Economia

Investimento etico e gambling

di Marcello Esposito

Il tema dell’investimento “etico” o, per usare la definizione attuale, “sostenibile e responsabile” (SRI), è interessante e ampio ma anche estremamente controverso. Non basta certo un post per trattarlo in maniera esauriente, però è necessario iniziare ad aprire una finestra su questo mondo, anche per capire se e come la Finanza possa assumere consapevolezza su alcuni temi sociali che ci stanno a cuore, tra cui il gambling. Vedremo che le lacune sono molteplici, proprio nei prodotti che si ispirano all’SRI. Ma, visto che l’etica è soggettiva ed evolutiva, non è nostra intenzione gettare la croce su nessuno, men che meno su quei pochi che stanno cercando di affermare, appunto, la necessità dell’SRI in un ambiente dove quello che conta è solo il risultato monetario di breve. In genere, le società di gestione o i board dei fondi pensione si affidano a Comitati Etici e a società esterne di consulenza. Su alcuni campi, il lavoro che queste società svolgono è egregio. Penso ad esempio ai temi più propriamente ambientali, dove la sensibilità dell’opinione pubblica è maggiore e la sostenibilità è in larga parte “misurabile”. Ma su temi meno consolidati, come quello del gambling, purtroppo ci sono ancora molte carenze.

Esamineremo due casi di queste carenze, uno italiano e uno internazionale. Partiamo da casa nostra, analizzando l’indice FTSE ECPI Italia SRI. Come è noto, FTSE è uno dei provider storici di statistiche per i mercati finanziari internazionali e calcola, tra gli altri, gli indici azionari della Borsa Italiana. ECPI è una società di consulenza specializzata appunto nell’SRI, che elabora un rating di “sostenibilità”. FTSE e ECPI hanno unito le forze e hanno creato un indice “etico” delle società quote sul listino di Milano. Il gestore di un fondo comune o di un fondo pensione che volesse costruire un portafoglio “etico” di azioni italiane potrebbe pescare tra quelle inserite in tale indice e in questo modo dichiarare alla Fondazione o agli aderenti della forma pensionistica che amministra che lui si sta impiegando una filosofia di gestione “etica”.

In questo indice compare …. Lottomatica. Non è che per ECPI il gambling non sia un fattore penalizzante, ma lo è in una forma piuttosto riduttiva. Si legge, infatti, nella loro “Ricerca sulla sostenibilità delle aziende italiane” (maggio 2012) che “Le aziende del settore del gioco d’azzardo devono gestire il rischio che le proprie attività vengano utilizzate per operazioni di riciclaggio di denaro. In questo ambito un altro aspetto ESG rilevante si lega all’introduzione delle scommesse online, che ha dato accesso ad una platea di individui sempre più ampia. Questo si traduce in un rischio sociale che alcune aziende stanno contribuendo a mitigare, ad esempio attraverso programmi di cooperazione con governi, associazioni e cliniche che si occupano di dipendenza dalle scommesse”. Ora, il fatto che un’azienda del settore del gambling si renda conto delle conseguenze della propria attività sulla salute degli individui è sicuramente positivo, però il fatto di contribuire alle cure dopo averli fatti ammalare non ci sembra una motivazione sufficiente per essere premiati ed ammessi in un indice SRI.

Veniamo al caso internazionale, quello del fondo sovrano norvegese (il Government Pension Fund, alimentato con i ricavi della vendita del petrolio estratto dal Mare del Nord e destinato a pagare le pensioni dei cittadini norvegesi), uno dei più ricchi al mondo. Nelle parole del Ministro delle Finanze norvegese, Mr S. Johnsen: “A good long-term return depends on sustainable development in economic, environmental and social terms. We will therefore use the instruments we have as a financial investor to contribute to such a development…the Fund shall maintain high ethical standards and be one of the world’s foremost funds in this area” Nell’attività di selezione e supervisione degli investimenti anche il Government Pension Fund si appoggia ad un Comitato Etico. Ebbene, andando ad esaminare il loro portafoglio, risulta chiaramente che il “gambling” non è uno dei criteri discriminanti. Oltre alle note aziende europee del gambling, il fondo norvegese ha anche partecipazioni in aziende internazionali che gestiscono casinò.

Come si vede, il lavoro da fare e l’opera di sensibilizzazione è ancora notevole, non solo in Italia ma anche nella civilissima Norvegia. Fortunatamente, chiudendo il suo discorso sul SRI, Mr. Johnsen ammette che “We have not finished this work yet; in fact, we are still in the early phases. This is an area in rapid development that demands that we monitor international developments and remain open to change in the future”.  Beh, Mr Johnsen … noi siamo proprio qui per questo!

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