L'inquinamento degli ecosistemi

Invisibili, ma mortali. Ecco le microplastiche

Le microplastiche sono una grave minaccia per la nostra salute, con un aumento del rischio di malattie oncologiche, respiratorie, neurodegenerative, cardiache e metaboliche e conseguenze negative sul neurosviluppo. Qualche consiglio per cercare di mettersi al riparo

di Nicla Panciera

Invisibili a occhio nudo, le microplastiche sono una grave minaccia per la nostra salute e quella degli animali e di tutti gli ecosistemi. Le microplastiche e le nanoplastiche, particelle di plastica rispettivamente con diametro inferiore a 5 mm e 1 micron, sono state individuate praticamente ovunque: negli oceani, nei molluschi, nel latte materno, nell’acqua potabile, nell’aria e nella pioggia, nel nostro organismo. Tanto che mettersene al riparo può non essere unicamente una questione di comportamenti individuali. Le azioni auspicate dalla comunità scientifica internazionale vanno da regolamentazioni rigorose per limitare la produzione e l’uso di plastica monouso, a investimenti in tecnologie avanzate di filtrazione per rimuovere le microplastiche dalle acque reflue, alla promozione di pratiche sostenibili di gestione dei rifiuti.

«In un’epoca in cui la coscienza ambientale e i temi di One Health sono al centro del dibattito globale quello delle microplastiche resta un problema ancora largamente sottovalutato e misconosciuto, anche se profondamente impattante» riflette Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna Simi. «È dunque urgente mettere in campo azioni di consapevolezza e prevenzione». L’ingestione di microplastiche provoca danni a tutti gli organi e apparati, determinando disturbi gastrointestinali e del microbiota, problemi riproduttivi, effetti cancerogeni, problemi neurologici e cardio-vascolari. Particolarmente vulnerabili sono poi i bambini, per via degli effetti obesogeni, sul neurosviluppo e aumento del rischio di cancro, tanto che l’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia e la Rete Italiana Medici Sentinella hanno proposto un vademecum di medici e pediatri e dato il via alla “Campagna nazionale per la prevenzione dei rischi per la salute da esposizione alla plastica” per medici e pazienti.

Gli effetti sui distretti del corpo

Gli studi che confermano il grado di contaminazione da microplastiche si susseguono e si vanno accumulando insieme alle evidenze dei vari danni che queste provocano all’organismo che le inala, le ingerisce o le assorbe dalla pelle. La Simi spiega che a seconda della via di penetrazione e del sistema colpito, le microplastiche hanno diversi effetti di salute.  

Ingestione: le microplastiche possono essere ingerite attraverso cibi e fonti d’acqua contaminate. Una volta ingerite si possono accumulare nel tratto gastrointestinale, causando irritazione, infiammazione e disturbi gastrointestinali.

Disfunzione del microbiota intestinale: le microplastiche ingerite, giunte nel tratto gastrointestinale possono alterare l’equilibrio del microbiota intestinale, essenziale per mantenere la salute digestiva e del sistema immunitario, contribuendo a causare malattie infiammatorie intestinali, obesità e disturbi metabolici.

Effetti sull’apparato respiratorio: l’inalazione delle microplastiche in sospensione nell’aria può causare dunque irritazione delle vie respiratorie e infiammazione, con anche un peggioramento di condizioni come l’asma e la bronchite e, quando l’esposizione è cronica, compromettere la funzionalità respiratoria e aumentare la suscettibilità alle infezioni.

Assorbimento di sostanze chimiche tossiche: le microplastiche possono assorbire e concentrare sostanze chimiche tossiche come pesticidi, metalli pesanti e inquinanti organici persistenti presenti nell’ambiente. Queste tossine assorbite con le microplastiche una volta ingerite possono comportare un rischio di tossicità sistemica e provocare effetti a lungo termine sulla salute.

Effetti sul sistema immunitario: l’esposizione alle microplastiche e alle sostanze chimiche tossiche associate può compromettere la funzione del sistema immunitario, portando ad una maggior suscettibilità alle infezioni, alle allergie e alle malattie autoimmuni.

Effetti neurologici: le microplastiche possano attraversare la barriera emato-encefalica e andare ad accumularsi nei tessuti cerebrali, dove potrebbero causare effetti neurotossici. L’esposizione prolungata alle sostanze neurotossiche rilasciate dalle microplastiche potrebbe dunque contribuire allo sviluppo di patologie neuro-degenerative quali la malattia di Alzheimer e di Parkinson e contribuire al decadimento cognitivo.

Effetti sull’apparato cardiovascolare: un recente studio pubblicato su The New England Journal of Medicine, a firma di ricercatori italiani, ha dimostrato la presenza di microplastiche e nanoplastiche all’interno delle placche aterosclerotiche di alcuni pazienti. I soggetti con queste caratteristiche presentavano un rischio maggiorato del 450% di incorrere in un infarto, ictus o mortalità per tutte le cause, nell’arco dei successivi 2-3 anni, rispetto alle persone che non presentano microplastiche nelle placche.

Interferenza endocrina (endocrine disruption): alcune sostanze chimiche presenti nelle microplastiche, come ftalati e bisfenolo A (BPA), sono degli interferenti endocrini, possono cioè interferire con i sistemi ormonali nel corpo. L’esposizione prolungata a queste sostanze può contribuire a problemi dell’apparato riproduttivo, disturbi dello sviluppo e squilibri ormonali.

Le raccomandazioni

«La consapevolezza del pubblico – conclude il Presidente Sesti – e l’educazione giocano un ruolo cruciale nel combattere l’inquinamento da microplastica. Migliorando la cultura di tutela ambientale e la consapevolezza dei rischi, si possono prendere decisioni informate mirate a ridurre il contributo delle singole persone all’inquinamento da plastica, adottando una serie di azioni volte a mitigare l’impatto delle microplastiche sulla loro stessa salute. Mancare l’appuntamento con azioni di prevenzione e mitigazione del rischio potrebbe avere conseguenze terribili per le generazioni presenti e per quelle future».
Ecco dieci azioni pratiche, proposte dagli esperti della Società Italiana di Medicina Interna, che tutti possono adottare per proteggere sé stessi e l’ambiente dalle microplastiche.

1) Riduci il consumo di plastica monouso e optare per alternative riutilizzabili come bottiglie/borracce termiche in acciaio inossidabile, contenitori di vetro, borse della spesa (shopping) in tessuto.

2) Scegliere per l’abbigliamento le fibre naturali. Nella scelta dei vestiti e dei tessuti, preferire sempre quelli in fibre naturali come cotone, lana, viscosa e canapa, rispetto a materiali sintetici come poliestere, poliammide, polipropilene e nylon (molto diffusi soprattutto nella fast fashion perché economici), che rilasciano microplastiche durante la produzione e il lavaggio.

3) Installa filtri contro le microplastiche nelle lavatrici per catturare le microplastiche rilasciate dai tessuti durante i cicli di lavaggio, impedendo loro di entrare nel sistema idrico; così si rispetta di più l’ambiente ad ogni lavaggio.

4) Evita prodotti cosmetici contenenti microplastiche. I microgranuli in polietilene (presenti in esfolianti, dentifrici, creme da barba e scrub a risciacquo) sono vietati dal 2020, ma i cosmetici possono contenere altri polimeri insolubili.  Controlla dunque sempre l’elenco degli ingredienti in etichetta per assicurarti che non contengano PE (polietilene), PMMA (polimetil metacrilato), PET (polietilene tereftalato) e PP (polipropilene).

5) Consuma acqua filtrata. Investi in un sistema di filtrazione dell’acqua di alta qualità per rimuovere le microplastiche e altri contaminanti dall’acqua di rubinetto, o scegli acqua minerale e bibite in bottiglia di vetro. Evita invece quelle in bottiglie di plastica.

6) Previeni la contaminazione dei cibi con la plastica. Riduci al minimo l’acquisto di cibi confezionati in imballaggi e contenitori di plastica, optando per alternative in vetro, acciaio inossidabile, silicone o sacchetti di carta per ridurre il rischio di ingerire microplastiche. Anche in frigorifero, ridurre o eliminare l’uso di contenitori di plastica e pellicole.

7) Mangia alimenti freschi e integrali. Scegli alimenti freschi e integrali anzichè prodotti processati e confezionati; questi ultimi, oltre ad esser meno salutari, potrebbero contenere livelli più alti di contaminazione da microplastica (per imballaggi di plastica e modalità di lavorazione).

8) Sostieni pratiche di pesca sostenibili. Acquistando prodotti ittici provenienti da fonti sostenibili, riducendo la probabilità di consumare pesce e frutti di mare contaminati da microplastiche.

9) Smaltisci correttamente i rifiuti. Pratica lo smaltimento responsabile dei rifiuti, separando la plastica quando possibile e gettandola nei bidoni designati; è un altro modo per evitare che la plastica inquini l’ambiente e contamini cibo e acqua.

10) Sii ‘ambasciatore’ del cambiamento, dando il buon esempio e sensibilizzando familiari, amici e colleghi di lavoro sugli effetti dannosi delle microplastiche per la salute dell’uomo e dell’ambiente.

Urgente agire ora

Secondo un rapporto della Commissione Minderoo-Monaco sulle plastiche e la salute umana, i materiali plastici hanno ricadute negative sulla salute della nostra specie ad ogni stadio del lungo e complesso ciclo di vita di questi prodotti, dalla loro produzione allo smaltimento. Per questo, gli esperti raccomandano un tetto massimo alla produzione di plastica a livello mondiale dal momento che, scrivono, essa è «una minaccia invisibile per la salute umana e planetaria. La plastica apporta enormi benefici, ma gli attuali modelli di produzione, utilizzo e smaltimento della plastica, che prestano poca attenzione alla progettazione sostenibile o ai materiali sicuri e una quasi assenza di recupero, riutilizzo e riciclaggio, sono responsabili di gravi danni alla salute, diffusi danni ambientali, grandi costi economici e profonde ingiustizie sociali. Questi danni stanno rapidamente peggiorando».

Foto di Sören Funk su Unsplash

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.