Leggi

Interpellanza: il governo latita

La risposta a Bobba e Lupi: burocratica e senza alcuna novità sostanziale

di Ettore Colombo

Un buco nell’acqua. O, meglio, una non risposta con diversi tratti di sottovalutazione del problema. Non solo la risposta del governo all’interpellanza sull’eliminazione delle tariffe fiscali decisa con decreto interministeriale dello scorso 30 marzo è stata definita dagli interpellanti (l’onorevole del Pd Luigi Bobba in testa) “largamente insufficiente”, ma lo stesso governo, nella seduta che si è tenuta oggi alla Camera dei Deputati per rispondere alle interpellanze urgenti, non ha ritenuto nemmeno di far intervenire il sottosegretario competente per la materia, e cioè Paolo Bonaiuti, sottosegretario con delega all’Editoria presso la Presidenza del Consiglio, preferendo avvalersi di una nota scritta affidata a un altro sottosegretario, Guido Bertolaso, che si era presentato in aula per rispondere a tutt’altre interrogazioni, riguardanti la Protezione civile. Così appaiono i fatti, a voler rileggere la seduta che ha impegnato, per tutta la mattinata, l’aula di Montecitorio.

Dopo molte interrogazioni sugli argomenti più svariati è toccato, verso le due del pomeriggio, all’interpellanza urgente n. 2266, riguardante l’eliminazione delle agevolazioni sulle tariffe postali. Firmata da oltre 80 parlamentari di entrambi gli schieramenti (tra di essi, oltre a un gran numero di deputati del Pd, ricordiamo le firme del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, del capogruppo Pdl in commissione Bilancio Gabriele Toccafondi, degli onorevoli del Pdl Elena Centemero, Gioacchino Alfano e Antonio Palmieri, degli esponenti Udc Luisa Santolini, Paola Binetti e Teresio Delfino), l’interrogazione è stata illustrata dall’onorevole del Pd Marco Lovelli. Il quale ha parlato di un “inaccettabile” comportamento del governo, teso a penalizzale l’informazione, specialmente quella locale, diocesana e del non profit, di un decreto “illegittimo”, in quanto modifica con tale strumento una legge dello Stato e di un provvedimento che da un lato “interviene a pioggia colpendo in diverse direzioni” (editoria, giornali, riviste, libri), dall’altro “penalizza in modo particolare il mondo del non profit, risolvendosi in un drastico tagli ai fondi per ricerca, volontariato, cooperazione e tutte le altre attività delle associazioni, che “dovranno spostare sulle spese per le loro pubblicazioni i già modesti fondi che hanno a disposizione”.

Revoca del provvedimento, convocazione di un tavolo politico, istituzionale e parlamentare sulla vicenda, e revisione della normativa che articoli le agevolazioni postali a seconda dei beneficiari, per evitare di penalizzare solo i più deboli, sono state le richieste degli interpellanti.

Burocratica e senza alcuna novità sostanziale la risposta del governo, una semplice nota scritta affidata appunto al sottosegretario Bertolaso. Il quale ha ricordato i termini del decreto interministeriale varato il 31 marzo dal ministero dell’Economia insieme a quello dello Sviluppo Economico sui contributi diretti, indiretti e le altre agevolazioni per l’editoria, tra cui le tariffe agevolate, che vengono rimborsate dallo Stato a Poste italiane. Ne usufruiscono, tra gli altri, migliaia di onlus – ha riconosciuto Bertolaso – tra cui 1400 religiose e 3400 laiche, che ha anche specificato l’esborso per lo Stato: 273,84 milioni di euro per il 2008. sottolineato che “la frammentazione e la varietà dei soggetti beneficiari è un problema reale” e che, secondo l’ultimo monitoraggio effettuato dalla Presidenza del Consiglio (monitoraggio che viene effettuato ogni sei mesi), Bertolaso si è limitato a riscontrare che “gli stanziamenti non sono bastati”, che nel 2009 andavano restituiti 241 milioni di euro a Poste italiane e che le risorse per il 2010 sono pari a soli 50 milioni di euro. Morale: il governo “è stato costretto a emanare il decreto”, pur specificando che vengono fatti salvi eventuali stanziamenti aggiuntivi. Poi Bertolaso ha ricordato che la buona volontà del governo a trovare una soluzione sta nell’aver agevolato gli incontri tra Poste, editori e altri soggetti beneficiari delle tariffe agevolate e la necessità di un accordo quadro governo-Poste.

L’onorevole Bobba, nel riprendere la parola dopo la comunicazione del governo, si è dichiarato “del tutto insoddisfatto” delle risposte fornite da Bertolaso, della sua sottovalutazione del problema e della mancanza di volontà da parte del governo di farsene carico, a partire dall’assenza di Bonaiuti, in aula. Sottolineato che del maggior onere sopportato da Poste italiane il governo si era sempre fatto carico, anche nel 2008 e nel 2009, per colmare il contributo dovuto alle tariffe agevolate, Bobba è tornato sulla fattispecie di un provvedimento “illegittimo” (“molte associazioni ricorreranno al Tar”, ha annunciato), sul drammatico aumento dei costi (anche fino al 500%), in particolare per gli oltre 5 mila soggetti del non profit che ne beneficiano e su un tavolo, quello tra questi soggetti e Poste, che è “totalmente squilibrato: i grandi gruppi e i grandi editori potranno contrattare tariffe a prezzi comunque migliori, per i piccoli è come trattare con la pistola puntata”. Infine, Bobba è tornato sulla necessità di sospendere al più presto il provvedimento, di aprire un tavolo di confronto “vero”, che tenga conto della diversità dei soggetti partecipanti, e di arrivare a una legislazione “differenziata” tra profit e non profit anche in questo campo. Chiudendo così: “Il governo al non profit con una mano, quella del 5x mille, dà, con l’altra, in questo caso, prende”. La parola, ora, non può che tornare alle associazioni e alla loro capacità di fare pressioni sul governo.

 

 

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.