Famiglia

Intolleranze: ne soffre il 7% dei bambini

I dati diffusi alla Terza giornata del bambino allergico

di Redazione

“In Italia circa il 6-7% degli under 14 e’ colpito da intolleranze alimentari, ma servono piu’ test clinici per impedire che queste siano confuse con allergie alimentari gravi, che riguardano invece solo lo 0,5% dei bambini”. E’ l’appello di Giovanni Cavagni, responsabile di Allergologia pediatrica all’ospedale Bambino Gesu’ di Roma, che ha partecipato oggi alla Terza giornata del bambino allergico, un convegno organizzato nella capitale da Alama (Associazione laziale asma e malattie allergiche), Federasma (Federazione italiana delle associazioni di sostegno dei malati asmatici e allergici), Siaip (Societa’ italiana allergologia e immunologia pediatrica) e dallo stesso ospedale romano. “I bambini che presentano problemi legati al cibo – spiega l’allergologo – vanno sottoposti ad accertamenti clinici adeguati presso centri specialistici, prima di eliminare qualsiasi alimento dalla loro dieta”. Il rischio, infatti, e’ di togliere cibi importanti dalla nutrizione del bambino, compromettendo la dieta quotidiana del piccolo. Cavagni batte molto sul tasto dell’accertamento clinico: “Vanno fatti test di sforzo in vari ‘step’: prima a digiuno, poi con gli alimenti sospetti e infine senza gli alimenti sospetti. Finche’ non e’ dimostrata l’intolleranza, non bisogna togliere cibo ai bambini”. Gli esperti presenti al convegno consigliano anche come intervenire in caso di shock anafilattico. Salvatore Tripodi del Servizio di allergologia pediatrica dell’ospedale Sandro Pertini di Roma lamenta ancora una scarsa conoscenza sul tema da parte dei genitori. “Il farmaco migliore – sottolinea lo specialista – e’ l’adrenalina, ancor piu’ degli antistaminici e dei cortisonici. L’adrenalina aumenta la pressione, riduce l’edema e determina una broncodilatazione importante”. E in caso di anafilassi non tutti sanno utilizzare il fast-jet, un preparato di adrenalina autoiniettabile. “Molti lo hanno in casa, eppure non si sa usare. Spesso – termina amaramente Tripodi – abbiamo il farmaco salvavita a portata di mano, ma non sappiamo utilizzarlo”.


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