Economia
Investimenti sociali, la scossa del piano Prodi
In gioco 150 miliardi di euro. Non si tratterà però di finanziamenti nello stile tradizionale dei progetti europei, ma di vere e proprie iniziative di investimento, che ci richiedono di cambiare l’approccio e spingere molto sulla propensione imprenditoriale. L'analisi del portavoce dell'alleanza delle cooperative sociali
Dopo anni in cui la dimensione sociale è rimasta “esiliata” e ai margini dell’azione politica ed istituzionale europea, dallo scorso anno finalmente sembrano esserci le condizioni per un cambio di direzione. Ne troviamo traccia nella discussione per la costruzione di un pilastro europeo dei diritti sociali, nel rilancio dell’attenzione ai temi dell’economia sociale, nella ripresa di iniziativa e finalmente di qualche timido segnale di recupero di una maggiore propensione all’equità fiscale, che si esprime con una maggiore attenzione all’elusione fiscale operata dalle grandi multinazionali e una più decida politica di contrasto ai paradisi fiscali. Poiché è evidente che senza una politica fiscale equa non è possibile sviluppare adeguata attenzione ne al welfare ne all’investimento sociale.
In questo quadro si inserisce una importantissima nuova iniziativa, che interviene per qualificare ed orientare ad una finalità sociale, una parte importante delle risorse del Fondo Strategico Europei per gli Investimenti, più noto come piano Junker, che da tra anni rappresenta una leva finanziaria importante per il rilancio di investimenti che sono stati in gran parte destinati al rilancio di attività industriali, all’innovazione e alle infrastrutture.
Dopo anni in cui la dimensione sociale è rimasta “esiliata” e ai margini dell’azione politica ed istituzionale europea, dallo scorso anno finalmente sembrano esserci le condizioni per un cambio di direzione
Ora grazie alle diverse iniziative di sensibilizzazione ed in particolare ad uno studio (in allegato) affidato ad un gruppo coordinato da Romano Prodi, la Commissione Europea è pronta a varare un fondo di investimento per il rilancio dell’Europa Sociale. Si tratta di un piano di 150 miliardi di euro che dovrebbe funzionare come stimolo ad altri investimenti, messi in campo dai privati o dagli Stati membri, per qualificare l’infrastruttura sociale europea.
Si tratta di un’occasione importantissima per mettere alla prova da un lato la propensione delle politiche nazionali a dare una spinta innovativa e strutturale al nuovo welfare, dall’altro una grande occasione per terzo settore, cooperative sociali e imprese sociali per compartecipare alla costruzione di infrastrutture sociali destinate a promuovere una crescita più inclusiva e rispondere alle crescenti domande dei cittadini. Le infrastrutture sociali che si potrebbero realizzare vanno da nuove iniziative per l’housing-sociale; lo sviluppo di nuove tecnologie per il welfare e la sanità, in particolare per le cure di prossimità, il contrasto attivo alla povertà e l’integrazione dei cittadini migranti.
Le infrastrutture sociali che si potrebbero realizzare vanno da nuove iniziative per l’housing-sociale; lo sviluppo di nuove tecnologie per il welfare e la sanità, in particolare per le cure di prossimità, il contrasto attivo alla povertà e l’integrazione dei cittadini migranti
Non si tratterà però di finanziamenti nello stile tradizionale dei progetti europei, ma di vere e proprie iniziative di investimento, che ci richiedono di cambiare l’approccio e spingere molto sulla propensione imprenditoriale. Per l’attuazione di questo piano di investimenti, in Italia un ruolo importante sarà svolto dalla Cassa Depositi e Prestiti come agente per collocare questi investimenti. Noi, per parte nostra dobbiamo cercare di rendere effettivo e concreto l’obiettivo politico più importante del piano cioè quello di far tornare la fiducia dei cittadini europei verso il progetto dell’Unione, dimostrando che un Europa più sociale è possibile, che non sono i mercati e l’unione bancaria a costruire le fondamenta del Comunità Europea, ma i diritti sociali e la capacità di costruire coesione ed eguaglianza.
Foto di apertura: Flickr / European Union 2013 – European Parliament
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