Welfare

Io, “abbronzata”, al consiglio di classe

Razzismo sdoganato

di Redazione

Ebbene sì, dopo 32 anni di residenza in Italia, la cittadinanza, il passaporto bordeaux in tasca, un marito italiano, 3 figli (italiani), un grazioso appartamento di proprietà, ecco che anche a me è capitato di sentirmi apostrofare con un bel: «Ma tornatene al tuo Paese!».
Ero alla riunione del Comitato genitori della scuola elementare frequentata dal mio primogenito, Omar, e ho proposto all’apposita commissione una dieta più equilibrata per gli alunni che aderiscono al programma delle diete speciali. Non l’avessi mai fatto! Una signora dall’accento indubbiamente “lumbard”, infastidita dal mio essere una madre attenta e attiva, ma soprattutto un po’ più abbronzata delle altre, salta su: «Se non vi sta bene quello che c’è in mensa, ma perché non ve ne tornate al vostro Paese?». Aggiungendo: «Cosa credete, se noi andassimo a vivere nei vostri Paesi, mica ci darebbero l’opportunità di scegliere il cibo, anzi, neppure ci farebbero parlare…».
Sono una persona che non si arrabbia facilmente, ma lì mi sono scattati i cosiddetti “cinqueminuti”. A parte la frase, a farmi arrabbiare davvero fu il fatto che questa “sciura” usava sempre e solo il plurale: “voi”, anche se ero l’unica “abbronzata” presente alla riunione. Ma, a lasciarmi ancora più sbalordita, è stato l’atteggiamento indifferente e passivo degli altri genitori presenti, che non hanno battuto ciglio.
Sono certa che, fino a qualche anno fa, molti si sarebbero indignati e sarebbero intervenuti in questa stupida discussione. Oggi mi pare che l’intolleranza, il razzismo, siano stati in qualche modo “sdoganati”, e questo mi fa paura. Per il bene dei miei figli, mi auguro che questa situazione migliori, che la gente si renda conto di quando certi attegiamenti diventano razzismo. Sì, proprio così. Bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome, il che in Italia, ultimamente, non accade più.

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