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Io che sono stato scout
1 agosto 1907: il mondo saluta il primo campo scout della storia. VITA in edicola celebra il centenario con uno speciale dedicato. In anteprima l'intervista ad Alessandro Profumo
Che anno quel 1977 per il ventenne Alessandro Profumo! A maggio, le nozze. A settembre l’ingresso nel mondo del lavoro, in una società finanziaria. A ottobre il primo figlio. In mezzo, come tutti gli anni, il campo scout, in qualità di capo reparto. Per Profumo l’esperienza sulla strada
tracciata da Baden Powell è stata un’esperienza fondamentale, dal punto di visto umano. Ma anche della formazione professionale. Come conferma in questa intervista a Vita.
Vita: Qual è stato l’insegnamento più importante ricavato dagli anni di pratica scout?
Alessandro Profumo: Ne ho ricavati molti. Tra gli altri, ricordo di aver imparato l’importanza e il valore della responsabilità personale, ho sperimentato il valore dello ?stare assieme? e del lavorare in squadra ed ho capito che spesso è proprio facendo e provando che si impara, ed è
esattamente quello che in linguaggio imprenditoriale si definisce come il ?learning by doing?.
Vita: In che modo la formazione scout entra in gioco anche nel ruolo che oggi riveste?
Profumo: Sono convinto che l’esperienza scout sia capace di lasciare un segno profondo in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di viverla. Ed è proprio la profondità di questa esperienza che fa sì che poi ognuno di noi riesca ad applicarla in tutte le espressioni della sua vita, comprese quelle professionali. Non vi è dubbio che ogni giorno, quando mi trovo ad assumere delle decisioni, mi appoggio quindi anche sull’esperienza che ho vissuto tra gli scout dove, lavorando in team e sviluppando a fondo il senso di responsabilità e di partecipazione, ho forgiato buona parte del fondamentodelle mie capacità decisionali.
Vita: Baden Powel diceva: “Se la strada non c’è, inventala”. L’esperienza scout è una buona scuola di cultura imprenditoriale?
Profumo: Assolutamente sì! L’inventare una strada quando questa manca è una delle esperienze scoutistiche più importanti e si basa sulla condivisione, tra tutti i componenti della squadra, degli stessi valori e della medesima visione del mondo. È un’esperienza per molti versi entusiasmante, che ci insegna a non fermarci mai, nemmeno di fronte all’apparente evidenza dei fatti. Nel lavoro le cose sono sostanzialmente simili e la mia esperienza professionale ne è una eloquente testimonianza. Quando iniziai, nel 1994, a lavorare al Credito Italiano, le banche erano molto diverse da quelle di oggi. Prevaleva una mentalità conservatrice ed ogni tentativo di innovare e sperimentare soluzioni nuove doveva confrontarsi, prima di tutto, con le forti resistenze interne.
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