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Intervista a Gian Paolo Barbetta, membro dell’Authority del volontariato

Anticipazione del numero in edicola e dedicato al 2002 del non profit. Per Barbetta occorre una normativa unica sul Terzo settore. "Comincia a essere viva l’esigenza di mettere ordine"

di Benedetta Verrini

Gian Paolo Barbetta è docente di Economia politica alla Cattolica di Milano, suo uno dei primi libri di indagine sulla realtà economica del non profit in Italia (?Senza scopo di lucro?, il Mulino, 1996), lo scorso 18 dicembre è stato nomitato tra i dieci membri dell?Agenzia sul non profit. Gli abbiamo chiesto con quali intendimenti ha accettato la nomina.
Vita: Quale sarà il tema più rilevante nell?agenda dell?Agenzia?
Gian Paolo Barbetta: Di certo quello della riforma della normativa del settore non profit nel suo complesso. Un tema prioritario, che lo stesso Parlamento sta affrontando e sul quale l?Agenzia avrà un ruolo molto importante, visto che le sono stati attribuiti compiti consultivi.
Vita: Quanto è importante che si giunga a un quadro normativo unitario sul non profit?
Barbetta: è importantissimo. La normativa è cresciuta per strati successivi, che hanno disciplinato singole figure organizzative, come la legge quadro sul volontariato, quella sulle coop sociali, quella sull?associazionismo di promozione sociale. È chiaro che comincia a essere sentita l?esigenza di mettere tutto in ordine, anche perché le diverse norme si sono messe in competizione l?una con l?altra.
Vita: In quale ambito l?Agenzia dovrà più fare promozione, e in quale controllo?
Barbetta: Meglio evitare la separazione tra le due attività: l?Agenzia si dovrebbe muovere secondo criteri di ?controllo promozionale?, senza atteggiamenti ottusi e burocrati, anche perché si tratta di un organismo molto piccolo, con pochissimi mezzi, che dovrà fondare la propria reputazione sulla capacità di dialogare con le organizzazioni ed esercitare la propria influenza su di esse. Controllare con trenta dipendenti mi sembra pia illusione?In questo Paese è sempre prevalsa la diffidenza nei confronti del Terzo settore, ma mi pare molto più sensato e vincente un atteggiamento di moral suasion, suggerire alle organizzazioni comportamenti virtuosi (ad esempio, sulla tenuta della contabilità, sulla redazione degli statuti, ecc).

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