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Intersos racconta il suo intervento in strada per la tutela degli invisibili
A Roma, davanti alle stazioni e negli edifici occupati, e a Foggia, nei “ghetti” dei braccianti, l’organizzazione umanitaria con le sue unità mobili socio-sanitarie assiste le fasce di popolazione che hanno difficoltà ad accedere al sistema sanitario pubblico. “Abbiamo creato un modello di medicina territoriale che può essere portato avanti oltre l’emergenza”. Giovedì 11 marzo sulle pagine Facebook di Intersos e Vita l'evento "La Pandemia Diseguale"
di Redazione
Un anno fa in Italia è scattato l’allarme Covid-19 e ha avuto inizio un lungo periodo di lockdown. Ma chi ha pensato all’assistenza e al monitoraggio sanitario di tutte quelle persone che non hanno una casa o che vivono in edifici con servizi igienici non adeguati?
L’organizzazione umanitaria Intersos, che già da nove anni in Italia porta avanti interventi socio-sanitari rivolti ai soggetti più deboli e marginalizzati, a marzo dello scorso anno, con l’arrivo della pandemia, ha potenziato le proprie attività con l’obiettivo di supportare il sistema sanitario pubblico.
A Roma, in particolare, l’ambulatorio popolare presente nel centro Intersos24, a Torre Spaccata, è stato riconvertito su strada ed è andato a potenziare le attività del team di medici, mediatori e psicologi, attivo già dal 2016 in partenariato con Unicef, a bordo di un’unità mobile. Le attività si sono concentrate tutte sulla prevenzione dal Covid-19 offrendo visite mediche e sessioni informative davanti alle stazioni Termini e Tiburtina e in diversi edifici occupati di Roma.
La stessa riconversione in chiave anti-Covid-19 è avvenuta nel Foggiano, dove gli operatori Intersos supportano dal 2018 le centinaia di lavoratori stagionali costretti a vivere in veri e propri ghetti in condizioni igienico-sanitarie precarie.
Sia a Roma che tra i braccianti in Puglia, oltre alle visite mediche e al monitoraggio dei casi a rischio, sono stati distribuiti kit con materiale igienico. Dall’inizio dell’intervento ad oggi, i team mobili, tra Roma e Foggia, hanno intercettato e supportato attraverso visite mediche 9.500 persone e coinvolto in sessioni di educazione sanitaria 9.947 persone.
“Grazie alla nostra presenza costante sul territorio, alla composizione multidisciplinare dei team e a un approccio transculturale, siamo riusciti a instaurare rapporti di fiducia con persone a cui sarebbe altrimenti negato il diritto alla salute per via di barriere burocratiche, culturali, linguistiche e talvolta banalmente pratiche”, spiega Alessandro Verona, referente medico di Intersos. “Questo è stato fondamentale in un momento di emergenza sanitaria perché ci ha permesso di effettuare una sorveglianza sanitaria su una fascia di popolazione che non sarebbe altrimenti stata raggiunta dalle autorità sanitarie. Il nostro ruolo è stato proprio quello di fare da ponte tra le istituzioni sanitarie e le comunità, avviando un dialogo diretto tra queste due realtà. Un ottimo esempio di questo lavoro di mediazione sono le attività che abbiamo svolto nelle occupazioni abitative a Roma, in cui abbiamo formato dei referenti sanitari direttamente all’interno delle comunità"
"Questo ha consentito di creare un filo diretto tra i referenti e la ASL di riferimento, che adesso interagiscono autonomamente e collaborano nella gestione di eventuali casi positivi”. “Oltre al rapporto diretto con le comunità anche l’interlocuzione con le istituzioni ha dato grandi risultati”, spiega ancora Alessandro Verona. “A Foggia, per esempio, siamo riusciti ad ottenere l’installazione da parte della Regione Puglia di cisterne per l’acqua potabile a disposizione degli insediamenti informali della provincia e l’attivazione di un sistema di presa in carico dei casi sospetti direttamente sul posto e pianificata con le Autorità sanitarie e regionali. A Roma, invece, abbiamo sottoscritto diversi Protocolli con il Comune, uno in particolare che ha permesso riattivare in sicurezza le accoglienze nella Capitale, rimaste bloccate per diversi mesi a causa dell’emergenza sanitaria”. “Possiamo dire che in questo anno abbiamo creato un modello di medicina territoriale che può essere portato avanti anche oltre l’emergenza”, conclude il referente medico di Intersos.
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