Non profit

Io basagliano scommetto che il vento cambier

Uno psichiatra diventato manager dirige la coop Olinda che nell’ex ospedale Paolo Pini organizza il reinserimento dei malati psichici. Nell’impresa sociale, il futuro

di Redazione

Perché lo chiamate manager sociale?». A Thomas Emmenegger, presidente della cooperativa sociale milanese La fabbrica di Olinda (che sorge nel parco nei pressi di Affori, nell?ex ospedale psichiatrico Paolo Pini), quel sostantivo mutuato dall?inglese proprio non piace. «La parola manager», spiega, «richiama il mondo del mercato», un?assonanza indigesta a questo 50enne svizzero, «extracomunitario» come ama definirsi, e psichiatra «sono venuto in Italia all?inizio degli anni 80 per lavorare con Franco Basaglia, che purtroppo morì poco dopo». Cassato manager, proviamo con imprenditore. «Molto meglio», acconsente Emmenegger, «noi, infatti, più che in un mercato lavoriamo nella piazza del mercato, non ci rifacciamo a una logica mercantilistica, ma imprenditoriale». Ovvero? «Il mio lavoro non consiste nell?accumulare ricchezza», risponde questo ?vulcano di idee?, come lo definiscono i suoi collaboratori, «bensì nell?organizzare feste, come ha detto mia figlia alla sua insegnante quando le ha chiesto che lavoro facesse il padre». Che fuori di metafora significa «costruire partecipazione». «Un lavoro che richiede creatività, diversamente dal manager aziendale che si preoccupa di fare sempre più profittevolmente la stessa mansione». Una creatività di cui oggi si vedono i frutti: La fabbrica di Olinda fattura circa 400mila euro all?anno e gestisce un bar-ristorante, una falegnameria e un ostello (presto anche albergo). Emmenegger è soddisfatto della sua professione, glielo si legge in faccia (e lui stesso conferma: «È un lavoro prezioso, mai abbandonerei il mondo del non profit»), ma non nasconde che «malgrado il sociale nel futuro dovrà necessariamente avere più spazio», oggi «non ha i riconoscimenti che meriterebbe». «Gli stipendi non sono dignitosi», ammette, «ma questa è la professione del futuro. Il vento cambierà». Da dove deriva tanta sicurezza? Emmenegger si entusiasma e svela la sua formula magica in due atti. Punto primo: la riforma del Welfare va nella direzione di un sistema integrato pubblico-privato «e chi meglio di un?impresa sociale può fare da collante fra questi due mondi?». Secondo: «Tutti si lamentano della scarsità delle risorse socio-sanitarie», analizza, «e nel contempo lo Stato spreca fondi nei meccanismi chiusi delle strutture per l?accreditamento. Un paradosso insostenibile che intrappola risorse». La via di uscita? «L?impresa sociale», chiude, «solo in questo contesto si rendono produttivi gli investimenti e si dà valore a biografie difficili, che diventano, loro stesse, imprenditori sociali».

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