Sostenibilità
Investire in natura per guadagnare domani
Un economista e la risorsa ambiente: lo sfruttamento indiscriminato porta a un declino delle mete turistiche. Per questo è giusto tutelare. Di Andrea Ferraretto, economista
di Redazione
L?ambiente ha un costo? Il consumo di beni naturali, di spiagge, coste, paesaggi può essere considerato un costo per la collettività e quindi limitato e gestito? La Regione Sardegna ha avviato dallo scorso anno un?azione complessa che ha il suo fondamento nel considerare i beni ambientali una risorsa esauribile, una risorsa che è necessario tutelare e gestire per assicurare un futuro all?economia e alla collettività. Un bene comune, quale può essere la fascia costiera, non viene più letto come un giacimento da sfruttare ed esaurire ma come un patrimonio collettivo da tutelare e valorizzare.
La definizione del Piano paesaggistico regionale pone vincoli seri rispetto all?inedificabilità nella fascia di 300 metri dalla costa, riconoscendo la scarsità, la fragilità e il valore economico, ambientale e sociale di tale risorsa.
La notizia è quindi questa: la Sardegna decide di tutelare le proprie coste, impedendo che sia portato a termine un processo di cementificazione e stravolgimento di un bene che ha il proprio valore proprio nella capacità di mantenere intatti gli aspetti paesaggistici, naturali, biologici.
Forse il clamore della notizia sta nel fatto che questa decisione avvenga nel 2006, dopo anni di saccheggi e devastazioni, con la realizzazione di insediamenti turistici ?sul mare?, occupando spiagge e coste con lottizzazioni e infrastrutture che determinano vantaggi di breve periodo, per chi costruisce e vende ma con notevoli svantaggi di medio e lungo periodo a scapito della collettività e delle comunità locali.
La logica del consumo degli spazi, del costruire per aumentare il consumo e il reddito del settore immobiliare viene contrastata con una decisione che parte dalla necessità di tutelare una risorsa scarsa, che può rappresentare il fattore di competitività economica per una regione come la Sardegna che deve collocarsi nel mercato globale del turismo.
Si potrebbe dire che viene adottato il principio del ?costo della conservazione? impedendo da un lato il consumo di ulteriori spazi naturali e dall?altro prevedendo un contributo, sotto forma di tassazione, per le seconde case, circa 250mila, costruite in Sardegna in questi anni.
Una tassa di scopo che non intende colpire il ?lusso? di possedere una casa ma una forma di partecipazione proporzionale e progressiva che riconosca il costo dell?utilizzo di una risorsa che appartiene alla collettività, capace di generare opportunità per lo sviluppo della Regione che è impegnata in una complessa strategia per innovare e rendere competitiva l?economia locale.
La tutela dell?ambiente diventa quindi, in questo modo, una garanzia perché il turismo continui a riconoscere la Sardegna come una meta in grado di attrarre e di offrire possibilità di svago, riposo e di godimento delle bellezze naturali e culturali di questa regione.
Le analisi compiute sul ciclo di vita delle destinazioni turistiche dimostrano che il superamento delle soglie di consumo delle risorse naturali, il congestionamento, la diminuzione della capacità di accogliere i turisti sulle spiagge determinano un declino economico delle località, un?evoluzione negativa del settore e della creazione di reddito.
Oggi il passo compiuto dalla Giunta regionale guidata da Renato Soru va proprio in questa direzione: uscire da una logica di sfruttamento indiscriminato e far diventare l?ambiente naturale un punto di forza per il rilancio dell?economia.
Accade poche volte (purtroppo) di vedere tradotte le strategie per la sostenibilità dello sviluppo in politiche concrete: lo è ancor più se a farlo è una regione del Mezzogiorno che, con grandi sforzi, sta operando per inserirsi in un quadro europeo e mondiale che, proprio nel turismo, vede una delle forme più spinte di concorrenza.
La Sardegna, collocata al centro del Mediterraneo e che possiede un patrimonio ambientale che universalmente viene riconosciuto come inestimabile, con bellezze naturali e un patrimonio culturale che la rendono unica, ha riconosciuto la necessità di tutelare queste risorse, limitandone la disponibilità e garantendone la tutela.
Le scelte compiute dalla Sardegna tengono conto della necessità di intervenire sulla qualità dell?offerta, riconoscendo alle politiche di tutela dell?ambiente la capacità di generare opportunità e reddito: non scelte di vincoli tout court ma una strategia complessa che intende assicurare valore, qualità e competitività all?economia turistica della regione.
Si tratta, in questo caso, di orientare lo sviluppo, determinando un quadro di regole e di certezze: anche le scelte imprenditoriali, di chi opera nel settore del turismo, saranno condizionate da queste decisioni superando una fase di sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali.
Tra qualche anno sarà possibile iniziare a comprendere l?efficacia di queste decisioni ma, fin d?ora, è possibile considerare la distanza tra questo tipo di scelte e l?orientamento di chi proponeva la vendita delle spiagge, del demanio, dei beni culturali, per ottenere, in cambio, entrate fiscali e la costruzione di ulteriori alberghi, villaggi e case.
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