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Internet: siti sotto sequestro, basta un link?

Non sono pochi i siti sotto sequestro, con relativa perquisizione a casa del webmaster, ma per questo sembrerebbe basti un link: tutti a rischio quindi?

di Riccardo Bagnato

Jammo naviga’.. diceva uno spot televisivo di qualche tempo fa. E allora provate a digitare uno dei seguenti link: – www.informatica81.com/ilcovohttp://members.xoom.it/DigitalSharkhttp://digilander.iol.it/mrfisherhttp://www.bismark.it E’ notizia di ieri, infatti, che la Procura della Repubblica di Catania ha posto sotto sequestro un sito Internet – www.bismark.it – colpevole di aver favorito la diffusione di immagini pedofile pornografiche. Il sito, molto conosciuto nel mondo underground della musica e dell’hacking, e’ stato giudicato colpevole perche’ tra i suoi link, ce n’era anche uno ad una top100, da cui a sua volta si poteva raggiungere un sito pedofilo. Vincenzo Donvito presidente dell’Aduc, al proposito dice “Ci sembra che il provvedimento della procura di Catania, sia decisamente eccessivo, e auspichiamo che l’abbondanza di interventismo sia subita ricondotta nei meandri di un civico rapporto tra necessita’ di un sequestro preventivo e presunta colpevolezza dell’altrettanto presunto reo”. Cio’ che colpisce – continua Donvito – e’ che se si digita l’indirizzo del sito sequestrato, compare una grigia immagine del simbolo della Repubblica Italiana come intestazione della Guardia di Finanza e una grande scritta centrale “SEQUESTRO” che, se ben spiega cosa ci stia a fare al posto delle immagini colorate di Bismark.it, fa’ comunque impressione, piuttosto che incutere un senso di certezza della presenza dell’autorita’ che garantisce.” Ma al proposito le autorità di Catania confermano semplicemente il reato e il sequestro, ma resta alto il riserbo sulla situazione, essendo ancora aperta l’indagine, e il sequetro preventivo. Il problema rimane. Un link presente per completezza di informazione all’interno di un sito o di un portale, tecnicamente, non è sotto il controllo del responsabile del sito o portale, né del provider eventuale. Uno stesso link può infatti aprire una pagina web oggi e una diversa domani; e l’unico responsabile in termini tecnici è il responsabile del sito linkato e non del sito che ospita il link. In caso contrario sarebbero probabilmente a rischio di sequestro tutti i siti che ospitano link (pensiamo solo ai motori di ricerca!), come capitò addirittura al motore di ricerca Arianna l’anno scorso. Ma allora (domanda), non sarebbe bastato imporre di rimuovere il link incriminato? Nel parlamento europeo la questione e’ stata dibattuta ampiamente per due anni. La normativa europea esclude esplicitamente la responsabilita’ del provider o del webmaster in caso di illeciti a meno che non sia lui stesso a mettere il materiale illecito. Ovvero foto e link illeciti prevedono la responsabilita’ dell’autore del sito, il link ad una pagina che a sua volta ha link vietati non puo’ essere reato. Mentre in Italia il riferimento rimane la Legge del 3 agosto 1998 n.269 Viceversa un caso per certi versi clamoroso registrato da Punto Informatico nel dicembre del 1999 negli Stati Uniti, fu quello del tribunale federale americano, il quale aveva emesso una ordinanza per impedire ai webmaster di un sito di continuare a pubblicare tre link a materiali della Chiesa di Gesù Cristo, link che puntano a una sorta di breviario mormone, ponendo in qualche modo forse le basi giuridiche affinché il “link” potesse (o “possa” è il caso di dire) configurarsi come un potenziale reato. Se questo fosse vero, è certo che si mette sotto accusa uno dei principali simboli di Internet: il link, il semplice e (fino adesso) apparentemente innocente passaggio da un sito a un altro, le cui conseguenze possono essere davvero notevoli… e voi cosa ne pensate?


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