Mondo

Intervista esclusiva a Chávez. Faremo asse, da Rio a Caracas

Il presidente del Venezuela saluta l’elezione di Lula: "Cambiare le strade della globalizzazione". (di Daniela Binello)

di Redazione

Agitando con la destra il crocifisso e con la sinistra il libretto mignon, rilegato in pelle azzurra, che raccoglie il dettato costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela del 1999, il presidente Hugo Rafael Chávez Frías, 48 anni, è noto per essere un comunicatore ispirato. E anche durante l?intervista, ecco spuntargli di nuovo fra le mani la Costituzione, simbolo della sua liturgia iniziata con un tentato golpe nel 92, quand?era tenente colonnello e parà, per poi sfociare nella più democratica presidenza della Costituente del 98 per dire no al «neoliberismo immorale e selvaggio che porta dritti sulla strada dell?inferno». I venezuelani lo confermano presidente per plebiscito nel 2000 (era a capo del Polo Patriottico), ma d?allora ?chi di golpe ferisce, il golpe subisce?. In aprile Chávez è stato oggetto a sua volta di un colpo di Stato durato solo 48 ore, ma c?è maretta in Venezuela, il quarto Paese produttore di petrolio al mondo. Vita: Presidente, in cosa consiste la sua rivoluzione costituzionale e quali sono i Paesi che vi parteciperebbero? Chávez: L?amicizia fra Brasile, Venezuela e Cuba è chiamata ?l?asse maledetto? dai nostri oppositori. Il neoliberismo ha già oppresso abbastanza l?America Latina. Guardi come ha ridotto l?Argentina. Occorre rileggere la globalizzazione mettendo al centro la solidarietà verso i più deboli, non il profitto per quelli che ricchi lo sono già. Il nostro liberatore Simón Bolívar diceva: «Non si cura il cancro con dei palliativi». E sa dove giurò di rendere indipendente il Venezuela e gli altri Stati sudamericani? Vita: No, dove avvenne il giuramento? Chávez: Proprio a Roma, a Monte Sacro, il 15 agosto 1805 (l?eroe venezuelano studiò in Europa, viaggiando molto fra Francia e Italia, ndr). La rivoluzione costituzionale dev?essere etica, cioè basata sulla vita. Dobbiamo lasciarci alle spalle i modelli di esclusione sociale sbandierati dal neoliberismo e seminare al loro posto modelli spirituali e umanitari. La Costituzione venezuelana tutela, per esempio, la sicurezza alimentare e il diritto al cibo di ogni individuo; l?articolo 305 promuove lo sviluppo sostenibile e il rispetto dell?ambiente e, più importante di tutti, l?articolo 2 eleva il popolo al ruolo di sovrano in uno Stato di diritto e di giustizia. Vita: Tuttavia ci sono molte manifestazioni contro il suo governo. Chi vi partecipa? Chávez: I neoliberisti, i capitalisti, i grandi latifondisti, i ricchi imprenditori che non vogliono il libero commercio dei prodotti fra i singoli Paesi, quelli che rifiutano il cammino della pace e della giustizia indicato dalla parola cristiana. Questi sono i miei oppositori, che hanno stretto una ferrea alleanza con clan militari e coi media nazionali. In aprile, quando è stato rovesciato il mio governo, sono stato imprigionato in un?isoletta dei Caraibi, mentre le tv trasmettevano film e cartoon, cercando di occultare la verità. Ma il popolo ha reagito, manifestando pacificamente in tutte le più grandi città del Venezuela. E così sono stato rimesso alla guida del Paese, altrimenti sarei stato ucciso. Vita: Accusa i media di essere filogolpisti ma lei stesso conduce da anni una trasmissione, Hola Presidente, dove risolve in diretta i problemi dei telespettatori che telefonano. Si dice che quel programma sia stato un ingrediente formidabile della sua campagna elettorale. Ci sono, allora, media buoni e cattivi? Chávez: La differenza è sull?uso che non si deve fare dei media, come ho già detto: il giorno del golpe ai giornalisti è stato impedito di realizzare i servizi d?informazione in modo adeguato. Anzi, di più, è stata letta una mia rinuncia alla presidenza, sventolando un documento che portava la mia firma. Ma era un falso, mentre io ero destinato a morire. C?è una certa cerchia mediatica immorale: la scorsa settimana c?è stata una diretta di nove ore sulla manifestazione contro il governo e a me sono stati concessi solo 40 secondi di replica. La rivoluzione etica deve riguardare anche il comportamento dei media. Vita: Come replica all?accusa di essere populista, che molti le fanno? Chávez: Il Venezuela di oggi non è il Cile del 73 o l?Argentina del primo e secondo Péron. Detto questo, il presidente s?accomiata e sparisce entro il suo nugolo di guardie del corpo e ufficiali in alta uniforme, compreso un corpulento e bizzarro addetto al caffè. Attrezzato di tazzine e piattini in porcellana bianca estratti da una borsa a soffietto, ha versato da un thermos l?invitante bevanda al suo leader ogni dieci minuti tondi. Un bello spot per il caffè venezuelano. Daniela Binello


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