Famiglia

Intervista a Paul Nielson. La Costituzione, una garanzia per l’umanitario

Il commissario uscente: "Le competenze non passeranno agli Esteri".

di Carlotta Jesi

«Sta diventando sempre più difficile per le ong perseverare nel loro pessimismo. Nella Costituzione europea non c?è nulla che giustifichi il timore di un aiuto umanitario e di una politica di sviluppo ridotti a strumento della politica estera dell?Unione». A sostenerlo è Poul Nielson, commissario, uscente, per lo sviluppo e gli aiuti umanitari che, lo scorso autunno, in piena fase di negoziazione sulla Convenzione, è stato il primo a far rimbalzare quel timore sulle prime pagine di tutti i giornali europei. Vita: Oggi invece ha cambiato idea. Perché, commissario? Poul Nielson: L?intero capitolo della Costituzione sulla cooperazione con i Paesi terzi e sull?aiuto umanitario è stato scritto come un capitolo indipendente in cui le competenze non sono soggette a quelle della politica estera e di sicurezza comunitaria. La cosa è particolarmente chiara per quanto riguarda l?aiuto umanitario. Vita: Per quale motivo? Nielson: La Costituzione è il primo trattato in cui si fa esplicito riferimento all?aiuto umanitario in una maniera che rende giustizia alle sue specificità. Per esempio, si dice chiaramente che esso si basa sui principi dell?imparzialità, di non discriminazione e di neutralità. Il riferimento alla neutralità, aggiunto solo all?ultimo momento grazie alle insistenze della Commissione, mi rende particolarmente soddisfatto: cancella definitivamente ogni sospetto di trasformazione dell?aiuto umanitario in strumento politico e dimostra che i Paesi membri riconoscono la natura dell?aiuto umanitario e l?importanza di preservarla. Vita: I dubbi delle ong, però, non finiscono qui: temono che, nella Commissione che si insedierà in novembre, non ci sarà spazio per un commissario dello sviluppo. Anche questa paura è infondata? Nielson: Spetta al nuovo presidente della Commissione, Barroso, e solo a lui, decidere come strutturare il nuovo portfolio. Di una cosa sono certo, però: nel nuovo trattato non c?è nulla che suggerisca la soppressione di un commissario per lo sviluppo. Se mai, è il contrario. Vita: In molti chiedono che le responsabilità degli aiuti umanitari e delle politiche di sviluppo vengano affidati a due commissari diversi. Che ne pensa? Nielson: In generale, non vedo alcun problema nell?avere commissari distinti che si occupano di aiuto umanitario e aiuto allo sviluppo, ma solo se viene assicurato un effettivo coordinamento tra i due all?interno della Direzione generale relazioni esterne. Personalmente, difenderei un approccio in cui un commissario ha la responsabilità globale per lo sviluppo piuttosto che responsabilità solo regionali. Inoltre, resto convinto della necessità di un commissario al comando dell?intero ciclo umanitario: la formulazione della strategia e la programmazione Paese devono procedere mano nella mano con l?implementazione.


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