Formazione

Io che vendo diamanti dico grazie a Di Caprio

Finalmente un film che mostra al grande pubblico il lato oscuro dei diamanti: guerre, sfruttamento disumano dei lavoratori, bambini soldato... di Francesco Belloni

di Redazione

Quando, alcuni mesi fa, si è sparsa la notizia dell?imminente uscita del film Blood Diamond (Diamanti di sangue), nel mondo della gioielleria si è diffuso un vago senso di panico. Per me è stato diverso. Il film lo attendevo da tempo perché propone al grande pubblico il problema dei ?diamanti insanguinati?: è un film crudo, ambientato in Sierra Leone negli anni 90, che parla di un ex mercenario dello Zimbabwe (interpretato da Leonardo Di Caprio) alla ricerca di una gemma rarissima, in un?Africa ricca e sfruttata, teatro di soprusi infiniti, persecuzioni a danno delle popolazioni locali, sfruttamento di bambini-soldato, trattamenti disumani per i minatori, uno scenario di guerra in un Paese in cui i diamanti servono ad alimentare il conflitto.

Ed è proprio questo che mi riguarda in prima persona, perché riguarda il mio lavoro e le mie scelte professionali e di vita. Tre anni fa, infatti, decido di devolvere una percentuale delle vendite del mio negozio a Survival International, l?associazione che si batte per i diritti dei popoli tribali. Rifiutano il mio contributo perché all?epoca io commerciavo diamanti della De Beers (attuale Dtc, Diamond Trading Company), la compagnia che controlla il mercato delle pietre grezze quasi in regime di monopolio mondiale e che è causa indiretta di soprusi e violenze.

Il rifiuto mi costringe a una riflessione critica sul mio lavoro e mi invoglia a lanciare una sfida: creare il mercato equo-solidale dei diamanti. Survival mi ascolta e mi dà un?indicazione: il Canada. Da lì parte la mia ricerca: navigo in Internet, trovo due miniere canadesi, un grossista; chiedo rassicurazioni e garanzie a WWF, Greenpeace, Amnesty. Dopo un anno arriva nel mio piccolo negozio in Porta Romana, a Milano, il primo diamante etico: è il 15 luglio 2005, giorno del mio compleanno. È corredato di un certificato di provenienza che attesta il rispetto del Canadian Diamond Code of Conduct, imposto dalle leggi canadesi e che va rispettato in tutta la filiera: da chi estrae a chi vende le pietre. Le quali provengono da due miniere, Ekati e Diavik, in cui metà del personale è costituito da nativi, l?impatto ambientale è ridotto al minimo e sono previsti investimenti e borse di studio per la popolazione. I diamanti sono certificati come tutti gli altri (peso, purezza, colore) e hanno lo stesso costo. La differenza sostanziale con un diamante insanguinato? Sta nel fatto che ora possiamo conoscere con certezza la provenienza. Questa è la vera rivoluzione.

Per tutto questo l?uscita del film con Di Caprio non solo non mi spaventa, ma mi incoraggia. Perché mi fa sperare che contribuisca ad aumentare la consapevolezza critica delle persone e che avvicini a questa nobile pietra che la natura ci ha regalato tutti coloro che fino ad ora ne sono stati ben lontani per non diventare complici di guerre ingiuste. Un?alternativa concreta, oggi, esiste.

L'idea:
Francesco Belloni lavora a Milano e viene da una famiglia di gioiellieri da tre generazioni. Dal 2005 ha introdotto in Italia Ethical diamond, la prima linea di diamanti etici, estratti, lavorati e commercializzati nel pieno rispetto dei diritti umani, in Canada.

Info: www.ethicaldiamond.com


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