Volontariato

Intervista al premio Nobel Shirin Ebadi. “Genitori, via le armi”

"Chi cresce impugnando pistole giocattolo non sarà mai un pacifista". L’avvocato simbolo della libertà in Iran lancia un’invettiva.

di Stefano Arduini

«Le donne sono troppo emotive per dirigere un tribunale»: con questa sentenza gli imam sciiti di Teheran nel 1979 sollevarono dall?incarico Shirin Ebadi, la prima donna giudice in Iran. Sono trascorsi 25 anni. La Ebadi oggi ha 56 anni e due figlie, ma non sembra cambiata. Quando parla di diritti la passione è sempre la stessa. Anzi, il Nobel per la pace vinto nell?ottobre scorso è stato il suo pulpito per gridare al mondo che «una società che non si occupa dei più piccoli non può scommettere sul suo futuro». L?incontro con Vita avviene nel teatro Giacosa di Ivrea, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria eporediese al premio Nobel. Serata organizzata dalla Croce Rossa locale e da Copernico, consorzio di cooperative sociali aderente alla rete Cgm. Vita: Perché il rispetto dei diritti dei minori è una questione cruciale? Shirin Ebadi: C?è un proverbio persiano che dice: «La forza di una catena è nel suo anello più debole». È interesse di ogni governo che intenda durare nel tempo proteggere i più vulnerabili. I bambini non sono in grado di difendersi da soli. Nell?89 l?Onu ha approvato la Convenzione per i diritti del minore. Un documento che, unico al mondo, non si rivolge solo ai governi, ma anche alla società civile e ai genitori. Hanno aderito tutti i Paesi, tranne gli Stati Uniti. Vita: Gli altri rispettano l?accordo? Ebadi: Non direi. Purtroppo il numero dei bambini che per povertà o disperazione lasciano i banchi di scuola per mendicare in strada cresce di giorno in giorno. Accade anche in Iran. A Teheran il governo non riconosce i documenti ai figli delle famiglie che clandestinamente arrivano dall?Afghanistan. Così lasciamo questi ragazzi nel cono d?ombra della violenza, compresa quella familiare. Vita: Soluzioni? Ebadi: Sette anni fa abbiamo fondato un centro per i diritti dei minori. Oggi, grazie all?opera di 500 volontari, insegniamo a leggere e a scrivere a 600 bimbi che beneficiano anche di assistenza sanitaria e sociale gratuita. Vita: Ha accennato al ruolo dei genitori, quali sono le loro responsabilità? Ebadi: (alza la voce) Denuncio da questa tribuna la mia assoluta contrarietà ai giocattoli che rappresentano la guerra e la violenza. Un essere umano che fin dalla prima età comincia a conoscere fucili, carri armati o pratica simulazioni di guerra con i videogiochi, da grande non sarà mai un pacifista. Vietiamo i giocattoli e i videogiochi violenti. Ai nostri figli compriamo libri, penne e matite. Noi genitori, al pari dei nostri governi, assumiamoci la responsabilità di far crescere questi giovani in modo pacifico. Vita: Lei è musulmana. Oggi i rapporti fra Islam e Occidente sembrano compromessi. Come se ne esce? Ebadi: Un racconto persiano narra che Dio possedeva un grande specchio che però, caduto sulla terra, è andato in frantumi. In ogni famiglia è finito un frammento di quello specchio. Così, quanto vale la mia opinione, vale la vostra. Nessuno possiede l?intero specchio. Tortura, umiliazioni e assassini non sono tollerati in nessuna religione, l?umanità è valorizzata da tutte. Basta calcare la mano sulle poche cose che ci dividono, parliamo di ciò che ci unisce. Che è molto di più.

(ha collaborato Joshua Massarenti)


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