Welfare

Intervita: il non profit e la scuola per favorire l’integrazione

Una onlus, una scuola e le associazioni del territorio insieme per favorire l'integrazione dei ragazzi immigrati

di Redazione

Favorire la crescita serena dei ragazzi stranieri e per una convivenza costruttiva. E’ l’obiettivo di un innovativo progetto che la onlus Intervita sta realizzando ad Affori, quartiere con oltre 28mila abitanti stranieri provenienti da 90 paesi extraeuropei.

La scuola che ha accolto il progetto è l’Istituto Comprensivo Don Orione, impegnato a garantire agli studenti stranieri un contesto di accoglienza e valorizzazione della loro identità culturale. I risultati raggiunti nel primo quadrimestre hanno convinto l’Istituto a inserire il progetto nel proprio Piano dell’Offerta Formativa.

«Nella nostra zona, 168mila abitanti, pari a una città come Brescia, c’è una variegata a ricca presenza di non italiani» dice a Vita.it Beatrice Ugucccioni, 40 anni, presidente del consiglio di zona 9 a Milano. «La percentuale di alunni stranieri in classe va dal 25 per cento fino al 50 per cento del totale. Ma ci siamo accorti che di ricchezza ce n’è un’altra: un non profit sviluppato e radicato, con associazioni molto attive che lavorano sul territorio e nei quartieri». E’ stato così che Uguccioni ha lanciato su proposta della onlus Intervita il progetto “Insieme è possibile”, che punta sul non profit e sulla scuola per prevenire le tensioni fra popolazione immigrata e autoctona.

Dopo aver ottenuto un finanziamento di 80 mila euro da Fondazione Cariplo, il progetto è iniziato nel quartiere di Affori con il nuovo anno scolastico. Coinvolge direttamente 127 studenti di sei classi della secondaria di primo grado Leonardo Da Vinci dell’istituto comprensivo Don Orione e le loro famiglie con percorsi pedagogici, educativi e di conoscenza delle rispettive culture (gli oltre 28mila immigrati ad Affori provengono da 90 diversi paesi extraeuropei). I laboratori durano due anni e prevedono anche momenti aperti al territorio, con l’obiettivo di coinvolgere 10mila abitanti del quartiere. L’esperimento durerà due anni. e nelle scuole sarà monitorato dal comitato genitori e da un’équipe pedagogica con il compito di integrare le attività previste con gli obiettivi curriculari.

«Dentro e fuori dalla scuola abbiamo attivato le realtà attive e positive, in modo da ottimizzare le risorse rendendole complementari» afferma Uguccioni. Il consiglio di zona fa da collante ma a lavorare è la rete, quella che è stata creata fra gli insegnanti, il comitato genitori, un’associazione di anziani, l’ong Intervita capofila del progetto e un’associazione di ex insegnanti che insegna l’italiano alle donne immigrate del quartiere.

«Il problema dell’integrazione è complesso e multidimensionale» afferma l’esperto Christian Elevati, responsabile del settore “scuole e territorio” di Intervita. «Proprio per questo la rete fra diversi attori è l’approccio più adatto per ottenere dei risultati». Le associazioni del territorio hanno scritto il progetto insieme a Intervita. Fra di esse c’è Anteas, l’associazione dei pensionati-volontari già attiva nell’educazione all’intercultura nelle scuole e la onlus “La lanterna”, che sostiene e orienta nelle pratiche burocratiche i genitori dei bambini immigrati. «Tutte realtà che operavano singolarmente, e che abbiamo invitato a unirsi» afferma Beatrice Uguccioni.

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