Formazione

Intervista. Il Pd secondo Giorgio Tonini. Saremo il più grande partito cattolico

"Non è un paradosso. Il nostro programma è molto chiaro: sapremo difendere la vera laicità". Parla l’astro nascente del veltronismo.

di Ettore Colombo

Il senatore Giorgio Tonini (47 anni, trentino, sposato e soprattutto dotato di sette figli?) è una delle teste d?uovo (e meglio pensanti) dell?Ulivo di ieri e del Pd di oggi. Veltroniano doc (non da oggi), assiduo frequentatore del loft, membro dell?esecutivo del Pd e sostanziale braccio sinistro di Veltroni (quello destro è il potentissimo Goffredo Bettini) lo intervistiamo nel Transatlantico del Senato mentre è ormai agli sgoccioli la sua seconda esperienza parlamentare. Tonini tornerà a palazzo Madama, e di certo sarà un protagonista anche della prossima legislatura. Di Veltroni condivide tutto, compreso l?uso delle parole-bandiera: ?partito a vocazione maggioritaria? è un termine inventato da lui, che però nega: «È un termine politologico per ogni partito che si candida a governare da solo un Paese, come il Labour inglese». Tonini è stato presidente nazionale della Fuci e membro della presidenza dell?Azione cattolica, a lungo nella Cisl di Pierre Carniti, tra i fondatori dei Cristiano Sociali. Insomma, un cattolico a tutto tondo, che cita De Gasperi, crede nell?ispirazione cristiana e nella laicità delle istituzioni. Di certo è abituato ai compromessi e, nella legislatura appena finita, li ha ottenuti da vicepresidente della commissione Esteri. Da questa posizione si è guadagnato la stima del mondo delle ong e del Terzo settore, che lo indicano tra i parlamentari ?più amati? (e più da ricandidare) sul sito di Vita. Tonini un po? si schermisce, un po? gongola, da perfetto veltroniano.
Vita: Senatore, tracciamo prima un bilancio della riforma della cooperazione, purtroppo rimasta a mezz?aria…
Giorgio Tonini: In questa, seppur breve. legislatura il governo e la maggioranza hanno messo dei punti fermi. Per la prima volta il governo non è rimasto defilato ma ha presentato un disegno di legge, su particolare impulso del ministro D?Alema e del viceministro Sentinelli. Poi, la commissione Esteri del Senato ha cercato, sin dall?inizio, un percorso condiviso, bipartisan, per la riforma, non a colpi di maggioranza, come hanno riconosciuto il collega Mantica e altri. Il comitato ristretto, fatto tesoro del testo governativo, ha sciolto molti nodi e lascia in eredità, al prossimo Parlamento, un lavoro importante.
Vita: Quali sono i punti forti di questa prima bozza di riforma?
Tonini: Innanzitutto l?indicazione di una forte regia unitaria della cooperazione allo sviluppo contro i mille rivoli attuali che sfuggono al controllo pubblico e in particolare a quello parlamentare. Il che vuol dire anche la creazione di un Fondo unico per tutte le risorse della cooperazione sulla base di un programma triennale, approvato dal governo e verificato da tre organi: ong, conferenza stato-regioni e commissioni parlamentari. Più aperta resta la questione dello strumento: noi abbiamo sostenuto l?Agenzia, il centrodestra era molto perplesso in termini di efficienza e di politicizzazione dello strumento, oltre che si scavalcamento dei diplomatici, ma per noi l?idea era di uno strumento agile, essenziale, comunque soggetto all?indirizzo della politica. Mi duole il mancato coinvolgimento, a livello di audizioni, delle ong, del volontariato e dell?associazionismo a causa dell?interruzione anticipata della legislatura: sarà la prima cosa da fare, alla ripresa dei lavori. E sono anche certo ? o almeno lo sono per il Pd ? che il lavoro di riforma riprenderà in modo forte e bipartisan.
Vita: La politica estera in quanto tale sembra quasi espunta, da questa campagna elettorale?
Tonini: Non mi pare, e di certo è una delle ragioni che ci hanno portato al divorzio con la sinistra radicale (oggi Sinistra Arcobaleno), che ha deciso di non votare a favore del rifinanziamento delle missioni militari all?estero. La politica estera è stata, in questi due anni, un elemento di forte e continua tensione, con la sinistra della ex Unione, e una delle ragioni principali per le quali ci presentiamo separati alle elezioni. Il programma del Pd, peraltro, si apre proprio con un capitolo dedicato alla politica estera.
Vita: Ce lo riassuma.
Tonini: Quattro sono i nostri capisaldi: l?europeismo, in nome di un?Europa massima possibile e non di quella minima indispensabile, come pensa la ex Cdl; la centralità del Mediterraneo, che mai come ora può tornare ad essere un vero hub degli scambi commerciali e un luogo d?incontro delle culture del mondo; l?amicizia con gli Stati Uniti, che sarà resa ancora più agevole dalla fine della stagione neocon di Bush grazie all?arrivo di una generazione di politici comunque più pragmatica e meno ideologica, e che permetterà di aprire anche una stagione di più strette e migliori relazioni tra gli Usa e la Ue, che dovrà avere un ruolo più attivo; infine, il multilateralismo, che vuol dire coniugare sicurezza e pace all?interno di una strategia che punti al disarmo nucleare, alla tutela ambientale, alla lotta all?inquinamento e al riscaldamento globale. All?interno del multilateralismo, il primo impulso deve essere dato alla cooperazione, in particolare verso l?Africa.
Vita: La discussione e le nuove proposte, in merito alla parte economica del programma del Pd, si vedono, quelle relative alle politiche familiari e sociali si vede molto meno?
Tonini: Le proposte economiche sono una delle parti fondamentali del nostro programma,. L?altro pilastro è quello sociale e l?apporto delle organizzazioni della società civile, specie di quelle cattoliche, è stato forte, per costruirle. Le politiche familiari ne sono anzi un elemento qualificante, specie per il lavoro alle donne. Va combattuto il veramente deludente tasso di occupazione femminile, con maggiori compensi e minore tassazione, detrazioni per le spese da lavoro di cura, politiche di conciliazione di asili e orari, ma va anche fornita una sostanziosa dote fiscale ai figli, razionalizzando le detrazioni attuali e istituendo uno strumento come quello universalistico da noi proposto, la dota di 2500 euro a figlio. Poi c?è il problema della casa e degli affitti, troppo alti. Di certo il Pd difende i valori della famiglia in maniera chiara e convinta, concentrandosi sui problemi sociali dei cittadini e delle famiglie con figli.
Vita: A vedere la presenza e le polemiche suscitate dall?ingresso dei radicali nel Pd, un problema di coerenza e di far condividere anime così diverse, sui temi etici, nello stesso partito, c?è eccome, però?
Tonini: I radicali si inseriscono con il loro contributo in un percorso di dialogo avviato da tempo, ma le linee comuni sulle questioni eticamente sensibili nel Pd sono chiare. Poi, queste posizioni possono essere usate per unire o per dividere. La 194, per dire, è stata una buona legge, che ha ridotto drasticamente il numero degli aborti ma sono sempre troppi, 130mila in un anno, specie se le donne non hanno altre alternative, a partire dalle donne immigrate. Politica di prevenzione vuol dire anche libertà di non abortire. Questo dice il Pd, a questo dovranno adattarsi anche i radicali. Sui Dico, invece, c?è una discussione aperta, tra chi pensa a forme di certificazione all?anagrafe o a forme patrizie. La posizione comune si può trovare e in ogni caso c?è la libertà di coscienza del parlamentare. Dopodiché, capisco le preoccupazioni di alcuni strati del nostro elettorato cattolico, rispetto alla presenza dei radicali, ma le ritengo infondate: non solo il nostro programma parla chiaro, ma c?è anche una bella differenza tra dieci deputati radicali e decine di parlamentari di formazione cattolica e ispirazione cristiana, quasi la metà dei nostri gruppi. Con una battuta, penso che il Pd, grazie a questi eletti, diventerà il principale partito cattolico del Paese. Del resto, solo i grandi partiti sanno difendere la vera laicità, in politica. Che vuol dire anche riconoscere il diritto della Chiesa e del Papa ad esprimere le proprie opinioni e confrontarsi con esse.


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