Welfare

Invalidità: torna l’incubo del reddito coniugale

La Corte di Cassazione torna a dare indicazioni per le pensioni di invalidità civile: si deve considerare il reddito di entrambi i coniugi. E si riapre il dibatitto. Guerra assicura: «no a interventi solo su questo aspetto»

di Sara De Carli

Per avere la pensione d'invalidità fa testo il reddito familiare, non quello personale. La Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 7320 del 22 marzo 2013 torna a confermare quanto già sostenuto nel febbraio 2011 (sentenza n. 4677 del 25 febbraio 2011), che successivamente era stata rivista con sentenze di segno contrario. La FISH raccoglie ed esprime forte preoccupazione: benché la Sentenza non sia legge e non incida immediatamente sulle prestazioni di milioni di invalidi civili, la sentenza potrebbe condizionare il confronto in corso fra INPS e Ministero del Lavoro proprio su questo tema.
La questione era esplosa a fine 2012, quando alla vigilia delle feste natalize l’Inps aveva emanato una circolare 149/2012 che prevedeva che dal 2013 si sarebbe fatto riferimento al reddito di entrambi i coniugi, non più solo dell’individuo, ai fini della concessione della pensione di invalidità. Una decisione basata non su un dettato normativo, ma solo sulla sentenza della Cassazione del 2011. Solo le fortissime proteste di associazioni e sindacati, cui aveva fatto seguito l’intervento del Ministero del Lavoro, avevano portato il 14 gennaio alla sospensione della circolare in attesa di un’istruttoria fra Inps e Ministero. La partita infatti non è chiusa: la nota 717 del 14 gennaio 2013 diceva proprio che l’Inps restava «in attesa della preannunciata nota ministeriale».
«Riteniamo che questo ‘pasticcio’ debba essere sanato politicamente dalle Camere, che il Parlamento debba riappropriarsi della propria funzione legislativa, intervenendo sulla delicata materia e pronunciando quella che è l’interpretazione esatta di una normativa farraginosa», dice Pietro Barbieri, presidente della Fish. Una Proposta di Legge in materia era stata presentata alla Camera il 29 marzo 2011, mai discussa: ora Bariberi auspica che «quella Proposta non solo venga ripresentata, ma che sia anche calendarizzata al più presto, discussa e approvata. Il rischio che, in forza di una decisione assunta nelle aule di tribunale, migliaia di persone rimangano prive di protezione (già minima) è elevatissimo».
A seguire l'istruttoria è il sottosegretario Maria Cecilia Guerra, che a caldo ci aveva detto: «È evidente però che i limiti reddituali dovranno essere due e coordinati, quindi se anche non si considerasse più solo il reddito individuale non è detto che, alzando le soglie, i nuovi parametri saranno penalizzanti. Personalmente però non condivido l’ipotesi di considerare il reddito dei due coniugi: o quello del solo individuo o quello del nucleo famigliare, tipo l’Isee. Certo, se uno volesse approfittare dell’interpretazione della Corte di Cassazione per tagliare, si potrebbe fare. Ma non è questa l’ottica».
Oggi al telefono il sottosegretario spiega che «l’iter dell’istruttoria è sostanzialmente concluso. Abbiamo fatto una ricognizione del quadro normativo ed è evidente a tutti che la questione va affrontata e risolta, come la Corte di Cassazione torna a dire». Conseguenze dirette e immediate la sentenza non ne avrà «perché non è possibile intervenire solo su questo singolo aspetto: se si desse seguito alla sentenza creeremmo incoerenze, ad esempio, tra l’invalidità parziale e totale. Quindi a questo problema, che esiste, si può rispondere solo con un intervento normativo». Proposte? «Non è corretto farne in questo momento, ma è evidente che ogni proposta implica una scelta politica».

 


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