fluide le procedure.n
  • Alzare il tetto alla deducibilità delle donazioni che oggi è pari a 70mila euro. Solo così, dice Baretta, la solidarietà concreta, agita, dei cittadini diventa un meccanismo universale e riconosciuto uscendo dalla marginalità.

Mix di tutele per i precari. Dobbiamo fornire tutele certe, verificabili e universali: il diritto alla malattia, al ricovero, alla maternità, a prescindere dal tipo di contratto.

Qui non ci convince...

  • Il quoziente familiare è una misura e un tema da approfondire, dice Baretta. La proposta si presta ad equivoci e a problemi di spesa. Ho qualche perplessità, continua l?ex sindacalista, la sussidiarietà non vuol dire ridurre il ruolo dello Stato, ma ricalibrarlo.

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