Scuole di cittadinanza
Io, cittadino italiano, vedo le difficoltà dei miei compagni che non lo sono
Rayan Chafik, 17 anni, è un italiano di origine marocchina. «Alcuni miei compagni di classe non hanno la cittadinanza italiana, vedo quanto è difficile per loro: si sentono esclusi, è un fatto che non li fa stare bene». Continua il racconto di VITA con i ragazzi e dentro le scuole, per parlare di cittadinanza e di Ius Scholae
«Io sono un italiano marocchino. Ho la cittadinanza italiana, ma vedo le difficoltà dei miei coetanei che non la possiedono», dice Rayan Chafik, 17 anni, nato a Genova, dove vive. «Faccio parte del Cnrr, Consiglio nazionale delle ragazze e dei ragazzi e ne vado fiero. Ora sono nella commissione Cfa, Cittadinanza attiva futura». Attraverso il Cnrr, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza raccoglie la voce di ragazzi che vivono esperienze diverse su tutto il territorio nazionale.
Fai parte della commissione Cittadinanza attiva futura, attualmente. Sicuramente vi confronterete sui temi della cittadinanza e dello Ius Scholae. Tu cosa ne pensi?
Qui in Italia c’è lo Ius Sanguinis ma non lo Ius Scholae: a parere mio, non è molto corretto. Ci sono persone che hanno genitori italiani ma non sono nati in Italia, non ci vivono e magari non sanno neanche la storia di questo Paese, eppure sono cittadini italiani. Per me un ragazzo che studia in Italia, conosce la cultura italiana, ha bisogno della cittadinanza. Io sono molto favorevole allo Ius Scholae. In cinque anni di studio e di vita, un ragazzo ha il tempo di sentirsi italiano.
Quali sono le tue esperienze?
Alcuni miei compagni di classe con background migratorio non hanno la cittadinanza italiana, vedo le loro difficoltà. Se c’è una gita fuori dall’Italia, hanno bisogno di un visto. Oltre a problemi di tipo pratico, si sentono in messi in disparte. Dicono: «Vivo in Italia, parlo italiano, conosco la cultura e la storia di questo Paese, perché non posso avere la cittadinanza?». Alcuni miei amici vivono molto male il fatto di non avere la cittadinanza italiana: se non hai la cittadinanza non sei italiano, ti senti escluso. Non essere cittadini italiani non fa stare bene, è proprio una questione di benessere personale.
Alcuni miei amici vivono molto male il fatto di non avere la cittadinanza italiana: ti senti escluso. Non essere cittadini italiani non fa stare bene, è proprio una questione di benessere personale
Che ruolo ha la scuola nel costruire l’identità di un cittadino?
La scuola deve svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione dell’identità di un cittadino, trasmettendo valori, competenze civiche, educazione tramite il diritto e il dovere e anche la cultura del proprio Paese. Come sempre, si potrebbe fare un po’ di più, però passo dopo passo si andrà avanti, sempre meglio. Per quanto riguarda la mia esperienza e quella dei coetanei che conosco, la scuola assolve a questo suo compito. Sto frequentando un istituto professionale meccanico, da grande vorrei fare il poliziotto o il musicista (suono il basso tuba).
La tua famiglia è tutta in Italia?
Ho tre fratelli e una sorella, tutti nati e cresciuti in Italia. I miei genitori sono marocchini. Mio padre è venuto qui all’età di vent’anni, ha raggiunto mia madre, arrivata quando aveva 18 anni. Quest’estate sono andato in Marocco, è sempre bello tornare nel mio Paese di origine.
Che cosa fai nel Consiglio delle ragazze e dei ragazzi?
Attualmente faccio parte della commissione Cittadinanza attiva futura, ogni quattro mesi la cambiamo: nei quattro mesi precedenti ho fatto parte della commissione Istruzione scolastica. Ci confrontiamo su molti temi, facciamo molte riunioni. Sono contento di far parte del Consiglio delle ragazze e dei ragazzi, ne vado molto fiero, mi sento di contribuire attivamente, di partecipare ai processi democratici del nostro Paese. Mi è stato proposto di entrare nel Consiglio perché faccio parte del Movimento Giovani SottoSopra di Save the Children, una rete nazionale che coinvolge ragazzi tra i 14 e i 25 anni, impegnata nella promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Questo articolo fa parte della serie “Scuole di cittadinanza”. Per aderire al Manifesto del Terzo settore e della società civile per lo Ius Scholae, clicca qui.
Leggi anche:
Il Manifesto del Terzo settore e della società civile per lo Ius Scholae;
Cinque ragioni per approvare subito lo Ius Scholae;
Scuole di cittadinanza: dove lo Ius Scholae esiste già;
Milano, quelle ore di italiano «via maestra» per diventare cittadini;
Piacenza, un’orchestra per diventare cittadini;
La cittadinanza agli adolescenti? Rende l’integrazione più semplice;
Noi, docenti con background migratorio;
Chiedimi chi era Garibaldi;
Scuola e associazioni insieme: un win win per la cittadinanza;
A scuola ho imparato ad essere italiana;
Roma, la scuola dove ci si prende cura del bene comune;
MoltiMondi: l’orchestra dei ragazzi che annulla le distanze;
Qui Noale, dove si impara a vivere la comunità;
Roma, la scuola aperta fino a mezzanotte nel nome della partecipazione;
La classe? È una palestra per cittadini liberi
Foto Consiglio nazionale delle ragazze e dei ragazzi
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.