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Intersos e l’impegno per la somministrazione dei vaccini in Nigeria

L’organizzazione umanitaria struttura progetti di assistenza sanitaria all’interno di Covax, l’iniziativa per la distribuzione equa dei vaccini in tutto il mondo, mettendo a disposizione staff e team medici in alcuni dei Paesi in cui opera. In Nigeria la prima fase di intervento ha previsto la distribuzione di 75mila dosi di vaccino alle categorie indicate dal governo come prioritarie: tra cui operatori sanitari e frontline workers. Alla fine di maggio partiranno le somministrazioni per gli sfollati interni

di Anna Spena

Covax è un’iniziativa per la distribuzione equa dei vaccini in tutto il mondo. È co-guidata da Gavi Alliance, l’Alleanza per i vaccini pubblico-privato, insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità al CEPI, Coalition for Epidemic Preparedness Innovations. Covax è uno dei tre pilastri del programma ACT – Access to Covid19 Tools Accelerator, un programma di cooperazione globale lanciato ad aprile del 2020 dall’OMS per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione in modo equo dei test diagnostici, dei trattamenti e dei vaccini per il Covid19.

L’organizzazione umanitaria Intersos ha aderito immediatamente all’iniziativa e ha messo a disposizione da subito i team medici e lo staff in alcuni dei Paesi in cui opera, per supportare i governi locali e delle Nazioni Unite e vaccinare le fasce di popolazione più a rischio.

«Nello specifico», spiega Andrea Accardi, che coordina la Task Force di Intersos relativa ai progetti Covax, «l’iniziativa punta a fornire agli Stati con medio e basso reddito l’accesso ai vaccini di diversi produttori, indipendentemente dal proprio potere d’acquisto. L’obiettivo di Covax è duplice: a breve termine, fornire ai Paesi che ne necessitano le dosi di vaccino per coprire il 20% della popolazione. A lungo termine, lasciare in quei Paesi un sistema avviato che può, autonomamente o con l’aiuto di nuovi donatori, andare avanti con la copertura del restante 80% della popolazione, seguendo un piano vaccinale validato e rodato. A finanziare la piattaforma Covax sono donatori pubblici e privati ed enti filantropici».

Il primo Paese che ha visto l’intervento di Intersos è la Nigeria «lavoriamo», spiega Accardi, «in collaborazione con il ministero della salute locale. Nello specifico il primo territorio di cui ci siamo occupati è stato il Borno State, lo Stato nel Nord-Est del Paese segnato da un lungo conflitto e da una delle più gravi crisi umanitarie al mondo. La prima fase di intervento ha previsto la distribuzione di 75mila dosi di vaccino alle categorie indicate dal governo come prioritarie: operatori sanitari, frontline workers e addetti alle stazioni di rifornimento del carburante. A seguire le fasce più a rischio della popolazione fino a coprire il 20% del totale degli abitanti di quel territorio. In particolare i team di stanno vaccinando operatori sanitari in prima linea, tecnici di laboratorio, medici e operatori dell’unità di terapia intensiva. Oltre alla somministrazione abbiamo lavorato sul trasporto dei vaccini per garantire la catena del freddo. La campagna vaccinale durerà ancora a lungo nel Paese, parliamo di oltre 200milioni di abitanti. Entro 18 mesi contiamo di vaccinare 150mila persone. La seconda fase dell’iniziativa che ci vede coinvolti partirà a fine maggio e coinvolgerà gli sfollati interni. Uno dei problemi che si verifica con i richiami per le seconde dosi riguarda il tracciamento, ma il ministero della salute ha istituito un sistema elettronico che sembra funzionare bene».

Sono stati costituiti 43 team di vaccinazione in Borno state Nigeria e Intersos partecipa col suo staff a 7 di essi, nella capitale Maiduguri e presto nei distretti di Bama e Ngala, due degli avamposti umanitari, raggiungibili solo in elicottero, che ospitano centinaia di migliaia di sfollati e dove, ormai da tre anni, l’organizzazione umanitaria sviluppa progetti di salute primaria.

Anche in Nigeria, come in moltissimi altri Paesi, si è creato un clima di bassa fiducia rispetto alla produzione di alcuni vaccini. «Per questo», continua Accardi, «abbiamo partecipato alla sensibilizzazione della popolazione attraverso una campagna mediatica. Supportare le campagne di comunicazione per demolire la disinformazione relativa ai vaccini è un lavoro fondamentale».

Intersos ha sviluppato attività innovative per la distribuzione di messaggi pre-registrati che invitano alla vaccinazione. «I messaggi sono stati trasmessi in radio», spiega Accardi, «e con scadenza regolare organizziamo dei meeting con tutti gli stakeholder del territorio. Deve essere chiaro a tutti che finché tutto il mondo non sarà vaccinato nessuno potrà ritenersi al sicuro. I brevetti dovrebbero essere liberalizzati. La piattaforma Covax costituisce uno sforzo umano straordinario per arginare e sconfiggere la pandemia. Come Intersos abbiamo deciso di partecipare a questa iniziativa perché impatta in maniera importantissima sulla salute pubblica globale. Un nostro infermiere in un giorno solo ha vaccinato 67 ostetriche che non solo non contageranno nessuna madre o bambino durante il loro lavoro ma non andranno ad appesantire un sistema sanitario di per sé fragile che quindi potrà prendersi cura di altre patologie».

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