Non profit

Intervista a padre Zanotelli. L’Impero? È in noi

Il futuro dei no global visto da un prete scomodo.

di Ettore Colombo

C?è chi gli predice un futuro da portavoce (se non da leader) del movimento no (o new?) global. C?è chi, invece, non vede l?ora di arruolarlo nella catena dei girotondi e dei comitati ?democratici? che stanno sorgendo un po? ovunque, nell?area dell?Ulivo. C?è chi crede che si metterà a scrivere e a testimoniare la sua passione per gli ultimi, magari andando a vivere a Palermo. O a Napoli. Certo è che Alex è tornato. Alex Zanotelli ha vissuto per 12 anni a Korogocho, una delle bidonville di Nairobi, Kenya. A Korogocho lo hanno festeggiato i suoi confratelli, le autorità locali, persino, e, soprattutto, la gente dei sobborghi di Nairobi, i poveri, i diseredati, gli ultimi. I dannati della Terra. A loro padre Alex ha dedicato tutta la vita, prima in Sudan, a fianco dei cristiani perseguitati, poi in Italia, negli anni di direzione di un mensile che è ormai un punto di riferimento per chi ama e vuole studiare e capire l?Africa, Nigrizia, e con la fondazione del movimento Beati i costruttori di pace. Infine, appunto, in Kenya. Dove si trasferì dopo un duro scontro con le gerarchie ecclesiastiche. Padre Alex non sa ancora dove vivrà né quale sarà il suo ruolo: «Decideranno i miei superiori. Ma voglio stare accanto alla gente che soffre: nelle periferie, magari di una grande metropoli», dice. Solo che l?Italia, a volte, nasconde più insidie dell?Africa. Il sorriso e la barba di Alex basteranno? Padre Zanotelli, non ha fatto in tempo a rimettere piede in Italia e già tutti lo invitano dappertutto. È stato al convegno di Mani Tese ?Dai cieli dell?utopia alla polvere della storia?, a Firenze, e domenica scorsa ha partecipato a Monteveglio, vicino Bologna, alla rinascita dei Comitati per la difesa della Costituzione, fondati da Giuseppe Dossetti, assieme ai giudici Caponnetto e Borrelli. Vita: Che impressione le fa, quest?Italia nella quale è tornato? Alex Zanotelli: Non è facile passare,per riprendere il titolo del convegno di Firenze, dalla polvere e dal fango di Korogocho e tentare di sognare l?utopia. Qui, oggi, in Italia. Un Paese dove tutto sembra opulenza, dove il tessuto sociale è deteriorato, dove i processi di atomizzazione e individualizzazione sociali sono andati avanti in un modo impressionante, da quando sono partito, dove la caduta dei valori nella e della società è enorme. Dove, per venire all?oggi, gli attacchi alla magistratura, alla libera stampa, alla buona politica si susseguono in maniera continua, martellante. Oggi, in Italia, la democrazia vacilla. Ecco perché iniziative come quella di Monteveglio sono veramente le benvenute, servono. Vita: Quanto può interessare, a un italiano medio di oggi, del suo Kenya, della sua Africa, di altri mondi? <><> All?opinione pubblica dei grandi e benestanti Paesi occidentali non importa nulla dell?Africa, eccezion fatta per quelli che vanno fin lì e toccano con mano la miseria, la povertà, la fame. Allora capiscono. Al sindaco di Roma, Walter Veltroni, che è venuto a trovarmi a Nairobi, è successo. Ma quando sono andato alla commissione Esteri del Senato e ho detto che in Congo erano morte, uccise dalla guerra, due milioni e mezzo di persone, mi hanno risposto: «Ma no? Ma davvero?». Non gliene importava nulla, ecco la verità. In questi anni, però, ho visto arrivare in Kenya tante persone perbene, tanti ragazzi seri, motivati: non venivano per turismo, ma per aiutarci, per darci una mano. Vita: Figli anche loro del movimento no global. O new global. Lei come vorrebbe che fosse chiamato? Zanotelli: Io lo chiamerei società civile e basta. Punto. Il degrado che abbiamo intorno è politico, sociale, morale, ma c?è appunto questo movimento vastissimo, il più forte d?Europa, credo, che aiuta la gente a scoprire queste tematiche della globalizzazione, dello sviluppo insostenibile, della pace. Ha una base cattolica, questo movimento, religiosa, e una componente che invece non lo è affatto, ma va bene così. Il problema piuttosto è della Chiesa, che ha paura di questi ragazzi, li tiene lontani, ma tanta parte delle chiese e comunità ecclesiali di base a Genova c?erano eccome. E in prima fila. Vita: All?ultima assemblea dei Social forum ha scritto una lettera aperta che ha suscitato polemiche? Zanotelli: Due cose devono essere chiare. Il movimento deve restare fuori e lontano dalle logiche politiche e partitiche, altrimenti è fregato. Di portavoce e leader ha bisogno, certo, ma non di personaggi che lo usino per fare carriera o per farsi eleggere alle elezioni, non importa con chi. Serve gente preparata, ma che sappia parlare a tutta la società e non solo a pochi, e processi democratici interni trasparenti. Oggi la democrazia elettronica ha inventato tanti strumenti che possono essere usati per discutere, parlarsi, confrontarsi e decidere. Ma il movimento deve combattere l?Impero, essere il suo opposto, non scimmiottarlo. Inoltre, vi deve essere una scelta netta e chiara a favore della nonviolenza, una scelta discriminante, di tipo gandhiano. Su questo punto non bisogna accettare mediazioni. E quando parlo di violenza non mi riferisco solo a quella fisica, materiale, ma anche a quella verbale. Il nemico non è fuori, ma dentro di noi e l?Impero che ci sovrasta si annida nelle nostre coscienze. Dobbiamo aiutare a cambiare noi stessi e gli uomini che abbiamo intorno: noi siamo il sistema. E dobbiamo saper parlare e dialogare con tutti, anche con chi non ci piace: lo facevo a Nairobi, quando mi sedevo al tavolo delle trattative con un governo che mi faceva schifo, e lo farò anche qui. Anche all?interno di governi e strutture corrotte o cattive esistono persone oneste, capaci, buone: dobbiamo riuscire a trovarle e a parlare con loro. Per cambiare il mondo servono tante piccole cose.


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